C’era una volta la Commedia all’italiana
- Autore: Enrico Giacovelli
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2015
Così ridevano sugli schermi italiani: dall’abbaglio del boom economico alla glaciazione degli anni di piombo. Così rideva e castigava usi & costumi la “commedia all’italiana” prima di involversi nella comicità volgare dei Monnezza, dei Pierini, delle supplenti e delle dottoresse da cine-analfabetismo di ritorno. Da “I soliti ignoti” (Mario Monicelli, 1958) a “C’eravamo tanto amati” (Ettore Scola, 1974): sedici anni e scampoli di pellicole posteriori. Tanto è durata la stagione aurea dell’umorismo di spessore secondo Enrico Giacovelli, autore di un saggio “definitivo” sul genere “C’era una volta la Commedia all’italiana” (Gremese, 2015). Per quanti ambiscano a sistematizzarne le vicende, etichettare questo libro come un libro imprescindibile, mai come nella fattispecie significa mantenersi sul generico. “C’era una volta la Commedia all’italiana” è infatti portavoce dell’ultima parola anche per quanto riguarda i rivoli teorico-formali del filone in grado di rappresentare l’antropologia manifesta e riposta del Bel Paese, attraverso trame e “characters” restituiti da attori e attrici tanto credibili da sfiorare l’archetipo (Sordi, Gassman, Tognazzi, Sandrelli, Cardinale, Vitti, Manfredi, il Villaggio dei primi due Fantozzi), nonché da registi (Germi, Comencini, Scola, Salce, Monicelli) capaci di intendere, volere, filmare nel modo “esatto” in cui andrebbero filmati, in secula seculorum, vecchi e nuovi mostri, vecchi e nuovi tic, vecchia e nuova Italia, in fondo sempre gli stessi, sempre così così.
Tornando a “C’era una volta la Commedia all’italiana” di Enrico Giacovelli, le tante storie (e contro-storie) da tragicommedia che fu sa come raccontarle e le racconta tutte, una per una (se è il caso senza peli sulla lingua), sfiorando le 400 pagine (con foto), per un volume poderoso e leggibile di nome e di fatto. Un’indagine pensata e scritta in modo tassonomico, se è vero che, messe le carte in tavola su teoria, prassi, evoluzione e involuzione del genere, Giacovelli divaga persino sui luoghi fisici e quelli “dello spirito” che lo hanno caratterizzato: dal calcio, alla spiaggia, al funerale, alla canzonetta, alla tv (una delle sezioni più inedite e "succose" del lavoro), con l’appendice di 127 ritratti di attori e autori che ne hanno dettato il passo, imprimendo orme indelebili.
Siccome ormai avrete compreso la caratura del libro, e considerato che non ne posso più di sdoganamenti filmici arbitrari e nemmeno di critici dalla bocca buona, vi lascio con uno stralcio appuntito di Giacovelli: rende l’idea della pasta di cui è fatto l’autore e del taglio che ha impresso a questo “C’era una volta la Commedia all’italiana”. La citazione che segue accenna al regredire del filone nel milieu degli anni Settanta, richiamandosi (fra gli altri) al “touch” autoriale di Lina Wertmuller:
“L’esasperazione dei temi e dello stile, intesa più come ammiccamento commerciale che come scelta linguistica pervade sin dai primi anni Settanta i film di Lina Wetmuller, regista romana sempre in confidenza con i palazzi del potere e con i partiti che nascondono l’opportunismo sotto un finto progressismo”
Mi spiace non poter citare oltre, perché - garantisco - ne varrebbe la pena. Giacovelli è bravissimo e se tenete un minimo alla cinematografia che conta(va), questo libro è il libro che fa per voi. Regalatevelo prima ancora che regalarlo.
C'era una volta la commedia all'italiana
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