Contro l’astrologia. Opuscoli satirici sull’arte di interpretare le stelle
- Autore: Jonathan Swift e Benjamin Franklin
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2019
A sentir parlare del reverendo Jonathan Swift molti pensano alle improbabili avventure di Gulliver – non c’è dubbio – ma molti meno, forse, si addentrano nel fitto della foresta disseminata di polemiche, sconvolta da battaglie libellistiche e dispute a fil di penna che lo hanno visto partecipe nel primo Settecento. Se in queste vesti lo si vuole conoscere meglio, Swift merita di essere letto anche come autore dei testi che compongono la raccolta intitolata Contro l’astrologia. Opuscoli satirici sull’arte di interpretare le stelle (Edizioni Clichy, collana Père Lachaise, 2019), tradotta da Romolo Giovanni Capuano.
Le immagini bellicose non sono casuali. Derivano dallo stesso protagonista: il rispettabile astrologo Isaac Bickerstaff, sedicente compilatore di almanacchi, che fa luce sul vero scopo dell’opera grazie a un cognome a dir poco azzeccato. Il verbo to bicker sta per bisticciare, battibeccare; mentre staff indica un bastone o una bacchetta magica, proprio come quella del buon Prospero di shakespeariana memoria. Dunque, tra bastonate e arti divinatorie, Bickerstaff è destinato a darle di santa ragione, anche solo in senso metaforico.
La vittima delle sue false previsioni per l’anno 1708 è John Partridge, uno degli astrologi allora più in vista, discendente di una lunga stirpe di ciarlatani fra cui spiccano John Gadbury, William Lilly e John Heydon. Attivi dai primi decenni della monarchia Stuart fino agli anni della Gloriosa Rivoluzione, queste figure
assursero al rango di vere e proprie celebrità della vita pubblica dell’epoca. (Introduzione, p. 17)
Il botta e risposta tra Bickerstaff e Partridge chiama in causa diversi episodi della vita pubblica di quegli anni, che finiscono per intrecciarsi con problemi più generali di natura religiosa e politica. Swift vuole smascherare la follia nascosta dietro alla credulità, educando i lettori a un sano scetticismo tipico dell’era moderna. Il pericolo degli almanacchi sta nel formulare profezie che si auto-avverano, capaci di influenzare le scelte a priori, distorcendo di fatto il corso degli eventi. La comicità di queste satire – più che nello scherzo di Swift, verrebbe da dire – si annida nelle repliche piccate e seriose di Partridge, il quale diventa suo malgrado capro espiatorio di un mondo che comincia a distogliere lo sguardo dalle stelle. Va notato inoltre che Swift, da pastore della Chiesa d’Irlanda, seguendo il classico binomio cattolicesimo-superstizione, deve trovare irresistibilmente assurde certe frecciate di Partridge, come questa sua chiosa:
Dimostrerò alle persone di giudizio che sono Roma e la Francia a manovrare questa terribile cospirazione contro di me; che il colpevole summenzionato [Bickerstaff] è un emissario del Papa […]; e infine che, nell’attentare alla mia reputazione, Roma e la Francia mirano all’annientamento di tutto il sapere nei nostri regni e, colpendo me, assestano un colpo a tutti i compilatori di almanacchi protestanti del mondo. (p. 113)
Paradosso dei paradossi: il protestantesimo come baluardo di credenze che si addicono ai papisti. Swift non può che riderne.
Bisogna aggiungere che il volume di strampalati almanacchi si chiude con un’appendice d’autore, La burla di Richard Saunders, alias Benjamin Franklin, a Titan Leeds (1732-1740), che dimostra – se mai ce ne fosse bisogno – come a venti anni di distanza la trovata delle finte previsioni sia ancora attuale agli occhi del pubblico, capace di suscitare risate e interesse; e quale seguace migliore di uno dei padri fondatori degli Stati Uniti D’America?
Contro l'astrologia. Opuscoli satirici sull'arte di interpretare le stelle
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