Cosa resterà dei migliori anni
- Autore: Carlo Conti
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2013
La memoria generazionale è “feticista” per accezione, consustanziale a fatti, oggetti, persone sublimati da tempo e nostalgia canagliesca. I “frame” della memoria di gruppo sono dolcificati come zucchero filato e altrettanto irresistibili, ma è inutile fare i cinici, tanto finisce che da lì passano comunque la storia ideale di ciascuno e quella di una nazione. Sotteso a un giocattolo - un’automobile, una canzone, un brand, un telefilm - ci sta un pianeta intero di ricordi che fanno “sensazioni” spiegabili e non spiegabili, che fanno, a volte, persino spleen. Il “come eravamo” attira più del “come siamo diventati”, siti e programmi di estrazione vintage spopolano per questo: a ciascuno la sua curva di memoria bambina, a ciascuno la sua personale recherche condivisa, nostalgiconi che non siamo altro.
Quelli nati e cresciuti a monte dei Sessanta e gli Ottanta novecenteschi (i nostalgiconi, intendo) troveranno pane per i loro denti tra le pagine di questo “Cosa resterà dei migliori anni” che sulla scorta del must televisivo, Carlo Conti cura ed edita per Mondadori. Come recita il sottotitolo trattasi di un “piccolo dizionario della memoria”, che poi, a guardar bene, tanto piccolo non è (oltre 300 pagine con foto), dato che contempla i “tormentoni” più gettonati dell’"altro" ventennio, quello più colorato e formidabile, di nome e di fatto. Dalla A di Adesivi (ve li ricordate, che belli!) alla Z di Zoccoli (balneari, assembleari, femministi), passando per l’imprescindibile 500 della Fiat (molto più che un’automobile, “il ‘motore’ della famiglia italiana, storia di persone, stili di vita, emozioni”), i 45 giri, Rischiatutto, i formaggini, 90° minuto, e persino le palline Clic Clac e il Going (uno dei giochi balneari più fine a se stessi che si siano visti sulla faccia della Terra). Ho contato più di 150 voci ma non sono sicuro di aver tenuto bene il conto, perché questo libro è sostanzioso, nutrito di luoghi dello spirito e altri della fabbrica del marketing, ma si divide anche tra stili di vita (la moda dell’aerobica all’alba degli Ottanta), eventi epocali (lo sbarco sulla luna nel 1969), film (La febbre del sabato sera) e telefilm che, come si dice, hanno segnato un’epoca (Rin Tin Tin, Belfagor, Happy Days, Sandokan).
Il libro è nello stile ironico-accattivante che ben riconosciamo al Conti intrattenitore tv: aiuta a tenere a bada i lucciconi in punta di ciglio (ma quanto tempo che è passato!) e a sorridere persino su questa lunga lista di madeleine che ci hanno fatto diventare grandi, insieme al Paese (beh, insomma, il Paese così così). Sul piano della tecnica narrativa, Carlo Conti non sarà certo Ernest Hemingway ma si fa leggere – giuro – con altrettanto piacere.
Cosa resterà dei migliori anni. Piccolo dizionario della memoria
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