Controstoria dell’Unità d’Italia
- Autore: Gigi Di Fiore
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
Dopo un’interessantissima lezione del Professore Paolo Macry dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ho deciso di approfondire questo tema. Credo d’aver cominciato dal libro sbagliato però.
Negli ultimi tempi si sono susseguiti i testi basati su una rivisitazione del Risorgimento: non più momento di unità nazionale ma di annessione violenta di uno Stato a un altro. Questa tesi è stata sposata in particolare da Pino Aprile del quale confesso ho preferito non leggere nulla, ritrovando in quarta di copertina un misto di piagnisteo del tipo “noi stavamo bene come stavamo, è il Nord che ci ha rovinato” e “il Sud è meglio del Nord”.
Premetto che seppure nata in Francia ho vissuto in Italia e a Napoli città per ben dieci anni, il che vuol dire che i problemi meridionali li ho ben presenti, non li nascondo.
Ebbene, questo libro di Gigi Di Fiore, che si presentava un pochino meno revisionista, mantiene invece la barra ben salda verso un’interpretazione del momento di unità nazionale come di un momento di violazione delle norme dell’allora diritto internazionale. Va detto: non solo per quanto riguarda il Regno delle due Sicilie ma anche per quanto riguarda lo Stato Vaticano.
Di Fiore muove la sua analisi dalla metà dell‘800, a partire grosso modo dai moti del 1848 e da quelle che a scuola abbiamo studiato come le guerre di indipendenza dai vari domini che erano sul suolo nazionale fino ad arrivare alla fine dell‘800, passando per lo sbarco dei Mille fino alla guerra al brigantaggio giudicata giustamente come una vera e propria guerra civile.
Il testo è molto ben documentato, vi si legge chiaramente la dedizione dello storico che effettua le sue ricerche negli archivi, leggendo e spulciando carte ma questo buon lavoro scientifico è purtroppo inficiato dal tono sfacciatamente di parte che permea tutta la narrazione. Dando ormai per assodato che l’unità nazionale non avvenne del tutto pacificamente, stridono non poco gli interventi volti a irridere letture storiche diverse da quelle dell’autore, volti a sostenere null’altro che la sua tesi ovvero che l’Unità d’Italia fu cosa meschina operata a danno del Meridione. E questo giudizio, sia chiaro, lo dò da meridionale, stante il dato di fatto che il Meridione di quegli anni non era affatto retrogrado come alcuni vorrebbero o quanto meno certo non più che alcune lande della Pianura Padana.
Complessivamente da leggere per la buona documentazione ma non facendosi troppo affascinare da una posizione troppo di parte.
Controstoria dell'unità d'Italia
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Lo sto per l’appunto leggendo, più che altro per confrontarmi con un’idea di Risorgimento diversa da quella che ho. Beninteso che il Risorgimento italiano l’ho studiato approfonditamente, ma l’approfondimento è pur sempre parziale. Molti meridionali se la prendono con Garibaldi per l’unità d’Italia, senza far differenza tra mazziniani, Cavour, ecc. Per questo motivo ho voluto comprare un libro che sostiene la tesi dei miei interlocutori, ma il cui autore fosse uno storico.
Sono ancora a pagina 60 (la rivoluzione genovese, per intenderci): ma ci si accorge subito della tendenziosità della narrazione perché sono troppo frequenti i giudizi di valore che a uno storico solitamente dovrebbero essere preclusi. Saltellando di pagina in pagina, mi sono stupita, per esempio, dell’ingenuità (finta) di taluni di questi giudizi, come quando si parla della donna di un brigante uccisa, il cui corpo fu "dileggiato ed esposto a futura memoria": trattamento normalmente riservato ai nemici più feroci (quali innegabilmente erano i briganti) e comunque cose che in guerra, purtroppo, accadono.
Insomma, sono d’accordo con te: mi pare molto accurato dal punto di vista documentario, ma anche molto tendenzioso.
E lo dico da studentessa meridionale che - lo devo dire - è contenta dell’unità del nostro paese.