A Civitella del Tronto con i soldati del Re
- Autore: Francesco Maurizio Di Giovine
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
Il 26 ottobre del 1860 ebbe inizio l’assedio di Civitella del Tronto, quella che sarebbe stata l’ultima roccaforte del Regno delle Due Sicilie a cadere in mano al nemico. Civitella si arrese il 20 marzo 1861, dopo una lotta coraggiosa e testarda, e da allora divenne un luogo simbolo della resistenza opposta dai legittimisti alla rivoluzione. Il Regno d’Italia era stato proclamato tre giorni prima, il 17 marzo del 1861.
A questi fatti e al destino dei reduci lealisti, Francesco Maurizio Di Giovine ha voluto dedicare un romanzo storico: A Civitella del Tronto con i soldati del Re, edito alla fine del 2016 per D’Amico Editore.
Già autore di diversi saggi, questa volta Di Giovine ha scelto di mescolare la realtà storica alla fantasia, per raccontare un’avventura che offre tante lezioni buone per il nostro presente. Il protagonista del libro è l’ingegner Ludovico Quandel, un ex ufficiale borbonico, caparbiamente impegnato nella stesura di alcune opere dedicate alle vicende del Regno scomparso e dei suoi avi; egli si presenta come un’incarnazione dell’uomo della tradizione, che lotta contro l’oblio selettivo e contro quella modernità che vorrebbe trasformare gli esseri umani in creature a-storiche (cioè senza storia), che ignorano il loro passato e, conseguentemente, la loro identità. L’uomo a-storico, impotente, sottomesso e indifeso, è più facile da convertire: è un recipiente vuoto da riempire e può cadere vittima di qualsiasi setta, mentre l’uomo della memoria fatica a farsi abbindolare dai demagoghi.
Nel 1886, a distanza di venticinque anni dalla fine del Regno delle Due Sicilie, Quandel decide di convocare il maggior numero possibile di uomini legati al vecchio ordine per organizzare una commemorazione a Civitella del Tronto. Il gruppo è formato da fedelissimi che non bramano alcuna sommossa, ma restano fermi nell’idea di non compromettersi con il nuovo regime:
"Ciò che era avvenuto dopo la partenza del Re Francesco II aveva decretato la loro morte civile. E perciò si erano maggiormente attaccati a particolari forme esteriori per ricordare a tutti chi erano stati e a cosa erano ancora attaccati".
Pianificando la loro impresa, i militari riportano a galla nomi e vite dimenticate; intanto osservano i nuovi traguardi del progresso positivo e necessario che (non senza difficoltà) avanza in tutta la Penisola, ma con amarezza constatano anche il persistere delle piaghe antiche e moderne che affliggono i popoli della “nuova Italia”: miseria, povertà ed emigrazione.
Informate dell’adunata, le autorità italiane decidono di non bloccare la manifestazione, ma di limitarsi a inviare dei militari in paese, al fine di vigilare sul rispetto dell’ordine costituito e controllare che non vi sia alcuna infrazione. È un segno di pacificazione, i tempi erano cambiati e i figli più giovani del meridione erano arruolati nell’esercito italiano, dove non cessavano di dare prova del loro valore.
Questo racconto ci narra gli sforzi di un gruppo di nostalgici, di reprobi, di persone che hanno scelto di non arrendersi: sono degli irriducibili, ma non hanno alcun desiderio di polemizzare, di istigare alla guerra in armi o di dare scandalo e chiedono solo di continuare a esistere dignitosamente:
"Non attendevano altro che andarsene in pace, con la sola ambizione di essere rimasti fedeli agli ideali della gioventù".
Di Giovine ha scritto un libro ricco di insegnamenti spirituali, che ci restituisce delle dimostrazioni commoventi di cosa siano la correttezza e il senso dell’onore. Lo stile semplice che l’autore ha adottato per esprimere i concetti più alti della civiltà cristiana e le sue parole piene di passione possono scaldare il cuore dei lettori sensibili.
La sconfitta forgia il carattere degli uomini e da essa possono anche nascere le ragioni di una vittoria, sia pur in un altro tempo, in un altro ambito e in un’altra occasione. Ma c’è anche un’altra morale: la riflessione sulla sconfitta è dolorosa, ma doverosa. In questa analisi si deve avere la forza di superare la tendenza a trovare scusanti e il vizio di attribuire agli altri le responsabilità di un insuccesso. Il sacrificio non è mai inutile e il valore di ogni singolo gesto che sia di esempio morale è eterno e degno del rispetto di tutte le persone per bene. Quando la battaglia è persa e si ha la consapevolezza di aver fatto il proprio dovere sino all’ultimo si può tornare alla vita di ogni giorno, continuando ad affermare le proprie convinzioni seguendo la sola strada possibile: quella di un’esistenza riservata, ma onesta e virtuosa.
C’è da augurarsi che A Civitella del Tronto con i soldati del Re sia presto riproposto in una nuova edizione.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A Civitella del Tronto con i soldati del Re
Lascia il tuo commento