Dalla foce alla sorgente
- Autore: Angelo Australi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2005
Lo scrittore toscano Angelo Australi presenta il suo ultimo romanzo "Dalla foce alla sorgente" (Pezzini editore, 2005) attraverso un’intervista concessa al giornalista Luca Tognaccini in occasione della sua partecipazione all’incontro con l’autore nella scuola media "Francesco Mochi" di Levane, Montevarchi (Arezzo)
Controcorrente sin dal titolo, "Dalla foce alla sorgente" segna finalmente l’approdo al romanzo di Angelo Australi ed è in estrema sintesi la storia di una ribellione che fa crescere. L’adolescente Spartaco cerca di fuggire dalla colonia marina in cui era stato iscritto dai genitori risalendo il fiume Arno su cui si trova la sua cittadina di origine. Lo accompagna nell’impresa il fedele amico Francesco, già precocemente provato dalla scomparsa della madre. Lo scontro con il mondo degli adulti, governato da altre regole invisibili, appare inevitabile.
In occasione della lettura di "Dalla foce alla sorgente" in una classe dell’Istituto Comprensivo "Francesco Mochi" di Levane (Arezzo) diretto da Aldo Pampaloni, abbiamo rivolto quattro domande ad Angelo Australi.
- DOMANDA 1 – Secondo me un giovane lettore delle scuole medie – luogo dove consiglio di adottare questo libro come testo di narrativa – può identificarsi con Spartaco aiutandosi così a crescere e a capire meglio se stesso ed il mondo che lo circonda. Era questa l’intenzione dell’autore?
Mi fa davvero piacere che "Dalla foce alla sorgente" possa riuscire indicato per la lettura nelle scuole medie, non perché questo fosse il tipo di pubblico che avevo in mente quando lo stavo scrivendo, ma perché in fondo quest’età nonostante quello che si dica o si afferma, tutt’oggi è sinonimo di trasformazione, di sconvolgimento ormonale che non ha risposte, di attraversamento di un passaggio invisibile tra il mondo dell’infanzia e qualcos’altro di più complesso e misterioso. Non siamo più bambini, e non siamo ancora adulti, abbiamo bisogno di trovare una certa indipendenza da entrambi i ruoli. La televisione, la società del vedere, trasforma il contesto oggettivo da cui partire, ma non ferma affatto la frana di domande senza risposta che affollano la mente di un adolescente.
- DOMANDA 2 – In che senso "Dalla foce alla sorgente" può essere considerato un Bildungsroman?
In effetti, pur se svolgendosi in un tempo relativamente breve, un estate o poco più, la storia di Spartaco è anche una storia di formazione, visto che quello che accade al personaggio alla fine lo porta a svelare alcuni aspetti della realtà a lui vicina e ad uscirne trasformato. Ma è anche la storia di un’amicizia, e di come un legame così importante possa nascere proprio da due personaggi che stanno agli antipodi. Spartaco è esuberante, curioso, quanto Francesco è chiuso in se, introverso, timido. Eppure i fatti che accadono e la realtà in cui sono costretti a viverli, li portano a costruire un importante rapporto di amicizia che li trascina nell’avventura della fuga di colonia e a seguire il corso del fiume a ritroso per tornare a casa senza seguire le strade dove sarebbero facilmente notati. E’ un romanzo di formazione, ma anche epico, secondo me. Epico in un senso classico del termine, dove grazie al significato delle metafore la realtà incontra una dimensione sospesa nel tempo e nello spazio.
- DOMANDA 3 – L’impressione è che i ragazzi di Moccia e di Brizzi siano oramai compromessi con quella mutazione antropologica che Pasolini intravedeva, mentre Spartaco appare più libero, meno solo, più autentico nella campagna che si estende intorno al paese dove abita. Può darsi?
Non saprei, ho due figli, certe volte vedo nei personaggi giovanili della narrativa di oggi degli stereotipi ai quali la realtà non corrisponde. D’accordo, siamo in una società più passiva, ma questo che significa? La mutazione antropologica è più del mercato culturale che delle persone. Possiamo accontentarci di vedere un romanzo anziché leggerlo? Certi romanzi di oggi sono scritti per essere guardati, non per scendere fino al punto dove le risposte non ci sono, non ci sono mai state e non ci saranno mai. Mi sembra stiamo entrando in un nuovo provincialismo, dove è obbligatorio per lo scrittore diventare un personaggio, non per i personaggi dei libri vivere di una propria e autentica luce. Posso sbagliarmi però, in fondo la storia di Spartaco è ambientata negli anni ’sessanta semplicemente perché io a quell’età sono fuggito davvero da una colonia marina decidendo con alcuni amici di seguire il fiume a ritroso per tornare a casa.
- DOMANDA 4 – Il fascismo mette a dura prova il Bildungsroman, ma la Resistenza e la promulgazione della Costituzione danno nuova linfa alla produzione letteraria e al romanzo di formazione, come testimoniano le opere di Moravia, Morante, Calvino, Bassani e Fenoglio. Spartaco cosa diventerà da grande?
Ad essere sinceri, la letteratura italiana del secolo scorso nasce proprio negli anni del fascismo. Ricordiamoci Vittorini, Pavese, Bilenchi. Se le letteratura è un punto di vista sul mondo, come io credo, oggi stiamo perdendo una grande ricchezza. Questi scrittori, come gli altri a cui hai accennato, oltre a scrivere erano operatori culturali. Erano scrittori e soprattutto operatori culturali. La loro ricerca tendeva a trovare un ponte tra l’io naturale e l’io interiore, un ponte sospeso nel vuoto delle nostre paure. La seconda guerra mondiale ha spazzato via tutto, le stragi di ebrei sono state perpetrate da uomini che magari fino a pochi minuti prima di ordinare l’eccidio alle camere a gas erano assorti nella lettura di Goethe. Questa cinica brutalità ha dimostrato l’assurda follia a cui era arrivata la cultura europea. Ma quei problemi non sono ancora stati risolti. Sono stati rimossi, ma non risolti. Sembra che l’umanità produca solo occasioni mancate. Anche oggi è così, in fondo i personaggi che affollano i programmi televisivi, quanto poi rispondono al mondo reale? Sono personaggi. Ma la letteratura in senso classico, tu che hai citato Pasolini, è quella meravigliosa macchina che fa vivere le storie senza dare al lettore l’impressione che dietro ci sia un burattinaio a smuovere i fili delle marionette.
Se in un certo modo sono anche Spartaco e sono grande ormai, non posso non pensare a trovare un perché ai problemi rimossi e non risolti nel secolo in cui sono stato adolescente.
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