Confessione di mezzanotte
- Autore: Georges Duhamel
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2023
Un bellissimo romanzo del 1920 di Georges Duhamel, autore francese candidato numerosissime volte al Nobel per la Letteratura, pubblicato per la prima volta in Italia da AGO Edizioni, una nuova casa editrice il cui intento, secondo il direttore editoriale di Andrea Crisanti de Ascentiis, è recuperare il patrimonio letterario del Novecento. AGO Edizioni debutterà da ottobre nelle librerie con proposte letterarie di romanzi inediti e testi pubblicati nel secolo scorso, allo scopo di intessere un filo diretto di corrispondenze tra il libro e i suoi lettori.
Confessione di mezzanotte di Georges Duhamel (traduzione di Caterina Miracle Bragantini) narra la storia di Louis Salavin, giovane impiegato, che perderà il posto di lavoro per un suo gesto di follia. Preoccupazioni e pensieri si alterneranno mentre l’uomo vaga alla ricerca di sé stesso in una Parigi di inizio Novecento, nel Quartiere Latino tra case modeste di lavoratori e famiglie molto umili.
Salavin è il primo antieroe della letteratura moderna, “immerso nel disagio morale di fronte all’incapacità di cambiare vita” che ispirerà Sartre, Céline, Camus. Un personaggio drammatico, struggente, pieno di umanità che metterà in discussione la vita, il suo significato e la società stessa.
Sono un uomo comune, un uomo insignificante, sì, sì, insignificante... tutte le mie avventure mi sono capitate dentro.
Georges Duhamel, nato alla fine dell’Ottocento a Parigi, era un medico con la passione della scrittura. Dopo essere stato comandante delle ambulanze chirurgiche durante la Grande Guerra, al termine del conflitto rinunciò alla professione per dedicarsi alla letteratura. Ritornò a essere chirurgo allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Scrittore prolifico con il suo Confessione di mezzanotte ha vinto nel 1950 il Grand Prix des meilleurs romans du demi-siecle e Le Figaro Littéraire lo ha inserito nella sua lista tra migliori romanzi della prima metà del XX secolo.
Il protagonista del libro di Duhamel, Louis Salavin, ha appena compiuto trent’anni, e dopo aver girovagato per giorni tra le strade di Parigi, seduto in un bar racconterà di sé,“ un eloquio imperioso spesso perentorio”, a un avventore che lo ascolterà. Viveva in casa con l’amata madre vedova che si adoperava in lavori di sartoria con la giovane Marguerite; fin da piccolo senza padre aveva pochi amici tra i quali Lanoue, insieme dall’infanzia. Era un tipo silenzioso, alto e magro, senza nessun talento e fino a poco tempo prima lavorava come modesto impiegato nella Socque e Surean, una ditta con duemila addetti. Il suo compito, nell’arco di cinque anni, era stato correggere testi. La mattina del suo licenziamento era iniziata con lo squillo fastidioso di un campanello che sembrava gli trivellasse il corpo, “che infilzasse i suoi pensieri” e che interrompesse persino i battiti del cuore. Vedeva dalla sua scrivania i dattilografi picchiettare sulle tastiere come alienati, altri con i registri da copiare che serravano le mascelle. Gli odori di quegli uomini si fondevano e si rimescolavano tra loro.
Al cospetto del signor Sureau, d’improvviso Salavin allungò il braccio puntando l’indice verso l’orecchio del dirigente e lo afferrò. Dopo il fatto venne condotto via e immediatamente licenziato.
Quel giorno ho misurato, visitato, profondità dalle quali il mio animo non può più riemergere. C’è stato uno squarcio tra le nuvole e io, per un istante, ho visto con chiarezza l’abisso.
Perdere il lavoro lo porterà ad affrontare una serie di riflessioni e domande su sé stesso e sulla sua vita.
Avevo l’anima di una crisalide e non avevo fretta di rompere il mio guscio.
Con i suoi pensieri amari attraversava Parigi, vagando dal ponte d’Austerlitz al Jardin des plantes, pensando a come doveva dare la notizia alla madre che viveva solo grazie a una piccola rendita e al suo lavoro.
Forse come un uomo che aveva subito un’ingiustizia?
Louis detestava la menzogna, per lui era già difficile districarsi nella verità. Un turbinio di pensieri lo porterà a ritenere la madre l’unica responsabile delle sue sfortune: aveva voluto che studiasse e lo aveva spinto poi a cercare incarichi lavorativi incompatibili con il suo carattere. Una vera tempesta era in lui.
Sono abituato a vivere sotto lo sguardo di mia madre. Sono abituato a questo sguardo che mi avvolge, mi penetra, scivola sul mio viso, vaga tra i miei capelli, come una mano, come un soffio.
Sentiva di aver rotto gli ormeggi e di essere libero e infelice come gli pareva. Una rivoluzione si era compiuta dentro di lui. Rimandare la vita a un nuovo momento: era come il fluire di un fiume dentro di sé, che a volte diveniva una corrente tumultuosa e lui era cosciente di doverla contenere.
Alzarsi tardi la mattina era una piacevole sensazione nonostante i pensieri, avere tempo per sé stessi e vagare a caso per le strade. Parigi era grande, e dentro vi era il suo villaggio, la sua piccola patria. Infelicità, pensieri amari, odiosi trovavano asilo nella sua anima e anche le piccole gioie, quando andavano via, lasciavano un dolore troppo crudele.
Non nascondo di aver pianto. Devo già fingere troppe cose, posso almeno confessare queste lacrime: devo loro il momento migliore della mia vita.
Confessione di mezzanotte è un romanzo sorprendentemente affascinante: coniuga l’introspezione alla riflessione sulla vita, sulla famiglia, sul lavoro, sulla nostra storia, sulla condizione umana.
Un’opera modernissima e attuale sull’incapacità di vivere e di amare, una lettura intensamente seducente.
Confessione di mezzanotte
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