Avvisaglie
- Autore: Enrico Cerquiglini
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2023
Se un poeta ti sussurra che non importa se hai capito la sequenza della sua silloge o più di una dal momento che è sua intenzione semplificare l’ordine e il numero delle poesie, può significare solo una cosa per chi scrive: al poeta in questione Enrico Cerquiglini interessa più il contenuto che stilemi programmati.
Nella sua ultima raccolta Avvisaglie (Bertoni editore, 2023) l’autore ha scritto queste sue nuove poesie che sembrano semplici, senza incagli per misurare le figure retoriche, la lunghezza del verso e quindi la lunghezza dell’intera poesia, o struttura a endecasillabi o enjambement.
Ne risulta un componimento importante, diviso in tre parti, dove il contenuto ha una sua importanza essenziale rispetto alla forma. O almeno hanno pari dignità. Le poesie stesse non hanno titolo, ma sono numerate.
Nel primo blocco di versi, le poesie sono cinquantaquattro e il titolo valido per tutte è Tempo immobile.
La caratteristica saliente è l’esaltazione della natura, non più malvagia e matrigna, ma come un balsamo per le nostre anime lambite dalla disperazione individuale e collettiva che può trovare lenimento.
In realtà, Cerquiglini immagina gente semplice che ha fatto pace con la natura, o meglio, gente per cui la pace c’è stata sempre.
L’ambiguità è l’unico tratto che l’autore trascina in questo “tempo immobile” dalla modernità e poco altro.
Ora c’è il silenzio rotto appena / dal vento che s’imbuca / nel vuoto delle finestre / nelle porte lasciate aperte / dagli ultimi viandanti / c’è un silenzio che pesa: / una lastra di granito e acciaio / che annienta la voce dei giochi / l’allegro canto della trebbiatrice / il canto dell’ubriaco a sera / che attraversa il fosso / a piedi nudi per rinfrescarsi / e proseguire nella notte / c’è un silenzio che spinge / al sorriso o acciglia il viso.
Cerquiglini porta con sé l’ambiguità degli uomini al cospetto della Natura, e in essa troviamo conforto anche soltanto alla vista di una ginestra, coi suoi fiori gialli, bellissimi, ma poi l’autore si ricorda eccome de La ginestra di Leopardi, ma per dare completezza al suo discorso poetico, pieno di citazioni e di rimandi. Perché poi il suo nume tutelare sembra essere un Sandro Penna, da cui è stato tolto ogni desiderio erotico verso i giovanetti, ormai da dimenticarli per una vita integra moralmente e politicamente corretta?
Cerquiglini non è un moralista, ma ha scelto di citare un uomo che non abbia desideri fisici ossessivi, ma desideri "naturali".
La seconda parte di questo libro poetico, perché di libro si tratta con le sue centottanta pagine è Il tempo dell’uomo, dove appunto, come si è già scritto, Cerquiglini nomina il Leopardi de La ginestra, ma non più come semplice fusto e fiore ma come simbolo di una caduta e ne prende un pezzo di quella sublime poesia quando dice:
Libertà vai sognando e servo a un tempo / vuoi di novo il pensiero / sol per cui risorgemmo / della barbarie in parte e per cui solo / si cresce in civiltà che sola in meglio / guida i pubblici fati.
Queste parole di Leopardi dopo che l’autore ha scritto di perversi legami di morte e di pianti di agnelli:
urli neri mea culpa tua culpa (in corsivo) / legami da sciogliere / da non sciogliere più: / fino all’asfissia / fino a non vedere a non capire / nulla di nulla / nella presunta onniscienza.
Ora, con la presenza dell’uomo che ha in testa la prevaricazione e lo scontento, che tutto avvilisce, Cerquiglini si fa porta civile, suo malgrado, nella consapevolezza che l’uomo uccide tutto e tutti, in primis la natura non più edenica, ma luogo di lutto.
Oltre Leopardi i pensieri del poeta vanno al caro Pier Paolo Pasolini:
usato cadavere per abiure / per giustificare infamie / che nella tua dura dolcezza / ardevano nei versi / poi intatto resta l’odio / per la tua persona per il modo / di guardare senza censure / un universo diventato orrendo
Enrico Cerquiglini, dopo aver esaltato i poveri e i semplici che non hanno paura della natura, né della vita stessa, sembra non a suo agio nel dover mettere in versi l’uomo nuovo, quello che consuma, che svende sé stesso e non si preoccupa delle barche di fortuna che sono lo spettacolo ripugnante e quotidiano del Mar Mediterraneo e si fa poeta civile, come si è già detto, ma senza entusiasmo, solo il dovere che lo spinge e allora che le parole brucino questo mondo orrendo:
il fascismo è finito / restano sacche di antifascismo / che presto verranno svuotate / dall’anti-antifascismo.
Questa è la parte del libro che l’autore non vorrebbe mettere, anche se la disperazione genera talenti e forze nascoste e si giunge infine a Oltre il tempo, il momento per chiudere un libro che può essere tenuto sul comodino e consultato come un piccolo breviario, quotidianamente. E leggere poi dodici distici, una o due frasi, due righe appena.
Avvisaglie non può mancare nelle case degli onesti e di chi cerca una chiarezza nel buio più pesto.
Avvisaglie
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Avvisaglie
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