Birthdate
- Autore: Lance Rubin
- Genere: Libri per ragazzi
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: De Agostini
- Anno di pubblicazione: 2017
Con Birthdate (DeAgostini, 2017, trad. I. Katerinov) proseguono le peripezie di Denton Little. Essere sopravvissuti alla propria data di morte dovrebbe essere una cosa positiva… Non proprio. Perché essere costantemente inseguito dagli agenti della AID, costretto a nascondersi in un orrendo appartamento in New York e impossibilitato a vedere i tuoi amici e la tua famiglia non è esattamente quello che si potrebbe definire un paradiso. Eppure, le sorprese non sono finite.
“«Sono morto?» chiedo.
A quest’ora dovrei essere morto.
Mia madre sorride. «No.»
Sarebbe una risposta rassicurante, se non fosse che in teoria dovrebbe essere morta anche lei.”
Il finale aperto di Deathdate trova finalmente una risposta: Denton non è morto e, a quanto pare, anche la sua madre biologica non lo è. Si, proprio la donna che ha creduto morta per diciassette anni. Le verità che per anni gli sono state nascoste iniziano a essere svelate una dopo l’altra e ogni tassello incastrato al posto giusto.
“L’uomo con la barba non capisce che cosa stia succedendo, ma aiuta ugualmente Paolo e Millie a salvarmi dalla mamma di Paolo. È molto muscoloso. Grazie a lui mi libero quasi subito. Durante la colluttazione il braccio della mamma di Paolo è spinto all’indietro: solo la mano resta tra le porte. Cerca di aprirle con l’altro braccio, ma non ci riesce e non ha altra scelta che tirar fuori la mano.
«Scusi signora mamma» dice Paolo mentre il treno parte.
Lei ci guarda attraverso il vetro, più sconsolata che arrabbiata. Per un istante mi domando se stiamo facendo la cosa giusta, ma quel pensiero è subito rimpiazzato da un profondo sollievo. Siamo riusciti a scappare.
«Io e mia madre abbiamo litigato» annuncia Palo a tutti gli occupanti del vagone. Ma nessuno lo ascolta. Sono tutti chini sui loro telefoni.”
Tra le tante novità che Denton ha dovuto affrontare in pochissimi giorni qualche costante c’è: il migliore amico Paolo è corso in suo aiuto, insieme a Millicent e alla sorella Veronica. A Paolo restano poco più di venti giorni di vita, ma è deciso a trascorrerli con il suo migliore amico-non morto anche se questo significa scappare da sua madre. Esattamente quella che lavora per il governo degli Stati Uniti e che da sempre ha sorvegliato Denton. In fondo i rapporti sono sempre complicati.
“«Aspetta, un’altra e basta» dice Paolo. Tolgo controvoglia la mano da sopra il microfono. «Felicità!» grida.
«L’avevi già detto.»
«Ah si? Ah, va bene. Ma volevo essere sicuro di inserirla nell’elenco.»
Le telecamere sono ormai almeno una ventina.
«Ne aggiungo una io» dico. «La sorpresa. Perché da quando non sono morto mi sento vivo in modo diverso da prima. Mi sveglio ogni giorno senza sapere se sarà l’ultimo. Senza sapere che cosa succederà. Senza sapere chi mi farà arrabbiare o mi farà sorridere o mi spezzerà il cuore. Senza sapere quali battute farà Paolo o quali cose irritanti faranno i miei genitori, e se quelle cose irritanti finiranno per essere anche confortanti, perché i miei mi conoscono meglio di chiunque altro e questo è fantastico.» Paolo annuisce, in tutta la sua gloria viola-e-rossa, come se stessi dicendo qualcosa di molto profondo, e lo trovo incoraggiante. «Senza sapere se mi sentirò solo o insicuro o se soffrirò, ma sapendo che forse va bene anche così, perché domani avrò una nuova occasione di non sapere. Di lasciarmi sorprendere dalla vita.»”
Con la sua dilogia, Lance Rubin offre diversi spunti di riflessione su argomenti delicati, ma che fanno parte della vita: la morte, l’indifferenza, i valori dell’amicizia e dell’amore. Con una penna ironica e vivace Rubin scandaglia l’animo umano così da catapultare il lettore tra pagine destinate a lasciare un segno tangibile.
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