Coco. Una fiaba moderna all’insegna dell’eleganza di Annemarie Van Haeringen

“Coco. Una fiaba moderna all’insegna dell’eleganza” (White Star, 2016, titolo originale Coco and the little black dress, traduzione di Simona Pettinari) di Annemarie Van Haeringen, è la storia di Coco Chanel, pseudonimo di Gabrielle Bonheur Chanel (Saumur, 19 agosto 1883 - Parigi, 10 gennaio 1971), celebre stilista francese.

“Nello stanzone dell’orfanotrofio dove vive, Coco sospira davanti alla montagna di lenzuola ancora da stirare prima di poter andare a dormire”.

La piccola Coco, “esile e leggera”, era stata affidata alle suore della congregazione del Sacro Cuore presso l’orfanotrofio di Aubazine, nella regione francese del Limosino. Il padre Albert, venditore ambulante aveva preso questa decisione dopo la morte della moglie Jeanne. Coco, sempre stanca e affamata, soffriva per la risoluzione paterna non riuscendo a trovare un senso alla sua sorte sentendosi rifiutata. La bruna bambina era oberata dai lavori domestici e spesso i suoi occhi facevano fatica a seguire il filo del ricamo:

“Sognanti cercano altri disegni, fuori dalla finestra”.

Ogni tanto Coco riceveva il permesso di uscire dall’edificio per distrarsi e non sentire il fastidioso odore del sapone verde per lavare le lenzuola. L’undicenne ragazzina era la migliore nel cucito. L’instancabile lavoratrice era capace di lavorare all’uncinetto e a maglia, rammendare, ricamare e rimagliare calze. Coco era consapevole che, uscita dall’orfanotrofio, avrebbe dovuto guadagnarsi da vivere. Infatti, la futura grande stilista, una volta lasciato quel triste luogo, aveva trovato un lavoro come cucitrice e di sera un ingaggio come cantante e ballerina presso un locale. La ragazza aveva come obiettivo di diventare ricca e famosa. All’età di circa venticinque anni Coco era andata a vivere nel maestoso e imponente castello del suo ricco fidanzato Etienne. Nell’abitazione, piena di tappeti dai colori magnifici e con le maniglie d’ottone delle porte risplendenti come oro erano spesso ospiti borghesi e aristocratici che trascorrevano il tempo tra feste, corse dei cavalli, gite al mare e battute di caccia. Gli occhi svegli e intelligenti di Coco osservavano con attenzione uomini e donne chiedendosi come facevano a muoversi con quei vestiti addosso. Per non parlare dei cappelli: chi riuscirebbe anche solo a pensare con un piccione morto in testa? Lo stesso dicasi degli strettissimi corsetti. Coco aveva imparato a cavalcare anche per appartenere al luccicante mondo dei ricchi indossando non scomode gonne ma pantaloni da equitazione di foggia maschile. La graziosa mademoiselle veniva invitata alle corse di cavalli e per l’occasione Coco esibiva come cappelli pagliette da uomo decorate a suo gusto. Il successo era stato immediato e tutte le mesdames volevano quei copricapo così carini.

Deliziose immagini, che appaiono come figurini, illustrano tutto l’estro di una grande donna che ha creato uno stile inconfondibile coniugando comodità, lusso ed eleganza. L’impagabile creatività di Coco, dalla petite robe noire al profumo Chanel N° 5 passando per il semplice tailleur Chanel, che veste come una seconda pelle, ha concepito icone di stile intramontabili. Un incantevole volume che sottolinea che la caparbietà e il talento non possono che premiare.

“La piccola orfana esile che cuciva e stirava lenzuola è diventata un gigante della moda”.