Confessioni di un ribelle irlandese
- Autore: Brendan Behan
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2010
“Il cuore più grande che abbia battuto in Irlanda negli ultimi quarant’anni. Flann O’ Brian“
Poco più di cinquant’anni fa, il 20 marzo del 1964, moriva all’età di 41 anni al Meath Hospital di Dublino, Brendan Behan, scrittore, drammaturgo, bevitore incallito, uomo di spirito e di azione, una vera leggenda irlandese. Confessioni di un ribelle irlandese, la sua autobiografia postuma, è il racconto orale della sua vita che venne raccolto dalla giornalista ed editor inglese Rae Jeffs, munita di microfono e che lo affiancò nella stesura del libro. Behan ormai non scriveva più a causa del diabete e degli effetti dell’alcol che lo stavano consumando. La scrittura era una sua grande passione, insieme al sogno di un’Irlanda socialista. Behan scrive come uno che sta parlando si dirà di lui ed è proprio vero. Nel gesto di averla scelta e di narrarsi a lei, inglese, appartenente ad una nazione contro la quale Behan aveva combattuto, e di credo politico opposto, le fece comprendere da subito la grande nobiltà d’animo dello scrittore. Un visionario comunista, militante dell’IRA, irriverente cattolico, impavido, un po’ nichilista, sembrava condividere la sua esistenza ribelle e le sue dipendenze con altri scrittori del suo tempo, William Burroughs e Dylan Thomas. Ma possedeva qualcosa di speciale, l’appartenenza ad una terra che tramandava ai suoi figli eletti il senso segreto della lingua (James Joyce) e dell’arte della parola (Oscar Wilde), come del silenzio fecondo di vita (Samuel Beckett). A quattordici anni militava nel Fianna Eireann, l’organizzazione giovanile dell’IRA e a sedici venne arrestato in Inghilterra per una missione sovversiva e condotto nel carcere minorile di Borstal, che darà il nome al romanzo autobiografico del 1958, Il ragazzo del Borstal. Ne uscirà qualche anno dopo per buona condotta, con un attestato di non mettere mai più piede in Inghilterra perché persona non gradita e imbarcato su di una bagnarola, una mattina all’alba, per far ritorno in Irlanda.
“Nella nebbia non riuscivo a scorgere le belle colline della santa Irlanda, ma potevo sentire l’odore inconfondibile di generazioni di miei compatrioti e trattenni le lacrime che premevano per essere lasciate scorrere. Tutti gli angoli di un paesaggio familiare erano lì, come se non li avessi mai abbandonati, e lo avevo tenuti sempre in mente, come se fossero stati di fronte ai miei occhi.“
La letteratura, la musica (cantava inni lealisti) erano passioni importanti nella sua vita come in quella della sua famiglia, e principalmente la politica. Behan l’aveva nel sangue: il padre aveva combattuto nella guerra d’Indipendenza, la madre era di convinte idee socialiste ed un suo zio aveva scritto l’inno nazionale irlandese, The Soldier’s Song. Vivrà di nuovo la difficile esperienza del carcere. Nel giorno della commemorazione della rivolta di Pasqua, nella primavera del 1942, da poco ritornato in patria, aveva impugnato una pistola e si era messo a sparare alla polizia. Il soldato repubblicano più catturato della storia d’Irlanda, si definì. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, Behan tornerà a Dublino, inizierà a lavorare come imbianchino e a scrivere, divenendo corrispondente da Parigi per l’Irish Time e mantenendo attivo il suo impegno nell’IRA. Avventure, canti patriottici, tormentate vicende e grandi sbronze, sono le confessioni sincere di un ribelle irlandese. Un libro intenso, ricco di storia e di passioni, di flussi di ricordi, di ballate celtiche e di un umorismo arguto ed intelligente.
“Se proprio devo essere qualcosa, sono un uomo di lettre: uno scrittore, parola che in realtà non significa proprio niente. Ma non ho mai pensato altro di me, nemmeno a quattro anni quando, secondo il racconto di mia madre, mentre andavo a comprare il pane raccoglievo ogni singolo pezzo di carta che trovavo sulla via per poter leggere un po’. Eppure lei non ha mai approvato le mie velleità letterarie. Che Dio ci protegga da poeti e drammaturghi, diceva. E così, in silenzio e con volontà di ferro, scrivevo racconti, bozzetti per commedie e molte poesie.”
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