Capatosta di Beppe Lopez

Uscito nel 2000, Capatosta di Beppe Lopez si è immediatamente rivelato caso letterario per lo stile e il registro linguistico adottato diventando in breve un bestseller nazionale.

Forte del grande successo del siculo Camilleri con il suo idioletto fatto di italiano standard unito a parole di vari dialetti isolani, lo scrittore e giornalista Lopez scrive, primo nel suo genere, questo romanzo adoperando l’italiano ma anche e soprattutto il dialetto pugliese, barese per la precisione fino ad allora (siamo nel 2000) pochissimo noto oltre i confini del Tacco.

Nuova è anche l’ambientazione degna di un romanzo "dialettale": non il mondo operaio o contadini ma una città non metropolitana ma "popolare" e "popolaresca" sospesa tra i quartieri che si sono ampliati e sono nati a Bari dopo il primo dopoguerra.

La vicenda, che parte dagli anni Trenta per coprire circa un quarantennio, non va di pari passo con gli eventi storici gravi e importanti del periodo ma segue un percorso autonomo basato principalmente sulla figura della protagonista detta appunto "capatosta" cioè testa dura, ragazzina nata a dispetto del volere di sua madre, rimasta orfana dopo il concepimento e destinata a una vita dolorosa alla quale tenta di ribellarsi disperatamente ma altrettanto inutilmente.
Ritratto femminile bellissimo di una ragazza nata prima di un movimento femminista, impossibilitata a prendersi la sua vita che lotta come può contro una madre prigioniera dei suoi fantasmi e dei suoi pregiudizi, e di un mondo che dà ragione solo al maschio sia egli violento e senza scrupoli come l’uomo che la ragazza si prende per fare dispetto alla famiglia.

Capatosta di Beppe Lopez è un romanzo che può ormai essere annoverato tra i classici per lo stile innovativo e per il registro drammatico malgrado l’uso del dialetto, ma soprattutto per la vicenda che spiega con dovizia di particolare la vita dei borghesi piccoli piccoli della Bari di un tempo che fu nei quartieri in crescita della città.