Céline segreto
- Autore: Lucette Destouches
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2012
È uscito nel 2012 per Lantana Editore Céline segreto, di Lucette Destouches, terza moglie del grande scrittore francese, uno dei più controversi narratori del Novecento, tanto famoso per aver firmato dei capolavori, come Viaggio al termine della notte, quanto per le accuse che gli sono state rivolte di collaborazionismo al regime nazista.
Il libro non fa altro che riportare alla luce l’eterna domanda: chi è stato davvero Louis-Ferdinand Destouches, in arte Céline? Come ha potuto scrivere, lui così geniale, dei pamphlet antisemiti come Bagatelle per un massacro o La scuola dei cadaveri? Nel complesso, Lucette dà un ritratto rapido ma credibile dell’autore, scrivendo anche delle sue debolezze, senza mitizzarlo o denigrarlo. La donna, danzatrice professionista, conosce Céline appena ventitreenne, nel 1936, proprio mentre prende delle lezioni di danza. È subito amore, nonostante abbiano vent’anni di differenza.
Céline, uomo dal vorace appetito sessuale, non rinuncia ad avere altre amanti oltre a lei. Inoltre, secondo la donna, ha un carattere difficile, imbevuto di pessimismo fino al midollo; la rimprovera perché lavora troppo o per costringerla a mangiare. Lei, comunque, decide di consacrarsi al suo amore. Si sposano nel 1943, con una cerimonia spiccia, dopodiché, Céline ritorna subito a scrivere, rifiutandosi persino di offrire da bere ai testimoni.
Diviso tra la professione di medico (dei poveri) e la sua missione letteraria, lo scrittore è già un uomo provato dalle circostanze di una vita coraggiosa e difficile. Ha partecipato alla prima guerra mondiale, da cui – racconta Lucette - è ritornato parzialmente invalido. Ha riportato dei danni a un braccio e, cosa ancora più fastidiosa, danni al sistema uditivo: vive, e quindi scrive, con un perenne fischio in un orecchio.
Può essere, dunque, che le sue precarie condizioni fisiche abbiano influito sulla sua scrittura, forse anche sulle idee antisemite, mai del tutto rinnegate, nemmeno quando i campi di concentramento, ormai, sono diventati un’orrenda realtà storica. D’altra parte, Lucette lo dice senza mezzi termini: Céline non è mai stato un uomo sano, neanche mentalmente. Anzi, “in un certo senso era anche pazzo”.
Quando Sartre va a trovarlo, sperando di convincerlo a intercedere con i tedeschi per la rappresentazione di una sua pièce, Le mosche, Céline gli dice chiaro e tondo che non ha nessun credito presso di loro. Il filosofo esistenzialista non la prende bene e in seguito sarà proprio lui ad accusare duramente il collega di collaborazionismo, arrivando ad ipotizzare degli interessi economici alla base delle sue ragioni. Da parte sua, Céline gli risponde per le righe con il pamphlet À l’agité du bocal.
Eppure, Sartre deve provare una certa ammirazione per Céline, se arriva a citare una delle sue opere all’inizio del romanzo La nausea. Ma Louis-Ferdinand non è una di quelle persone che si fanno blandire dall’ammirazione altrui. I giudizi sui colleghi sono sempre sprezzanti e come artista della parola, almeno tra i contemporanei, si sente una mosca bianca.
Lucette racconta il viaggio in Danimarca, in fuga dalla polizia francese, decisa ormai ad arrestare lo scrittore antisemita. L’ultima parte della vita di Céline, a questo punto, si colora di tinte ancora più fosche, ancora più drammatiche, e sprofonda nel freddo di un paese inospitale. La fuga termina col suo arresto e Louis-Ferdinand viene catturato. Si farà mesi e mesi di carcere, da cui, come racconta Lucette, esce in condizioni pietose. Ormai ridotto a uno straccio, circondato dai suoi animali, pensa solo a portare a termine Rigodon, la sua ennesima fatica letteraria. Con il libro, termina la sua ultima missione: muore poco dopo averlo concluso.
Lucette dichiara di essersi sempre opposta alla pubblicazione dei pamphlet antisemiti, che in effetti oggi risultano difficilmente reperibili. Sa che questo veto non varrà per sempre, sa che prima o poi rispunteranno fuori, ma almeno, finché ha potuto, ha fatto di tutto per bloccarne la ristampa.
Eppure, Céline non è tanto un antisemita, quanto un anarchico fuori da ogni sorta di potere organizzato. Dalle sue idee scomode, espresse a voce alta in maniera poco cauta, ha ricavato solo un mare di guai. Inoltre, egli ha qualche scusante. L’idea di un "complotto ebraico", ai suoi tempi, è condiviso da numerose persone, anche all’interno della Francia. La donna americana che lo scrittore ama, Elizabeth Craig, senza riuscire a conquistare, si sposa con un ebreo.
Eppure, l’antisemitismo di Céline continua ad apparire sconvolgente per chiunque abbia apprezzato i suoi capolavori, in primis Viaggio al termine della notte ma anche Morte a credito. Chi abbia terminato la lettura di Viaggio, riemergendo da quello straordinario gorgo di parole, si meraviglierà non solo che Céline fosse antisemita, ma che abbia potuto prendere in considerazione una qualsivoglia idea politica. Ci si potrebbe, come minimo, aspettare da lui l’indifferenza di uno Schopenhauer o di un Leopardi per tutto ciò che va oltre l’orizzonte dell’esistenza pura. Viaggio è la storia di un uomo ridotto all’osso, alla sua essenza basilare, che guarda con ironia non solo la guerra - che viene ridicolizzata fin dall’inizio in tutti i suoi aspetti - ma qualunque atteggiamento che voglia essere altro rispetto a quello che è intimamente. L’essere umano, in quanto tale, soffre e di certo non può essere salvato dalla società né, tantomeno, da uno scontro tra nazioni. Non si può credere che lo scrittore potesse delirare sull’alleanza della Francia con la Germania o peggio ancora su uomini migliori di altri in virtù della loro razza. Con i suoi pamphlet antisemiti, dunque, Céline sembra aver tradito prima di tutto se stesso, il suo meraviglioso senso dell’umorismo, perché Viaggio al termine della notte, mentre svela il nulla dell’esistenza come pochi altri romanzi sanno fare, ti spinge al contempo a ridere fino alle lacrime. L’ironia di Céline è dissacrante, sempre pronta a svelare il risvolto artefatto, paradossale, di ogni tragedia. Il percorso drammatico che il libro di Lucette svela, invece, appare tremendamente serio, tremendamente contrario al suo stile. Per questo, dunque, continueremo a lungo a chiederci perché Céline fosse antisemita e probabilmente finiremo per aggiungere questo mistero ai tanti, inesplicabili, che fanno parte dell’animo umano.
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ottima recensione...