Auschwitz. Ero il numero 220543
- Autore: Denis Avey con Rob Broomby
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2011
A metà del 1944:
“L’uomo arrivò, non ero nemmeno sicuro che lo facesse. E lì scambiai la mia uniforme mimetica di soldato inglese con i suoi panni logori a righe. Si chiamava Hans ed era un ebreo olandese. Così, rischiando la vita, entrai nel campo di Auschwitz”.
Denis Avey ha aspettato molti anni, più di metà secolo per riuscire a raccontare le atrocità vissute. Un giorno del 2010 è stato invitato a Downing Street e finalmente si è liberato del peso che lo angosciava. Ha fatto sapere al mondo la sua storia incredibile. Un sopravvissuto di Auschwitz che, per giunta, ci è voluto entrare volontariamente, quando migliaia di persone speravano invece di scappare da quel luogo di morte.
Una storia vera, una storia toccante, un storia coraggiosa. Il soldato britannico parte sulla nave Otranto alla volta del Nordafrica nella lunga ed estenuante guerra contro gli italiani di Mussolini.
Il caldo insopportabile, il cibo scarso, la sete, le tempeste di sabbia, i cadaveri, i carri bruciati tra le dune, i pidocchi, le cimici. Il racconto inizia con queste scene di per sé durissime, ma nulla in confronto alle privazioni fisiche e psicologiche che vedrà nell’inferno del campo di concentramento tedesco in Polonia. La perdita dei suoi compagni è atroce e insopportabile. A seguito dell’intervento delle truppe di Rommel “La volpe del deserto” gli inglesi soccombono momentaneamente e Denis viene catturato e condotto in prigionia nell’Europa continentale. Lavorando tutti i giorni fianco a fianco con gli ebrei che poi vengono rinchiusi nel campo di sterminio Denis ne conosce alcuni ed un giorno decide di scambiare l’identità con Hans ed entrare in quel luogo di morte. Qui vede cose inimmaginabili, sofferenze inaudite a cui non si riesce nemmeno a credere tanto sono crude ed inumane. Una storia scioccante che inorridisce il lettore. Una storia commovente che apre la mente ad ognuno di noi e ci fa riflettere sulla tragedia avvenuta. Da quel momento Denis lotterà con tutte le sue forze per salvare se stesso e migliaia di sfortunati ebrei.
Un testimone d’eccellenza che mette in risalto la verità assolutamente incredibile di quei fatti. L’orrore puro, la più grande crudeltà, le violenze, la morte, le sofferenze di quel sito tristemente famoso riemergono in tutta la scioccante atrocità. Si rimane interdetti di fronte a tanta malvagità, davanti alle scene agghiaccianti.
Immagini che come afferma lo stesso Denis “ti entrano nelle ossa e non escono più”. “Ero il numero 220543” diventa pertanto un simbolo delle memoria, un libro primario, una testimonianza unica ed eccellente nel ricordo di quello che fu l’Olocausto. Il libro riporta le memorie di Denis Avey con l’aiuto del giornalista della BBC Rob Broomby. Grazie a Rob, il vecchio soldato è riuscito ad incontrare la sorella di Hans cui lui salvò la vita quel fatidico giorno dello “scambio”. La prefazione del libro è a cura del grande storiografo Sir Martin Gilbert (vedi “La grande storia della prima guerra mondiale”). Denis Avey nel marzo del 2010 è stato insignito della medaglia come “eroe dell’Olocausto”.
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Questo libro è commovente...descrive il coraggio che un uomo ha avuto entrando in un campo di concentramento, per farci vedere con i suoi occhi cosa significhi avere a che fare con un lager. Con estrema lucidità analizza la situazione esprimendo la tragicità di ciò che vede e sente, sensazioni che ci entrano nel cuore quasi spezzandolo dal dolore. In alcuni momenti avevo le lacrime agli occhi perchè ho pensato a quanto questa persona possa aver sofferto ma anche a quanta povera gente innocente sia passata per Auschwitz senza mai fare ritorno a casa!
Libro autobiografico di Denis Avey, militare volontario Inglese che racconta in modo avvincente la sua esperienza di soldato, dalla guerra in Africa, fino alla prigionia in Germania,in un campo situato vicino a Auschwitz. Lui prigioniero di guerra, prende la decisione sfrontata e assolutamente incosciente di introdursi nel campo di lavoro e sterminio di Auschwitz, scambiando le vesti con un prigioniero ebreo per due giorni. Lui vuole vedere in prima persona ciò che accade per poterlo raccontare, per vedere ciò che realmente accade in quei luoghi. La cosa particolare e che colpisce di questa esperienza così unica è il punto di vista,che diventa quasi esterno. Lui che non doveva stare lì perchè obbligato, ma perchè vuole vedere e conoscere, toccare con mano la crudeltà e violenza che si perpetuavano in quel luogo. Lui che oggi è un uomo anziano e solo dopo 70 anni ha trovato la forza e il coraggio di raccontare la sua esperienza di giovane soldato. Gli eventi narrati sono lontani nel tempo ma ci aiutano a non dimenticare ciò che è accaduto, da una angolazione diversa, ma sempre cruda e terribile. Memorandum" perchè il male trionfi basta che i giusti non facciano niente".
Denis Avey è stato un soldato inglese, insignito da Gordon Brown della croce d’argento con su scritto "Per i servigi resi all’umanità" nel 2010, dopo aver servito la sua patria durante la Seconda Guerra Mondiale.
Denis, che parte più per il suo senso di avventura, che per senso patriottico, incontrerà le crudeltà e le nefandezze della guerra, prima in Nord Africa e poi, a seguito delle sconfitte per mano della "volpe del deserto" Rommel, sarà catturato e condotto in prigionia.
«Non serve pensare, devi agire”.
La sua sconfinata voglia di vivere, la sua lucidità, il suo innato spirito di iniziativa saranno i suoi migliori alleati, per fronteggiare privazioni, sevizie, sottomissioni, senza dare sfogo alla disperazione e alla resa. Deportato ad Auschwitz III, il campo di Buna-Monowitz, scambierà la divisa con un ebreo olandese, di nome Hans, per vedere in prima persona gli orrori dell’Olocausto, e fornirà a un altro prigioniero, di nome Enrst, gli strumenti per sopravvivere in quell’inferno.
Un libro commovente, coinvolgente, trascinante, avvincente che avvisa le vecchie e nuove generazioni, del pericolo di poter far rivivere quelle brutalità qualora non si tenesse bene a mente il loro ricordo.