Dahmer contro Dahmer di Lionel Dahmer

Dahmer contro Dahmer. La storia del serial killer più efferato di tutti i tempi raccontata dalle strazianti parole del padre di Lionel Dahmer (Sperling & Kupfer, 2023, trad. di Lorenzo Ruggiero) racconta della celebre figura di Jeffrey Dahmer, il pericoloso serial killer e cannibale di Milwaukee, raccontato attraverso gli occhi di un padre inconsapevole.

Quando parliamo di serial killer, ci immaginiamo sempre una vita (o un’infanzia) disastrata e priva di gioia. Se vogliamo fare dei paragoni con altri personaggi del suo stesso calibro, ci rendiamo subito conto di come Jeffrey Dahmer non abbia subito particolari traumi. Non emerge, dalla sua storia, nessun fattore scatenante che vada a “giustificare” le sue gesta.
Dahmer contro Dahmer è un libro che trasuda sofferenza. Tramite i suoi occhi, infatti, il lettore potrà entrare nella vita intima di Jeffrey. Attraverso uno stile di scrittura fluido, in grado di dare vita a un ritmo narrativo incalzante, Lionel Dahmer non manca di obiettività verso un figlio tanto voluto quanto amato. A mano a mano che si va avanti con la lettura, ci si renderà conto di come l’evoluzione di Jeffrey sia stata lenta e costante, un continuo crescendo di comportamenti ambigui scambiati per crisi adolescenziali.

Oltre a raccontare la storia del figlio, Lionel Dahmer intraprende anche una importante autocritica. Nota da sottolineare, infatti, risiede nel fatto che Lionel non pone tutta la responsabilità sul figlio, rilevando anche le sue mancanze. Costretto in una vita famigliare non appagante, con una moglie sofferente e poco collaborativa, Lionel ha dovuto provvedere alla famiglia in tutto e per tutto. Il suo lavoro e il suo impegno lo spingevano a stare lontano da casa (e quindi anche lontano dall’educazione del figlio) per molto tempo. Questo ha contribuito a far sviluppare in Jeffrey la mancanza della figura paterna; una figura importante che avrebbe potuto contribuire alla sua integrità.

Per tanti può sembrare una lettura come le altre, ma se ci si ferma un attimo ci si rende subito conto di quanto possa esser stato difficile riconoscere, per un padre, le brutali gesta di un figlio che fino a poco tempo prima giocava nel giardino di casa con il proprio cane. L’imprevedibilità dell’essere umano, i pensieri ossessivi e assordanti, l’alcolismo, le altre dipendenze e le perversioni hanno fatto parte, in tutto e per tutto, della vita di Jeffrey. Non si può rimanere freddi e distaccati di fronte ad una lettura di questo tipo perché, volente o nolente, la tristezza e la delusione (anche verso sé stessi) sono palpabili.
Importanti sono gli interrogativi che rimarranno per sempre senza una risposta. Purtroppo, Lionel Dahmer non avrà mai la possibilità di conoscere quale altra vita alternativa avrebbe potuto svolgere il piccolo Jeffrey.
Siamo di fronte ad un padre che dovrà combattere per sempre tra amore e odio, un padre che, messo davanti all’ago della bilancia, alla fine sarà costretto ad accettare il triste destino di un figlio ingabbiato nei meandri della sua mente.