Bianca
- Autore: Francesca Pieri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Una bella copertina con i colori pastello, con prevalenza della gamma dei verdi, il colore della speranza, racchiude questo prezioso romanzo d’esordio di Francesca Pieri, che ha per titolo un nome, Bianca.
Nelle quattro parti in cui la storia viene raccontata, “una storia vera, la mia”, come l’autrice ci tiene a chiarire ai lettori, l’inizio è apparentemente leggero: due amiche che abitano a Roma, diverse, magra ed elegantissima Silvia, meno attenta alla linea e al look Costanza, la voce narrante, vivono una lunga storia di amicizia, di sorellanza, come si diceva in certi anni.
Costanza è sposata con Marco, una solida famiglia alle spalle, i genitori gestori di un celebre negozio di alimentari a Garbatella. Silvia invece separata in modo civilissimo, ora è sola nel suo elegante appartamento minimale. Le due sono impegnate in lavori editoriali, traduzioni, uffici stampa e si incontrano spesso, solo loro due, alla latteria di Rinaldo. Ma in un giorno diverso dagli altri Silvia invita l’amica a casa, per comunicarle una notizia bomba: è incinta, di un inglese conosciuto per caso, che non accetta di divenire padre e dunque il bambino che nascerà avrà come sostegno solo Costanza, l’amica fidata, la compagna di tanti progetti. C’è un momento di sbandamento nella loro amicizia, forse di gelosia, ma poi Costanza accetta, capisce, si rende solidale con Silvia, le promette assistenza e condivisione, affetto totale. Ma la vita è piena di imprevisti. Anche Costanza, con grande sorpresa, aspetta un figlio, che nascerà pochi mesi dopo quello di Silvia.
Ciò che avviene nella vita di queste due giovani donne, non posso rivelarlo per permettere a chi leggerà questo romanzo di fare i conti con il dolore assoluto, il senso di perdita, la disperazione che sommerge le protagoniste in seguito agli eventi che si susseguono in questa storia vera dei nostri tempi. La maternità voluta e sognata, la retorica del bebè, del corredino, dei bavaglini, della scelta del nome, tutto viene travolto dagli avvenimenti che nella seconda parte del romanzo Francesca Pieri non esita a raccontare affondando una sorta di affilato bisturi nelle pieghe del corpo e della psiche delle sue protagoniste.
Costanza e Silvia vivono esperienze altamente traumatizzanti, frequentano gli ospedali romani gelidi e respingenti, affrontano diagnosi infauste, conoscono abissi di disperazione, vengono lacerate da eventi clinici di cui si sente parlare, ma che solo le donne che li hanno affrontati hanno il diritto di parlare. Le ultime pagine del romanzo sono commoventi, intense, piene di speranza, rasserenanti. Un libroquesto sul coraggio delle madri, delle donne, in cui non c’è mai autocompiacimento, vittimismo, ma solo la forza che viene da dentro, quella che fa essere madri in un modo totale, al di là di ogni facile retorica. Nelle tasche dei jeans Costanza trova un trenino che una sera di capodanno, mentre mangiava con Marco a Madrid, aveva trovato come regalo in una fetta di Roscòn de Reyes: un minuscolo trenino colorato,
un trenino su cui caricare il dolore, farlo viaggiare sui binari di una nuova esistenza. Un dolore da tenere addosso, la ferita che segna la vita, la ferita che non ho mai voluto dimenticare.
Bianca, il nome che dà il titolo al romanzo, è il nome della bambina sfortunata, la ferita che segna la vita, che è parte dolorosa della vita che ha accomunato tante donne. In tempi in cui si parla di famiglia, aborto, uteri in affitto, revisione della legge 194, spesso con volgarità e grossolanità, in genere da parte di uomini ignari e inconsapevoli, questo romanzo vero, intenso, drammatico, con cui l’autrice ha parlato di due destini paralleli con profonda umanità e un linguaggio realistico, a volte duro e violento, ci mette di fronte al destino delle donne, agli ostacoli naturali e al mistero che si nasconde dietro ad ogni vita, alla difficoltà di rimanere saldi quando eventi incomprensibili si impadroniscono delle nostre esistenze.
Coraggiosa l’autrice, la ringrazio di aver saputo trovare le parole per dire l’indicibile, con uno stile asciutto e pieno di maestria narrativa.
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