Bar Atlantic
- Autore: Bruno Osimo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2012
Un traduttore e scrittore affermato, Bruno Osimo, ci racconta nel romanzo “Bar Atlantic” (Marcos y Marcos, 2012) di Adàm, un giovane insegnante di letteratura ebraica. Dopo una giovinezza non facile in Israele e la morte della madre cui era particolarmente legato, Adàm si trasferisce in Italia, meta scelta perché in questo Paese si dà importanza alla famiglia che lui, per tristi accadimenti, non ha più. Qui Adàm comincia la sua nuova vita sia a livello lavorativo che sentimentale e sposa Ada che egli, però, preferisce chiamare in altro modo.
“Io la chiamo Hhava ma in realtà si chiama Ada. Hhava è il nome della prima donna, quella che nelle traduzioni italiane è chiamata Eva. Io mi chiamo Adàm che in ebraico vuol dire uomo...”
Il protagonista si dedica, dopo un brillante dottorato, all’insegnamento. Purtroppo, però, è costretto ad accettare un posto a contratto nell’attesa di poter partecipare ad un concorso per ottenere un incarico a tempo indeterminato. Il suo è un lavoro un po’ particolare perché si svolge tra Pavia, Alessandria, Treviso, Verona, Bergamo, le città in cui si reca un giorno alla settimana per tenere le sue lezioni al termine delle quali incontra altre donne, una per ogni luogo.
Ecco che il lunedì, dopo un viaggio con vari cambi di treno, è ad Alessandria dove ha un’unica alunna, Piera, insegnante in pensione che segue con estremo interesse le lezioni di ebraico. Al termine di esse, Adàm si rifugia tra le braccia di Paola, il suo superiore, che lo accoglie nella propria casa con quel modo di fare da donna matura che sa coccolare il proprio uomo.
Il martedì è a Bergamo, città in cui le lezioni gli paiono particolarmente gratificanti per il rapporto stabilito con gli studenti. Al termine dell’orario di lavoro lo attende Monica che aveva conosciuto Adàm in occasione della tesi: entrambi sono sposati ma vivono la loro relazione come un tenero rapporto che nulla toglie al resto della loro vita.
Il mercoledì si reca all’Università di Pavia dove insegna nell’aula trezerosette, la più piccola ma con un’ottima acustica. Al termine del lavoro lo attende un altro appuntamento: quello a casa di Teresa, non particolarmente alta, formosa, dai capelli castano scuro “simile ad una donna rinascimentale con tante curve e nessuno spigolo”. Lei è felice d’incontrarlo e la relazione tra loro la appaga pur avendo luogo una volta alla settimana e niente più.
Il giovedì è la volta di Treviso dove, dopo le lezioni, lo aspetta Fernanda, capelli ricci, rossetto vivo e corporatura normale, nemmeno troppo proporzionata. Gli incontri con lei paiono oasi di pace sebbene abbiano luogo in un posto per nulla romantico, il locale caldaia.
Giunge il venerdì pomeriggio quando Adàm si trova a Verona sempre per lavoro e, dopo lezione, incontra una sua ex allieva dalla carnagione bianca e delicata.
Adàm trascorre il sabato con la moglie nella casa al mare. E’ un po’ come il sabato ebraico fatto di riposo o di corse sul lungomare, di colazioni preparate da Adàm, marito affettuoso. Sì, in fondo, nonostante tutto, lui è così. Pur non sapendo sottrarsi all’attrazione delle altre donne, il protagonista ama Ada o, per meglio dire, Hhava e per lei ha mille attenzioni, tra cui le colazioni e gli acquisti all’Esselunga dove pone particolare attenzione alla scelta dei cibi che lei predilige. Allo stesso modo trascorre anche la domenica accanto alla moglie che si fa più tenera e passionale del solito mentre generalmente è piuttosto pragmatica come ogni commercialista che si rispetti.
Il libro ci presenta quindi un uomo che con l’universo femminile ha un rapporto particolarmente intimo e intenso. Adàm lo confessa anche al dottor Gustavini, il suo psicologo che settimanalmente ascolta i pensieri e i sogni del protagonista.
Ma il destino pone ognuno di noi, spesso, dinanzi a qualcosa di diverso: un giorno, al bar Atlantic, quello in cui fa sempre tappa, Adàm viene a conoscenza di ciò che potrà cambiargli la vita. A questa novità ne fanno seguito altre: il futuro forse sarà migliore, di certo diverso e Adàm avrà l’occasione di crescere e di cambiare molto di se stesso. Così finisce il romanzo, con una finestra assai grande aperta sul futuro che, anche per volere di Adàm stesso, non sarà più fatto di treni, di lezioni e poi di incontri clandestini: sarà molto di più.
Bar Atlantic
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