Conosci te stesso. Gli slogan più famosi della filosofia

A cura di Donald Draper

Leggi slogan e pensi subito alla pubblicità con le frasi a effetto punteggianti la nostra vita quotidiana in tv, alla radio, sui giornali, per strada e via dicendo, immancabilmente pronte ad esaltare l’ultimo modello di cellulare o l’auto dai mille comfort. Oppure pensi alla politica con i suoi leit-motiv, detti, motti fragorosi, convincenti, roboanti, tipo quelli proclamati da Berlusconi o dal suo emulo di Pontassieve, Renzi.

Lo slogan invece è qualcosa di ben più serio ed educativo se associato alla filosofia.
Il termine trova origine da sluagh-ghairm - come spiega Donald Draper in premessa al presente libretto -, che non è l’onomatopea di quando si gorgheggia durante i gargarismi, bensì una locuzione gaelico-scozzese il cui significato è “grido di guerra”.
Infatti, poche parole messe insieme in modo appropriato - occorre abilità intuitiva - possono costituire un potente detonatore espressivo inimmaginabile, assai più efficaci di mille discorsi, capaci di stimolare riflessioni a non finire. E’ possibile condensare un pensiero, un’idea, un concetto, anche il più complesso, in una noce di precetti profondi, sottili, penetranti.

Il “Conosci te stesso” di Chilone spiega molte più cose rispetto a un ponderoso trattato dell’animo umano.

“La parola è l’ombra dell’azione”

ricorda Democrito, in particolare a chi ama riempirsi la bocca di tanto bel parlare.

“La più grande ricchezza è bastare a se stessi”

insegna Epicuro (come dargli torto).

“L’autorità, non la verità, fa la legge”

diceva Hobbes.
L’“Esistere significa poter scegliere” di Kierkegaard sembra ritagliata a bella posta per tanta gente abituata ad assecondare la volontà altrui.
E ce n’è una anche per chi ripone fiducia nella classe politica, sentenziata da quella volpe di Machiavelli:

“Governare è far credere”.

Opuscoletto intrigante e di gran peso specifico da assaporare nei momenti di pausa, magari durante un viaggio in treno - come ha fatto il sottoscritto - , invece di stare lì intenti a ticchettare compulsivamente con le dita la tastiera dell’inseparabile notebook o solleticare su e giù il display del preziosissimo smartphone.
Dopo tanta saggezza a profusione, in appendice vengono richiamate delle telegrafiche biografie di questi maestri di pensiero.