

Beati gli inquieti
- Autore: Stefano Redaelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Come si fa a penetrare fino in fondo nel mondo dei “matti”, di quelle persone, uomini e donne, che per le più varie ragioni sono sprofondate nel gorgo della follia? Stefano Redaelli, professore di letteratura italiana presso una facoltà umanistica della Università di Varsavia, è autore di Beati gli inquieti (Neo Edizioni, 2021), un romanzo davvero insolito e straordinariamente originale.
Il protagonista del libro, un professore che ha deciso di scrivere un libro sulla follia, che sta studiando da tempo, viene ospitato per una settimana in una struttura psichiatrica, Casa delle Farfalle, per restare a contatto con i pazienti e condividere le loro esperienze, le loro sensazioni, i disturbi che li affliggono, il mondo in cui vivono. La dottoressa che lo riceve accetta la sua presenza, purché si adatti a far parte in tutto e per tutto della vita che conducono i pazienti ospitati. Questa sorta di patto consentirà all’io narrante di entrare in contatto intimo con Angelo, Marta, Simone, Carlo, Cecilia e la dottoressa, la psichiatra Carolina: invece di una settimana, il soggiorno si prolungherà, svelando alla fine una serie di equivoci in cui il lettore era caduto.
La struttura del libro, pur breve, è estremamente complessa e articolata. I personaggi vengono coinvolti in messe in scena teatrali, in dialoghi privati in cui ciascuno dei pazienti esprime la propria nevrosi, la propria specifica fuga dalla realtà, la difficoltà infinita di vivere in mezzo ai cosiddetti sani. Sul risvolto di copertina l’editore ha deciso di elencare gli assunti da cui parte la storia: i matti non mentono, i matti ci vedono, i matti sono nudi, i matti dicono sempre una verità.
Nel libro lo scrittore compie una serie di elucubrazioni che lo portano a divagare sulle varie condizioni della follia: quanto è importante la poesia, il mondo onirico, la messa in scena, la fede religiosa, il misticismo, ogni forma di spiritualità nella testa di chi viene detto dalla società “matto”? Come vengono viste la sessualità, il rapporto con il proprio corpo? Come può funzionare la lettura, proposta come antidoto all’alienazione da sé? Un libro come Il piccolo principe può divenire un utile strumento di lettura della realtà? La scrittura in versi, il Vangelo, il mondo dell’aldilà, la filosofia, tutto ciò che è astratto e simbolico, e tuttavia parte del nostro intimo più profondo, può suscitare risposte in uomini e donne che hanno abbandonato la “ragione” per rifugiarsi in mondi altri, in cui funzionano altri meccanismi logici, altri valori di riferimento, un altro tipo di risposte alla durezza della realtà.
“La mia vita non sta in un angolo /La mia vita sta in tanti angoli”.
C’è Dio, c’è Freud, c’è Cristo, c’è Nietzsche, c’è l’Anticristo, c’è la Chiesa, ci sono le Beatitudini, c’è la matematica dell’infinito, ci sono le sigarette distribuite a orario, le medicine, c’è il fuoco che brucia e distrugge, ci sono computer senza tasti e trucchi da set cinematografico, un test che l’FBI propone ai suoi agenti, la Biblioterapia come tentativo di salvezza.
Quello di Stefano Redaelli è un libro molto difficile, profondo, da leggere con calma, da rileggere quando i nessi sono un po’ astrusi, ma pieno di una materia incandescente, quello dell’umanità in difficoltà, che brucia come il fuoco, quello del modo in cui trattare la follia, che resta un tema insoluto nella nostra società, malgrado i tanti tentativi di dare risposte accettabili a condizioni troppo spesso indicibili.

Beati gli inquieti
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