Cuore di mamma
- Autore: Rosa Matteucci
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2006
Rosa Matteucci è una delle scrittrici italiane contemporanee più interessanti del momento. Toscana di nascita, vive a Genova. Quasi tutti i suoi romanzi, da Lourdes, del 1998, a Costellazione familiare, del 2016, hanno come soggetto tematiche familiari e i rapporti all’interno della famiglia. La scrittura è un caleidoscopio di forme, termini, espressioni che variano dal lessico alto al popolare al triviale. Della sua scrittura Antonio Tabucchi ha sottolineato
"Il sapiente uso stilistico della lingua italiana che mescola con disinvoltura un livello colto e un espressionismo verbale di un filone che riconduce a Pasolini, a Gadda e persino alla scapigliatura (Dossi)".
E Fruttero ha scritto:
"Io non la conosco, non so niente di lei, non so chi siano i suoi referenti letterari. Così a fiuto mi vengono in mente tre nomi, Céline, Beckett e Thomas Bernhard, inclini a una visione della vita così disperata da sconfinare nella più grandiosa comicità".
Cuore di mamma è una storia drammatica, comica e terribile allo stesso tempo. Racconta il rapporto fra una figlia, ritornata zitella dopo una parentesi matrimoniale, e una madre cocciuta, solitaria, immersa nella sua realtà di chiusura agli altri, di sporcizia, di trasandatezza estrema, di cui l’autrice non ci risparmia nulla, dall’unto che ricopre ogni oggetto nella casa agli effluvi corporali di Ada, la madre.
Luce telefona ogni giorno alla madre e si impone di passare ogni fine settimana in quella casa inospitale, piena di guasti che cerca di risolvere, quasi sempre senza successo.
Senza successo è anche lo sforzo di far uscire dal rancoroso isolamento Ada. Farla desistere dalle abitudini di sporcizia, incuria, disprezzo di sé che ha accumulato, da quando, rimasta vedova con la figlia adolescente, ha intrapreso una lotta contro il mondo rendendosi sempre più sgradevole e inavvicinabile, vestita com’è di abiti sporchi, maleodoranti, cenciosi.
"Alla stregua degli animali selvatici la madre vecchia di Luce aveva sempre usato il sacello in cui vegetava come una tana, provvisorio ostello atto a soddisfare i bisogni di prima necessità: un covaccio dove appallottolarsi e dormire, un riparo inespugnabile in cui divorare le piccole prede catturate; le finestre sempre chiuse, la porta sprangata per tutti. Ada non si era mai curata del governo della casa in senso proprio perché non le era mai venuto in mente, perché non ci era portata, cosi che quelle quattro stanze malsane e desolate erano presto diventate sudice e inospitali".
La vicenda si svolge nei giorni che precedono il Natale, Luce spera di trovare una badante per la madre, e spera anche di ritrovare un affetto, illusa dall’incontro fortuito con un amico d’infanzia, divorziato e in visita ai lindi e ben accuditi genitori, modello e miraggio per la nuova vita della madre. In realtà Gianluca cerca solo una garanzia bancaria, visto che Luce è vicedirettrice della banca che sta per pignorare la bella casetta dei genitori di Luca, che lui ha ipotecato per poi dilapidare i denari ricavati.
Tutto: la ricerca della badante, il riallacciare i rapporti con Gianluca, il reinserimento nella socialità della comunità di paese, deve avvenire durante la festa prenatalizia organizzata presso il locale centro anziani. Luce si prepara e si imbelletta piena di speranza. Ada si decide a seguirla, dimostra il suo disprezzo andando sporca, infagottata con i soliti stracci, costellando il suo procedere con gorgoglii, scatarramenti, grattate di culo e peti.
La festa raduna una serie di personaggi grotteschi descritti con triste sarcasmo e amara parodia dalla scrittrice. Al suo culmine, Luce viene improvvisamente richiamata dal momento romantico che pensava stesse iniziando perché Ada si sta sentendo male. È un ictus e noi entriamo nella mente di Ada, che rivive la sua vita, il suo passato, gli affanni passati, il suo essere sempre “storta” e maldestra, anche quando si era improvvisata sarta per mantenere sé e la figlia; i ricordi e le visioni culminano nella ricerca agitata di un ago e del filo per ricucire il Sacro Cuore di Gesù. Forse il suo cuore di mamma? Mamma che non ha mai abbracciato la figlia, che ha sempre manifestato rudezza e asperità?
Ada viene portata al pronto soccorso. Luce, poi, esce nella notte e vede un’unica serranda a metà, quella di un forno. Si avvicina, parla al fornaio, Fiore, e gli riversa tutta l’amarezza della sua vita, senza amore e senza prospettiva. Il fornaio di rimando le racconta la sua, di vita, ancora più tragica, ma le dice che lui, a differenza di Luce, sa che
“Prima o poi verrà un giorno, il giorno ultimo, quello del grande spavento, in cui come per magia il male sofferto mi verrà spiegato… e finalmente tutto sarà chiaro e ci sarà pace e perdono”.
Nelle ultime pagine del romanzo c’è forse un’apertura di speranza o c’è un messaggio religioso o addirittura una riflessione ancora più amara e disperata ma con la capacità di affrontare le proprie disgrazie? E i nomi dei personaggi: Luce, Ada (Ade?), Fiore… hanno forse un significato simbolico? La luce, l’inferno, la natura?
In esergo del romanzo c’è questa citazione di Ivy Compton Burnett (e mi è venuta voglia di leggerla questa Ivy):
"In realtà è tutta una tragedia, con vera perfidia la chiamiamo commedia quando riguarda gli altri".
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