Noi siamo grandi come la vita di Ava Dellaira

Noi siamo grandi come la vita (Sperling & Kupfer, 2014, trad. di Chiara Brovelli) è il primo romanzo di Ava Dellaira, autrice nata a Los Angeles ma cresciuta ad Albuquerque in New Mexico. Dopo essersi laureata alla University of Chicago e aver conseguito un Master in scrittura creativa all’Iowa Writers’ Workshop, decide di tornare a Los Angeles con l’aspirazione di diventare una sceneggiatrice. Qui, l’incontro con Stephen Chbosky - autore di Noi siamo infinito - si rivela fondamentale per l’inizio della sua carriera.
Il primo ricordo che Ava ha della scrittura risale alla seconda elementare, quando le era stato chiesto di scrivere una poesia sulle cose che le piacevano e sul perché e, tra cose più semplici come arcobaleni e gatti, scrisse: “Amo mia mamma perché…”. Il non riuscire a completare la frase la portò alla consapevolezza del divario tra sentimenti e parole che abbiamo a disposizione per esprimere ciò che proviamo. Ed è proprio alla vita e alla morte improvvisa di sua madre che è ispirato questo libro.

Forse, quando riusciamo a raccontare le nostre storie, per quanto spiacevoli, non vi apparteniamo più. Sono loro che diventano nostre. E forse, in realtà, crescere significa capire che non dobbiamo essere semplici comparse, costrette ad andare dove indica la storia. Significa capire che invece possiamo esserne gli autori.

Un nuovo anno scolastico è cominciato e la Professoressa Buster assegna ai suoi alunni un compito:

“Scrivi una lettera a una persona che non c’è più.”

Laurel potrebbe scrivere a sua sorella maggiore May, morta recentemente in un incidente, ma non è ancora pronta a farlo e indirizza la sua lettera a Kurt Cobain, cantante che May amava molto. Questa lettera è solo il punto di partenza per molte altre, dirette a personaggi famosi morti in giovane età e in alcuni casi accomunati da una vita segnata dall’abuso di droghe e alcolici, come Janis Joplin e Amy Winehouse.
Per Laurel - adolescente timida e introversa - sua sorella era perfetta, bellissima e un punto di riferimento dopo la separazione dei loro genitori e il trasferimento della madre in un altro Stato. La sua scomparsa ha amplificato la distanza di questa famiglia, fortemente disfunzionale e in cui l’incomunicabilità la fa da padrone. La protagonista non vuole raccontare cosa sia successo davvero quella notte in cui May è morta, poiché si sente responsabile, e la vergogna la porta a frequentare un liceo diverso da quello della sorella, un luogo in cui nessuno conosce la sua storia. Tuttavia il ricordo di lei la ossessiona, tanto da cercare di ripercorrere i suoi passi: indossa i suoi vestiti, inizia a fumare, beve alcolici e frequenta persone più grandi. Attraverso la scrittura, Laurel riuscirà a esorcizzare il suo male e a ritrovarsi come persona unica e speciale.
Ava Dellaira riesce a trattare in maniera semplice ma abbastanza efficace il tema della crescita, del lutto e della sua elaborazione. Ciononostante, mi sento di consigliare questo libro a un target molto giovane perché per quanto Ava Dellaira provi a scavare in profondità argomenti così importanti, rimane sempre in superficie e per alcuni versi non si discosta da un banale romanzo Young Adult.