Gli austriaci sul fronte degli Altopiani
- Autore: Alois Oller
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Il centenario della Grande Guerra sul fronte italiano avrebbe potuto essere e non è stato l’occasione per proporre letture storiche innovative e per operare, in particolare, un confronto interessante tra le fonti storiografiche dei due Stati allora contrapposti, sviluppate nel corso di un secolo. Se ne lamentano Paolo Pozzato e Andrea Zanellato, presentando il volume curato per Itinera Progetti di Bassano del Grappa, Gli austriaci sul fronte degli Altopiani (2019, 126 pagine, 20 euro), nel quale propongono un contributo d’oltre Brennero inedito in Italia, sulle vicende belliche del 14° Reggimento Essen nell’Altopiano dei Fiorentini, Cimone d’Arsiero, Valsugana, Civaron, Ortigara e Melette, tra Veneto e Trentino.
Alois Oller è il nome che campeggia in copertina, per scelta dei due ricercatori-curatori. Si tratta del soldato austriaco che ha diligentemente annotato in un diario la sua partecipazione al conflitto nel nostro Paese e nelle schiere dell’esercito austroungarico, dalla primavera 1916 all’armistizio del novembre 1918. Una testimonianza inedita e interessante, in un prodotto editoriale imperdibile per gli appassionati, anche per le 85 belle immagini in bianconero, altrettanto inedite, stampate al centro del volume su carta di pregio e provenienti dall’album di un ufficiale dello stesso Reggimento di fanti austro-tedeschi di cui faceva parte l’estensore delle memorie, nato a Muhlviertel, nell’Alta Austria.
I due contributi si completano, testo e foto. In entrambi si coglie un atteggiamento maturo e sereno nei riguardi della guerra e anche del nemico. Risaltano inoltre i riferimenti di un fervente cattolico come Oller ai conforti religiosi ottenuti, alle cerimonie sacre, messe e confessioni, mentre non pochi scatti dell’ufficiale “fotografo” riprendono con sentita pietas cimiteri di guerra e momenti di raccoglimento delle truppe a compianto dei caduti.
Il lavoro dei curatori italiani mette a disposizione dei lettori un punto di vista non ostile dall’altra parte di un fronte crudele. Tanto i ricordi del semplice fante che le immagini del capitano offrono testimonianze della battaglia dell’Ortigara, crudelmente sanguinosa per le nostre divisioni sacrificate nella sterile offensiva. Paolo Pozzato, già ufficiale alpino e storico specializzato nella guerra 15-18, chiosa i brani di diario di Oller puntualizzando e contestualizzando. Il corredo fotografico proviene dal consistente patrimonio iconografico e documentale raccolto da Zanellato, studioso e collezionista al quale si devono non poche esposizioni e mostre.
Alois, già marito e padre di una bimba di due anni, è chiamato alle armi solo nell’estate 1915, con l’Austria in conflitto già da un anno contro la Russia e inviato con i rincalzi in Galizia, in tempo per vedere le rovine sul fronte orientale. Non entra in linea, perché il reggimento viene trasferito in Trentino, per l’offensiva di primavera verso gli altipiani e la pianura veneta.
Con molta naturalezza accenna al fuoco tambureggiante dell’artiglieria amica, che dal mattino del 15 maggio 1916 batte le linee italiane e le posizioni di rincalzo, per ostacolare l’afflusso delle riserve. Dove reticolati e difese sono smantellati dai grossi calibri, i nostri fanti si battono con poca speranza e convinzione, ma resistono tenacemente, riconosce Oller, laddove i cannoni austriaci hanno provocato meno danni alle trincee, agli ostacoli passivi e alle nostre batterie. L’attacco è ben preparato e sostenuto, cima dopo cima l’opposizione grigioverde viene stroncata, sebbene nelle posizioni scavalcate i morti in grigioverde non si contino e l’artiglieria si danni per contrastare l’avanzata. Pozzato mette in evidenza che il bravo soldato austriaco riserva ai combattenti italiani un rispetto non usuale nelle fonti austriache.
La sera del 15 maggio, sul monte Coston, solo la spoletta difettosa di un’ogiva da 280 mm lo salva da una misera fine: l’enorme proiettile si interra inesploso accanto al “buco di letto” in cui si era rintanato.
Una ferita non grave al ginocchio lo sottrae agli ultimi combattimenti di quella che abbiamo chiamato Strafexpedition, spedizione punitiva, ma già la nostra difesa si andava rinsaldando e l’artiglieria si confermava ancora più implacabile, agli occhi di Alois.
Dopo l’ospedale, la convalescenza e una licenza agraria a casa, rientra in linea nella primavera 1917, di rinforzo alle difese imperiali nel settore di Caldiera, zona Ortigara, ma senza partecipare ai combattimenti di giugno. Durante l’offensiva di Caporetto, a fine ottobre, è nel settore trentino del fronte austriaco, che non appoggia convenientemente lo sfondamento dalla Carnia, tanto da sollevare l’indignazione dell’alleato tedesco, che imputa proprio al mancato coinvolgimento di quell’ala l’esaurimento dell’offensiva, al Piave.
Infatti, il reparto di Oller muove avanti solo l’11 novembre, quando la linea italiana è già attestata dal Grappa al mare. Senza opposizione, i fanti austriaci si attardano nei baraccamenti nemici, che trovano privi di comodità e spartani. Certo, i nostri li hanno svuotati prima di ritirarsi, anche se non tutto è stato distrutto è quanto si può recuperare di vestiario e calzature è bottino per gli avanzanti. Con gioia, sotto le rovine di un deposito bombardato vengono trovate migliaia di ottime pagnotte ancora commestibili. Altri viveri, sigarette, vino e formaggio sono un ben di Dio per gli spossati e affamati soldati dell’imperatore.
Solo un anno dopo, davanti agli italiani vittoriosi toccherà ad Alois ritirarsi col suo reparto, ancora inquadrato, pur nello sfacelo di quello “che fu uno dei più potenti eserciti del mondo...”.
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