Delitti e misfatti. Racconti in giallo nella provincia piemontese dell’800
- Autore: Luisa Gay
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Rebaudengo, capitano dei Regi Carabinieri a Torino: più piemontese di così, con quel cognome! Tanti vej Piemont insieme per Delitti e misfatti. Racconti in giallo nella provincia piemontese dell’800 di Luisa Gay, pubblicato a marzo 2021 per LAReditore (190 pagine). La casa editrice è di Perosa Argentina, il settimanale “L’Eco del Chisone” ha collaborato alla pubblicazione, l’autrice è valpellicese d’adozione, regista-coreografa-scrittrice che trascorre le vacanze in Valle da quarantanni.
Piemunteis ma non monssù i protagonisti delle quattordici indagini in alamari raccontate in questo volume, perché sono due sottufficiali del corpo dei Carabinieri costituito dal re Vittorio Emanuele I di Savoia nel 1814. Appena dieci anni dopo è ambientato il primo episodio, l’inchiesta d’avvio per il trentaquattrenne Mario Peyretti e il ventiquattrenne Alberto Fruttero. Una coppia ben assortita, due strumenti ben accordati, secondo Rebaudengo, il loro comandante, che si diletta di musica. Un violino il più giovane e impulsivo, un pianoforte il più anziano, con un fiuto da segugio.
Li ha inviati a Mondovì a scoprire chi abbia dato fuoco ai fienili e hanno scoperchiato un vaso maleodorante di ricatti e vendette, rischiando a turno la pelle. Da allora, si aggiudicano i casi più spinosi. L’intuito dello spavaldo Fruttero e la calma riflessione di Peyretti sugli elementi raccolti s’integrano alla perfezione. Una testa calda e un quieto bogianen (ostinato). Sono amiche anche le mogli. Le due famiglie, per ora con una sola figlia ciascuna, passano insieme la domenica quando i mariti non sono in servizio. Margherita, la signora Peyretti, è originaria della Val Pellice e la circostanza si presta al nuovo incarico assegnato da Rebaudengo: una missione in borghese, oggi si direbbe sotto copertura.
Da quelle parti, due fazioni se le danno di santa ragione. L’atmosfera è bollente, bisogna evitare che degeneri in una rivolta contro l’ordine costituito e si rischia che ci scappi il morto. Le botte sono cominciate quando in Valle si è stabilita dalla Svizzera una colonia di cattolici fanatici. Vietati i balli, niente musica, guai ad amoreggiare: vogliono riportare i credenti allo zelo del passato verso la religione, perché la libertà e la modernità stanno facendo precipitare il mondo. Alcuni giovani hanno sposato con fervore il fondamentalismo, ma tanti altri non tollerano imposizioni intransigenti e si oppongono alla ventata oscurantista.
Durante l’indagine, dai due Carabinieri si apprende che nel 1824 regna Carlo Felice, un misantropo che vede solo complotti, un sovrano senza eredi diretti. La corona dovrebbe passare al nipote Carlo Alberto, giovane di idee nuove, ma tanto insicuro, portato sempre a tentennare, a quanto si dice.
Questo sesto volume della collana Memorie LAReditore mette in azione in tutti i racconti la coppia bene assortita. Dal 1824 si arriva al 1860, incrociando le vicende interne del Regno di Sardegna, che sta “facendo” l’Italia. Si fermano alla vigilia dell’Unità, prima del plebiscito che unirà anche la Toscana al territorio dei Savoia, esteso alla Lombardia dopo la vittoria nella seconda guerra d’indipendenza. L’ottima Luisa Gay riassume in poche battute lo scontento di tutti dopo l’armistizio di Villafranca, offerto dall’alleato Napoleone III all’imperatore austriaco Francesco Giuseppe. Vienna lamenta la perdita delle ricche province lombarde. I francesi si sono giocati la simpatia degli italiani. Il Piemonte guarda con rimpianto il Veneto rimasto in mano agli Asburgo, perché l’imperatore transalpino ha voluto cessare le ostilità spaventato dalle perdite del suo esercito, soprattutto a Solferino.
La brillante contestualizzazione storica è congeniale alla scrittrice. I due Carabinieri incrociano personaggi chiave dell’epoca e commentano eventi politici e militari. Fanno carriera grazie ai successi nelle indagini e intanto incrementano la prole. Ad Alberto e Carolina, oltre alla primogenita Cristina si aggiungono Amedeo e più avanti Carlotta. Mario e Margherita affiancano a Marie un fratello, Jean Etienne. L’attività della coppia dell’Arma è costantemente supportata dalla collaborazione di familiari e parenti.
Sono racconti rapidi, all’insegna della concretezza. Altro protagonista, accanto alle famiglie e alla storia patria, è senza dubbio il Piemonte. I bravi Carabinieri si spostano in lungo e in largo nel Regno Sabaudo, raggiungono la Val Pellice, stazionano nella fortezza di Fenestrelle, affrontano il colera e le masche (streghe). Entrano anche a corte, nel castello di Stupinigi.
La fama guadagnata grazie ai casi risolti attira l’attenzione del conte Camillo Benso di Cavour. Nel 1844, invita il maresciallo maggiore Fruttero e il superiore Peyretti a un colloquio nella Società del whist. Anche il potere del trentaquattrenne politico torinese è in rapida ascesa. È introdotto dappertutto: agricoltura, commercio, banche. A corte esercita ascendente su Carlo Alberto, ora sovrano ma sempre indeciso.
Il conte vuole assegnare ai bravi sottufficiali un compito delicato. Si è appreso del progetto di un attentato contro la moglie del principe Vittorio Emanuele, una Asburgo-Lorena. Il ferimento o la morte metterebbe l’Austria contro i Savoia. Devono scoprire senza clamore il terrorista e neutralizzarlo, la polizia sarebbe solo capace di intervenire in forze e indurre l’attentatore a rinviare il colpo a un momento più propizio.
Delitti e misfatti. Racconti in giallo nella provincia piemontese dell'800
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