Figli delle lupe di Luigi Lodola

Figli delle lupe (Echos Edizioni, 2024 ) è il primo romanzo dello scrittore Luigi Lodola, operatore in una RSA del pavese.

È la storia di Clelio e Furio, due autentici amici sin dalla nascita che cercano, con metodi leciti ma anche illeciti, di liberare le loro madri, schiave, che purtroppo frequentavano il lupanare di Pompei. Il lupanare era dove le donne, dette “lupe”, si prostituivano per il piacere di senatori e altre persone influenti; erano delle vere e proprie cosiddette “case di tolleranza”.
Il racconto è un susseguirsi da parte di Clelio e Furio di fatti, condizioni, momenti molto duri per cercare di liberare le loro madri da una situazione sociale molto umiliante. In questo loro tentare di riscattare le proprie madri, oserei dire, Clelio e Furio si imbattono anche in una donna molto influente dell’epoca che li coinvolgerà in un complotto quando a Pompei la terra iniziò a tremare, mettendo alla luce una leggenda che narra come, sotto al Monte Vesuvio, ci siano delle dimore del Dio Vulcano. Naturalmente la gente inizia a fuggire e la catastrofe impellente cercherà di impedire ai figli delle lupe di dare seguito alla loro missione di liberare le madri.

Il libro di Luigi Lodola è scritto in uno stile molto lineare, ricco di particolari che ci fanno rivivere, e al meglio, la vita romana dell’epoca, anche se ambientato a Pompei a cavallo dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Assistiamo, procedendo nella lettura del romanzo, a una società romana vissuta dal basso, dove i potenti sono lo sfondo e gli umili i veri e autentici protagonisti. Come dimostrato in moltissimi romanzi, che fanno riferimento a epoche differenti, se non ci fossero gli umili e i popolani, la vita non scorrerebbe solo per le persone influenti, per coloro che sfruttano i più deboli.
Nel narrare tutto questo Luigi Lodola, appassionato e studioso di storia romana, è riuscito a creare un romanzo storico raffinato, vicino alla perfezione, e gliene dobbiamo dare atto in quanto ha consultato diversi scrittori latini dell’epoca che hanno descritto la società romana. Trasformare il tutto in un romanzo, e con uno stile lineare, come scrivevo poc’anzi, non è assolutamente facile, ma l’autore ci è riuscito benissimo in quanto per lui narrare questi fatti lo appassiona molto.
La prosa è molto scorrevole e invita a seguire il discorso logico, che lo scrittore vuole, oserei dire, tramandare. Ciò dimostra che ogni epoca si ripete: gli umili sono umili, i potenti sono i potenti, ma la società è e sarà sempre di entrambi, e ciò non si può modificare solo a favore dei cosiddetti potenti.
Figli delle lupe è un inizio di una buona carriera di scrittore.