Capo Ferro
- Autore: Nicola Minessi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
L’autore bresciano Nicola Minessi, nel suo romanzo d’esordio, “Capo Ferro”, immagina un piccolo paese alpino, che sorge su una piana erbosa, ai piedi di un picco, nei pressi di un corso d’acqua, luogo ideale per l’insediamento fin dagli albori dell’umanità. “Capo Ferro” è una comunità autarchica, ma aperta e inclusiva: chiunque vi giunga, per errore o per scelta, si ritaglia il proprio spazio, contribuisce al bene comune e al proprio benessere, libero da pregiudizi e ipocrisie di sorta...
Ironico e spiritoso, Nicola Minessi delinea i caratteri dei personaggi e la loro storia, quasi sempre rocambolesca, sottolineandone gli aspetti più grotteschi e caricaturali, che li rendono tanto più amabili, quanto più macroscopici sono i loro difetti e stravaganti le loro inclinazioni, ognuno con il proprio soprannome, ognuno con il proprio carico di bellezza e di dolore.
Una compagnia di maschere, tutte protagoniste, agisce sulla scena di “Capo Ferro”, che fa da sfondo e contenitore, ma al tempo stesso assorbe e plasma qualunque cosa o individuo vi entri in contatto: lo spaccalegna Lomo, disertore dell’Armata Rossa; Mungibeddu, brillante pianista jazz bergamasco, di origini calabresi; StuKaz, pilota dell’esercito tedesco, atterrato su un campo di patate; la maestra Ornella, giunta sola e gravida, inserita nella comunità, come di consueto senza domande; Garrincha, contadino equadoregno, produttore dell’ottimo vino, che rallegra le feste paesane; il gigante Giasone, dotato del micidiale Schiaffo Supremo, che cancella i ricordi; Niuton, formidabile contaballe e scienziato sgangherato; Karlu, accolto con curiosità più per il suo nome che per il suo colorito abbigliamento e le sue inclinazioni sessuali… E infine il Branco: Isidona, Gavetta, Gambalino, Scintilla, Viperina... i ragazzini di “Capo Ferro”, capitanati dal Griso, selvaggi come lupi, provvisti di un primordiale istinto di sopravvivenza, con perizia e intelligenza difendono il territorio e salvaguardano l’ordine anarchico di “Capo Ferro”. Nel Branco si imbatte il corpo di spedizione del comandante delle SS von Krappen, incaricato di verificare l’esistenza del Passo dell’Oca, misterioso passaggio, un tempo percorribile e ora riassorbito dalla fitta vegetazione e inglobato nel rigoglio della natura: missione certo poco stimolante per la levatura militare del grasso e iracondo comandante, che trova, tuttavia, tra quella eccentrica gente, un’inaspettata serenità.
Un assortimento umano inusuale, primitivo, attaccato alla terra, devoto alla natura, slegato dalle comuni convenzioni spazio-temporali per adeguarsi al ciclo naturale delle stagioni, delle fasi lunari.
Romanzo corale, ben costruito, ironico e beffardo, a tratti demenziale, a volte drammatico, “Capo Ferro” narra le vicende di una comunità senza tempo, che si replica all’infinito, diversi i protagonisti, ma stesso amore per una terra libera:
“ciò che non ha padroni non è in vendita, si può condividere, con chiunque, perché ciò che non appartiene a nessuno è di tutti”.
E tutto ciò che è ostile, o scompare, o viene incorporato, fino a diventarne parte integrante.
Frizzante e gradevole la scrittura. Divertente il mezzo, serio l’intento di rappresentare in modo satirico i comportamenti e i vizi umani, di dissacrare le istituzioni civili e militari, di fare a pezzi le logiche assurde della guerra, di smontare le ambizioni grottesche di chi persegue il profitto.
Capo Ferro
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