Barbablù. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo
- Autore: Ernesto Ferrero
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2020
As a late medieval’s French marshall
Unrestrained, with endless ambitions
Personal guard for Jeanne d’Arc
...the rising of his soul to God...Gilles de Rais... the perverted son
The holy man... hanged by nobility
Into the Crypts of Rays...
Così cantavano i Celtic Frost nel brano Into the Crypts of Rays del 1984, ispirati da una delle storie più oscure del medioevo francese: quella delle malefatte dell’aristocratico Gilles de Rais (1404-1440), un compagno d’armi di Giovanna d’Arco che sperperò una fortuna, scivolò nelle follie dell’alchimia e della magia nera e infine venne impiccato con l’accusa di aver ucciso più di cento fanciulli. Fu questo personaggio storico, con le sue orrende gesta, a far nascere presso i contadini d’oltralpe la leggenda di Barbablù.
Nel Settecento le atrocità di Gilles vennero citate dal Marchese De Sade e Pasolini, che studiò le opere e il pensiero di Sade e fu regista del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), apprezzò il saggio Gilles de Rais: Delitti e castigo di «Barbablù» (Mondadori, 1975) dello scrittore e critico letterario Ernesto Ferrero (1938-2023), scomparso proprio alla fine dello scorso anno.
Ernesto Ferrero pubblicò poi una nuova versione del testo nel 1998, per le Edizioni Piemme, col titolo Barbablù. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo, ora riedita da Einaudi, presentando una ricerca più approfondita sugli aspetti psicologici, ma anche archetipici, della figura dell’antico assassino. La nuova edizione non poteva che essere dedicata a Pasolini, che era morto proprio nel 1975.
Questa seconda stesura si concentra, per una buona porzione delle pagine, sullo studio di come Barbablù è stato interpretato e giudicato dai posteri; ma l’autore si chiede soprattutto quanto egli sia stato “figlio del suo tempo” e perché.
A distanza di anni dalla sua uscita, lo scritto di Ferrero è ancora un lavoro valido, che restituisce anche un buon quadro d’insieme complessivo della Guerra dei Cent’Anni; il sottotitolo che cita il “tramonto del Medioevo” sottende un’analisi storica che può dirsi pienamente sviluppata nei capitoli.
Non ci sono lacune, il libro è quasi autosufficiente: bastano una conoscenza basilare del Medioevo e della biografia di Giovanna d’Arco per approcciarsi a questo volume, appassionante come un romanzo, ma non “romanzato”... così intenso da farsi leggere tutto d’un fiato. Se lo si trova ancora in giro, è un’occasione da non farsi scappare.
Barbablù. Gilles de Rais e il tramonto del Medioevo
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