Conquisterò Manhattan di Judith Krantz

Un nuovo anno di solito si dovrebbe iniziare con un capolavoro, ma il tempo che passa può essere scandito anche dal ricordo della mediocrità del passato. Vi ricordate i romanzi spazzatura americani degli Eighties? Sesso, intrighi familiari, un gruppo di donne ricche e spietate, un finanziere senza scrupoli e soprattutto soldi, soldi, soldi, l’idolo del decennio. I costumi sessuali sono facili, ma quello che viene proposto è di solito l’avidità, il rampantismo, lo yuppismo.
E Judith Krantz con "Conquisterò Manhattan" non fa eccezione.

Autrice osannata come Jackie Collins o Harold Robbins, i suoi romanzi hanno per protagoniste donne bellissime, con un passato difficile e vogliose di far carriera.
"Conquisterò Manhattan" è la storia di Maxi Amberville, bella donna da jet set, giornalista a tempo perso fino a quando con la morte del padre non eredita un impero editoriale immenso. La sua eredità viene insidiata dallo zio Cutter, personaggio cattivo da romanzo d’appendice, che la ostacola in tutti i modi.
Maxi inoltre è divorziata da Rocco Cipriani, art director della rivista del suocero, e cerca di dimenticarlo senza riuscirci, mentre è madre di un’undicenne scatenata. Già con questi ingredienti il romanzo è una sequela di luoghi comuni, ma ad aggravare il tutto è il lungo flashback sulla vita dei genitori di Maxi e altri parenti che fanno apparire plausibili le rivendicazioni di Cutter. Si intuisce come andrà a finire la storia, ma l’autrice per movimentare l’intreccio, introduce vicende di personaggi minori, come l’amica di Maxi, India, bellissima attrice e del fratello cieco di Maxi stessa.

Una curiosità: chi volesse leggere questo libro vedrà introdotto in una scena un personaggio di attualità molto noto oggi, come fosse un cammeo, ma non dico altro.
Concludendo ribadisco il concetto che il passato si può ricordare anche con quello che noi ci lasciamo dietro e ciò di cui ho parlato è veramente un orrore da antiquariato.