Cervelli fritti per merenda di Simone Nepa

Simone Nepa, classe 1979, romano d’origine, da qualche anno vive a San Benedetto del Tronto. Inizia a scrivere da giovanissimo, quando scopre Hemingway e Carver.
Cambia molti mestieri, dal facchino al barista, da addetto alla sicurezza al corriere espresso. Poi si dedica alla ristorazione, dove si cimenta come cuoco. Intanto studia cinema, legge tantissimo e scopre Céline e Bukowski, Fante e Genna.
Alla lettura intreccia la scrittura. Il suo ultimo libro si intitola Cervelli fritti per merenda ed è stato pubblicato da Giovane Holden Edizioni nel 2021

Un libro che copre vari generi, dalle caratteristiche precipue, le più svariate, per cui:

Pulp, eccessi, solitudini, psicosi e un senso di vuoto che toglie il respiro.

Costituito da otto racconti, è una piacevole, quanto inusuale, scoperta.
Sono spaccati di vita variopinta, ad iniziare dal primo intitolato Il mattatoio delle anime dannate: con protagonista assoluto lo squallore della civiltà moderna; per poi passare a Lilly, una bambina abusata che si racconta minuziosamente; all’innocenza della carne, dove un brutto crimine viene sviscerato nei dettagli più raccapriccianti.

Sono racconti brevi intessuti di lirismo, ricchi di violenza come di sarcasmo, di cieco egoismo come di buffa ironia. Racconti assunti a paradigma di vita, dove l’uomo e la sua anima vengono esaminati nella loro interiorità sino nei più intimi recessi.
Ne scaturisce un dipinto realistico di un mondo corrotto, sull’orlo di una contingentata pazzia, assunta agli onori della cronaca.
Una carrellata di personaggi vari, testimoni muti e coscienziosi di una realtà che va mutando, insensibile ai più, che si domanda e sa attendere.
Scritto con una prosa netta, efficace, tagliente, il libro offre una lettura differente, ma che colpisce per singolarità e rara sensibilità letteraria.

Un romanzo “alternativo”, frutto di una umanità preda di sé stessa, che non si capacita della propria perdizione.

Ero fuori da tutto, fuori da ogni gioco, fuori da ogni campionato. Intelletto,
aspirazioni, un senso qualsiasi, tutto era finito nella tazza del cesso. E mi ero immerso non per recuperarli, ma per finire nello scarico anche io, per condividerne la stessa sorte.