Commedia nera n. 1
- Autore: Francesco Recami
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2017
Sono un’assidua lettrice di Francesco Recami, e dunque molto curiosa di questo nuovo libro con il quale l’autore cambia genere, inaugurando
“una nuova serie spietata e agrodolce”.
Infatti la consueta ironia, il gusto del paradosso, l’uso continuo del sarcasmo sono presenti anche in questo romanzo, ma diventano addirittura eccessivi nel raccontare la vicenda surreale di Antonio Maria Cotroneo, ex sarto da uomo, ora segregato in casa dalla moglie, la potentissima commissario di Pubblica Sicurezza Maria Antonietta Salvatores, che dopo un matrimonio apparentemente felice durato poco e la mancanza di figli dovuta, sembra, alla insufficiente potenza virile del minuto Antonio Maria detto Pupo, ha espulso il sempre più depresso marito dal talamo, sostituendolo, data la sua insaziabile voracità sessuale, con agenti di polizia adibiti al suo soddisfacimento, al culmine del quale la prorompente vitalità della bella commissaria si esplica in una canzone, Vola via tempesta, non turbar molesta, segno del raggiunto piacere, qualunque sia il partner. Il marito invece, privato della libertà, del denaro, sottoposto alla cura di potenti psicofarmaci, costretto a cucinare manicaretti per la moglie che giunge a casa affamata, dopo una giornata di duro lavoro, indagini complesse, casi difficili, interrogatori spietati, sogna di uscire da quella claustrofobica prigionia, che si aggrava, talvolta, quando ad ogni infrazione alle regole che lui ha sottoscritto imposte dalla sua aguzzina, viene rinchiuso nella
“cella di rigore”.
Lo stanzino delle scope, con l’asse da stiro, i detersivi, e una musica incessante di canzoni anni ’80, Rettore e Loretta Goggi, lo vede prigioniero per giorni interi, sempre più stressato dalla claustrofobia, sempre più deciso a fuggire da quella prigione divenuta ormai una insopportabile tortura. I suoi goffi tentativi di evasione, al limite del comico e del rocambolesco, finiscono tutti malissimo: il pover’uomo letteralmente precipita in situazioni sempre più ingarbugliate, tornando praticamente distrutto nel fisico e nella psiche ormai devastata nelle mani della sua carceriera, sprezzante, feroce, spietata, minacciosa, affamata di cibi ben cucinati. Ai tentativi di fuga si sostituiscono quelli di provare ad uccidere la sua stessa carnefice, e, dopo aver escogitato sistemi astrusi e prove sballate, il cornuto ma in fondo coraggioso Pupo (Antonio Maria) decide che l’unico modo per uscire definitivamente dall’inferno non può che essere il suicidio. Si prepara coscienziosamente a questo complicato passo, il nostro piccolo uomo, e qui, nel finale, Francesco Recami gioca la sua carta vincente.
Il romanzo è opera di uno scrittore consumato, che fa dell’ironia nera la sua maggiore caratteristica stilistica; divertente, imprevedibile, scoppiettante, la narrazione procede verso l’imprevisto finale con garbo, e ci racconta in modo surreale cosa può diventare un soffocante rapporto coniugale a parti invertite. Nel tempo degli omicidi in serie di tante mogli, compagne, nel tempo dei maschi assassini, dei femminicidi ricorrenti nelle cronache, Francesco Recami costruisce un personaggio femminile violento e spietato, un maschio fragile e impaurito, una situazione narrativa antifrastica di grande suggestione. La storia va un po’ troppo per le lunghe e finisce per essere talvolta ridondante, ma è certamente efficace ed originale. Da leggere per ridere amaro, per ragionare sulla violenza domestica e sui poteri intoccabili di certe posizioni, come ad esempio quella di una commissaria di polizia, che non somiglia affatto agli eroi “maschi”, capace di far crollare un potente mafioso, solo perché lo interroga nudo, seduto per ora su una sedia, con il suoi membro virile sempre più piccolo e fotografato… altro che agrodolce! Parteggiamo tutti per il disgraziato marito, una volta tanto.
Commedia nera n.1
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Come sempre, bellisima recensione, raffinata e esaustiva di ogni carattere del romanzo.
Pur essendo un’appassionata lettrice di Recami, questo romanzo mi ha proprio infastidito.
Non amo il grottesco. Ma se grottesco deve essere, non puo’ superare le 100 pagine...
Qui Reacami si dilunga troppo, ripetendosi spesso. Certo, il genio magico spunta fuori, ma Armando Consonni e tutte le case di Ringhiera sono i miei preferiti.