Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno è uno dei sonetti cardine del Canzoniere di Francesco Petrarca in cui il poeta racconta l’incontro con la sua eterna musa, croce e delizia del suo vivere, Laura.
A una più attenta lettura della lirica tuttavia possiamo accorgerci che non si tratta di una dichiarazione d’amore, come molti ritengono che sia; Petrarca vi descrive piuttosto il proprio dissidio interiore, l’angoscia senza tempo di una mente innamorata, il tormento senza fine del desiderio.
La “benedizione” proclamata, osannata e cantata dal poeta assume più le sembianze di una maledizione, di una condanna a vita, come viene ben rivelato dal finale: “solo di lei, e di nessun’altra”.
Nel sonetto tutto sfuma nei contorni sbiaditi e soffusi del sogno, non ci sono indicazioni di tempo e luogo benché il poeta menzioni “il giorno, il mese e l’anno”, ogni cosa è narrata in modo impreciso, irrazionale, caotico, seguendo il linguaggio dei sentimenti e non la successione ragionata. Chi ha studiato il Canzoniere sa che l’incontro tra Petrarca e Laura de Noves storicamente avvenne il 6 aprile 1327 nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone; ma questo dettaglio nel sonetto è assente, perché al poeta non importa ricordare la data, quanto il suo stato d’animo, la guerra interiore - frecce, archi, saette - che la vista della donna ha acceso nel suo cuore. Laura è la rappresentazione stessa del desiderio che turba nel profondo Petrarca; qui la Musa fa la sua apparizione, come una visione eterea, ma non viene propriamente descritta nella sua fisicità, ciò che emerge invece sono “i sospiri, le lacrime, il desiderio” provati da chi, dopo averla veduta, non è più lo stesso.
Scopriamone testo, parafrasi e analisi.
“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” di Francesco Petrarca: testo
Benedetto sia ’l giorno, e ’l mese, e l’anno,
e la stagione, e ’l tempo, e l’ora, e ’l punto,
e ’l bel paese, e ’l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’hanno;e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l’arco, e le saette ond’i’ fui punto,
e le piaghe che ’nfin al cor mi vanno.Benedette le voci tante ch’io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e ’l desio;e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte.
“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” di Francesco Petrarca: parafrasi
Sia benedetto il giorno e il mese e l’anno, la stagione, il tempo, l’ora e il momento e il bel paese, il luogo dove sono stato condotto da quei begli occhi che mi hanno per sempre legato.
E sia benedetta la prima dolce angoscia che provai nell’innamorarmi, e l’arco e le frecce dalle quali fui colpito, queste ferite che vanno dritte al cuore.
Siamo benedette le innumerevoli voci che io ho sparso in tutte le direzioni nel chiamare la mia donna.
I sospiri, le lacrime, il desiderio.
Siamo benedetti tutti i versi e le poesie con le quali le conferisco gloria,
e il mio pensiero che è solo destinato a lei - e a nessun’altra.
“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” di Francesco Petrarca: analisi
Petrarca compie un procedimento curioso e molto efficace in questo sonetto, Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno: l’intero componimento è un elogio alla donna amata e alla sua apparizione nella vita nel poeta, ma Madonna Laura de Noves non ci viene descritta in alcun modo. Della sua fisicità - che ha ammaliato Petrarca - emerge solo un particolare: gli occhi belli. Sono gli occhi della donna a scoccare la famosa freccia d’amore che ferisce l’animo del poeta. Tramite un’efficace metafora lo sguardo di Laura viene descritto nella sua capacità di legare a sé il poeta, di tenerlo come prigioniero attraverso un laccio inestricabile. Lui non riuscirà più a distaccarsi da quello sguardo, che segnala la trasposizione della donna amata dentro di lui, in forma metaforica, nel suo animo: lui vedrà Laura anche in sua assenza e, a ben vedere, quasi l’intero Canzoniere ( Rerum vulgarium fragmenta , Ndr) è stato scritto nell’assenza di Laura.
