Berecche e la guerra
- Autore: Luigi Pirandello
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
Mazzacurati cataloga "Berecche e la guerra" tra i romanzi: un breve romanzo in otto capitoli, dunque, più che un racconto lungo, trascurato e poco noto. Scritto nei mesi che precedettero l’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, fu pubblicato a Milano (Facchi, 1919).
Al XIV volume delle Novelle per un anno, Pirandello, che per certi aspetti si rivela manifestamente autobiografico, nella premessa all’edizione del 1934 scrive:
Vi è rispecchiato il caso cui assistetti, con meraviglia in principio e quasi con riso, poi con compassione, d’un uomo di studio educato, come tanti allora, alla tedesca, specialmente nelle discipline storiche e filologiche.
Berecche è Pirandello stesso, è l’italiano affascinato dalla cultura tedesca. La dichiarazione sui gusti e sui disorientamenti è lucidamente spiegata:
La Germania, durante il lungo periodo dell’alleanza, era diventata per questi tali, non solo spiritualmente, nell’intimità della loro vita, la patria ideale. Nella imminenza del nostro intervento contro di essa, promosso dalla parte più viva e sana del popolo italiano e poi seguito da tutta intera la Nazione, costoro si trovarono perciò come sperduti, e costretti alla fine dalla forza stessa degli eventi a riaccogliere in sé la vera patria, patirono un dramma che mi parve, sotto quest’aspetto, degno d’essere rappresentato.
Il riferimento va a quegli intellettuali italiani che hanno considerato la Germania la patria ideale e che si sono sentiti espropriati dalla propria formazione culturale. Prevalente è dunque la crisi di un’identità che preannuncia il tramonto dell’occidente. La scrittura, svelta e scenografica che coglie l’essenziale, introduce in una birreria, dove il “buon tedescone”, se prima salutava gioiosamente i suoi avventori, adesso, dietro al bancone, sta “aggrondato” e “immobile”.
Federico Berecche, cinquatatreenne e professore di storia in pensione che abita a Roma, in affitto, in una traversa in fondo a via Nomentana, è un assiduo frequentatore del locale. In fondo al cuore egli si sente tedesco, è l’italiano-tedesco che vanta le virtù e il metodo della gente germanica. Gustosa l’immagine di lui che passeggia sul marmo di un tavolino, dov’è una scacchiera:
Berecche vede il mondo così a scacchi, e vi cammina alla tedesca con mosse ponderate e regolari, da onesta pedina appoggiata al re, alle torri, agli alfieri.
L’esaltazione del primato della Germania è al massimo: il suo primato è in ogni settore della produzione:
La Germania Medio-Evo? - domandò sdegnato Federico Berecche (…). Cari miei! Primato nella cultura, primato nelle industrie, primato nella musica, e l’esercito più formidabile del mondo. Al primo annunzio della neutralità dichiarata dall’Italia nel conflitto europeo ebbe perciò un fremito d’ira contro il governo italiano – E il patto d’alleanza? L’Italia si tira indietro? E chi potrà d’ora in poi fidarsi di lei? Neutrali? Ma è tempo quello di stare affacciati alla finestra, mentre tutti si muovono? Bisogna prender subito posto, perdio? E il nostro posto...
Allineato con gli interventisti a fianco della Germania (Ben diverso l’interventismo di Pirandello contro l’impero austro-asburgico), egli contesta, respingendola, la neutralità e, agli avversari che protestano con invettive, rinfaccia i torti e le offese della Francia. Nell’operetta le meditazioni sulla guerra si intrecciano con gli affetti familiari e con pensieri sulla infinita piccolezza della terra e dell’uomo per affermare infine l’insensatezza del grande macello umano. Le rivolta è contro la guerra che, priva di idealità, devasta e sgomenta:
No: questa non è una grande Guerra; sarà un macello grande; una grande guerra non è perché nessuna grande idealità la muove e la sostiene. Questa è una guerra di mercato: guerra d’un popolo bestione, troppo presto cresciuto e troppo faccente e saccente, che ha voluto aggredire per imporre a tutti la sua merce e, bene armata e azzampata, la sua saccenteria.
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