Così viviamo per dire sempre addio
- Autore: Andrea Frezza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2011
Andrea Frezza, nato a Laureana di Borrello nel 1937 e morto a Vibo Valentia nel 2012, è stato regista, critico cinematografico, docente universitario a Berkeley. Ha vissuto a lungo a Hollywood dove è stato anche sceneggiatore. La sua passione per la scrittura si deve all’incontro e all’amicizia con Alberto Moravia ed Elsa Morante quando, ancora giovane, a Roma cerca la strada della sua formazione personale. Molti gli incontri importanti della sua vita e le collaborazioni professionali come quella con Henri Bresson, Orson Welles, ecc.
Il suo ultimo libro “Così viviamo per dire sempre addio” (Rubbettino, 2011) è un verso di Rilke ed è l’anticipazione premonitrice della sua imminente fine. Rappresenta, in qualche modo, un romanzo autobiografico perché anche Matteo, il protagonista, decide di tornare in Calabria negli aviti luoghi ed abita in una piccola casa accanto alla più grande villa di famiglia, la “casa dei ciliegi”, costruzione settecentesca realizzata su disegno di Luigi Vanvitelli. Matteo è l’ultimo della dinastia Santavelica, famiglia che ha inseguito l’amore e la bellezza e per questo vive nel ricordo.
“C’era da aspettarselo nei giorni buoni. Le vecchie famiglie finiscono con un lamento quando rifiutano la crudeltà, l’opportunismo, l’avidità. Il lamento è sommerso dalle urla, dalle ingiurie, dalle minacce, dai ricatti, dal crimine, e nessuno ascolta. L’attenzione cede all’indifferenza. Lo scandalo alla convenienza. Così muore un popolo, non solo una famiglia. Crolla la casa comune, non soltanto la casa dei ciliegi”.
Matteo Santavelica ha perso l’amore della sua vita, la moglie Stella e, da pensionato, torna nella piccola casa che guarda il Tirreno, di fronte allo Stromboli che richiama l’attenzione con “un pennacchietto di fumo come in una cartolina ritoccata”. In questo luogo rievoca la storia dei Santavelica le cui vicende si mescolano con la storia calabrese e italiana e si spingono fino all’America. La storia si svolge dal 1943 al 2009, anche se nel capitolo “Storie di famiglia” la diversità dei Santavelica richiama la storia antica di famiglia, che affonda le radici nella cultura medioevale dei Normanni. La solitudine di Matteo è popolata da ricordi e tra i personaggi c’è il padre di Matteo, Leone, socialista, mandato in Russia che, prima partigiano, comprende poi che non si può raggiungere la democrazia con metodi violenti. C’è la bella Sisina nata in America che, rimasta vedova, rinunciando a privilegi della terra calabra, va in Texas e si mette a lavorare aprendo una bakery. C’è lo stravagante zio Gioacchino e il suo voto di andare a piedi a Gerusalemme, convertito con marce intorno alla proprietà atte a coprire la distanza tra la casa dei ciliegi e Gerusalemme. Molti altri gli episodi e i personaggi che popolano il libro che, attraverso la famiglia Santavelica, diventa la ricerca dell’amore e della bellezza, mali che hanno segnato la decadenza della famiglia, ma che si trovano anche nell’incantevole paesaggio della costa tirrenica a vista sullo Stromboli.
Così viviamo per dire sempre addio (Velvet Vol. 5)
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