La prima strofa descrive l’incontro, ma in forma indistinta, come in un sogno: Petrarca procede per accumulo servendosi di due procedimenti, il climax ascendente (il giorno, il mese e l’anno) e il climax discendente (la stagione, il tempo, l’ora, il punto) come se volessi proiettarci direttamente a quel momento nel tempo, senza tuttavia darci indicazioni precise. L’ora dell’incontro non viene nominata, né tantomeno il luogo: tutto è vago e indistinto, ha sembianze oniriche, perché a parlare non è la razionalità ma il desiderio. Ciò che rende eterno questo splendido sonetto è la voce, struggente e umana, del poeta che mette su carta il proprio stato d’animo. Petrarca descrivendo il proprio dissidio interiore ci consegna l’immagine di una pena in cui ciascuno di noi può rispecchiarsi; l’amore non viene descritto in maniera idilliaca o favolosa, ma appare fatto di “lacrime, desideri, sospiri” e sembra una creatura di carne e sangue, palpitante, straziata da una ferita incurabile.
Nella seconda strofa l’amore viene descritto dal poeta tramite un ossimoro, come “dolce affanno” e i suoi moti vengono resi attraverso un susseguirsi di metafore: nell’animo dell’uomo si è scatenato come un temporale, è attraversato da saette brucianti, e quelle ferite gli sanguinano nel profondo del cuore. Ad assumere un ruolo centrale nella poesia dunque non è la dichiarazione d’amore per Laura, ma la pena provata dall’innamorato che non riesce più a darsi pace ed è come divorato dal desiderio. Sembra un tormento terribile ma Petrarca, che è innamorato, lo benedice e proprio questa parola “benedetto” e “benedette” viene continuamente ripetuta in forma anaforica in ogni strofa.
Infine Petrarca ci descrive la sua attività poetica, interamente dedicata al nome di Laura che si propone di rendere omaggio alla donna amata e accrescere la sua fama.
Particolarmente meritevole d’attenzione è l’ultimo verso, solenne e malinconico, in cui il poeta scrive:
e’l pensier mio,
ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte.
Il suo pensiero sarà legato per sempre a Laura, e a nessun’altra donna. Noi che leggiamo il Canzoniere oggi, a distanza di secoli, non possiamo immaginare il nome di Petrarca disgiunto da quello di Laura, la cui presenza emerge invocata in ogni parola, in ogni sillaba, eterno rimpianto di un amore non corrisposto.
Laura, croce e delizia di Petrarca, era una donna sposata e non ricambiava l’amore del poeta; diventa così suo malgrado metafora di un amore impossibile, struggente, ma immortale, perché in questi versi possiamo avvertire ancora la pena del poeta e il suo pensiero gonfio, interamente pervaso, dall’immagine di lei nella sua insostituibile unicità.
“Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” di Francesco Petrarca: figure retoriche
- Climax ascendente: la successione dei sostantivi non è casuale, Petrarca nomina prima “il giorno”, poi “il mese” e infine “l’anno” in base alla durata, il giorno infatti ha durata più breve mentre l’anno più lunga e sancisce il prolungarsi irrevocabile della ferita d’amore nell’animo del poeta.
- Climax discendente: nel verso successivo Petrarca compie il procedimento inverso, nominando in successione “la stagione, il tempo, l’ora, il punto” dalla durata maggiore a quella minore, sino ad arrivare all’inafferrabile e transitorio istante dell’incontro, come se volesse proprio proiettarci lì, a quel momento.
- Metafora: la metafora principale dell’intero sonetto è basata sul senso della vita. “Occhi che legato mi hanno”, scrive Petrarca, ma è ovvio che uno sguardo non può imprigionare una persona. Il verbo legare viene usato quindi in senso metaforico per esprimere il laccio potente, indissolubile, dell’amore.
- Personificazione: l’amore nel sonetto di Petrarca viene personificato, come è indicato dall’iniziale maiuscola. Amor è inteso quindi nel senso classico, come il dio Cupido che scaglia le sue frecce dritte al cuore accendendo la ferita d’amore.
- Ossimoro: Petrarca descrive il desiderio tramite l’unione di due termini opposti “dolce affanno”, riversando in questo contrasto tutta la pena del suo cuore affamato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Benedetto sia il giorno, il mese e l’anno” di Francesco Petrarca: testo, parafrasi e analisi del sonetto
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