Cronache dalle terre di nessuno. Sedici anni da inviato sulla linea del fuoco di Giovanni Porzio

“Cronache dalle terre di nessuno. Sedici anni da inviato sulla linea del fuoco. Guerre, informazione, propaganda” di Giovanni Porzio si legge in un giorno. Spezza il fiato. Apre gli occhi, in caso ve ne fosse ancora bisogno. È autentico. È emozionante. È vero. È un libro del 2007, ma è attuale nella forma in cui è scritto, in quello che racconta e nella miseria che descrive. Reporter in prima linea in zone “calde”, Giovanni Porzio rivela il filo sottile che lega informazione, ribelli che viaggiano su Jeep, rapimenti, guerre, conferenze stampa e servizi da montare, il tutto condito da 32 foto in bianco e nero all’inizio del libro che da sole valgono quanto i suoi racconti. Dalla Desert Storm, la prima guerra mediatica del 1991, in cui le imponenti televisioni americane aumentarono il loro budget per far fronte ai nuovi costi di produzione, nuovi satelliti e spese per il mantenimento di migliaia di persone nel golfo, alla più "grave crisi umanitaria del pianeta" in Somalia nel 2002, passando per Ruanda, lo Zaire con i suoi 40 anni di guerra civile (insurrezioni armate, rivolte contadine e stragi di cristiani), Kosovo, la Palestina, la nuova guerra digitale in l’Afghanistan e la dipendenza di informazioni da Al-Jazeera, l’Iraq e il genocidio del Darfur, dove viene impedito l’accesso ai reporter.

Il mondo è pieno di guerre, per Porzio, intenzionalmente dimenticate. Una lucida previsione di quello che sarebbe successo. Oggi, otto anni dopo la pubblicazione del libro, si può confermare che egli non si sbagliava quando affermava che

"la Guerra santa all’Occidente assume i connotati quasi catartici di una riscossa, di un riscatto il cui prezzo vale il proprio sangue".

Solo chi è stato laggiù poteva capire cosa sarebbe potuto succedere. Da brividi, dall’inizio alla fine.