Deviazione
- Autore: Luce D’Eramo
Proprio perché il salto di classe a Dachau era stato infinito, il terrore ne era stato così violento da portarmi a ripararmene nell’oblio.
Uscito nel 1979, Deviazione ha avuto un grandissimo successo in Italia. Tradotto in varie lingue, è stato pubblicato in tutto il mondo. La Feltrinelli, per la serie Comete, lo ha nel 2012 ristampato e la Società Italiana delle Letterate ha dedicato nell’anno in corso alcune iniziative per valorizzare e promuovere la lettura delle opere di una grande scrittrice, non dimenticata, quale è Luce D’Eramo.
Figlia di un sottosegretario della Repubblica di Salò, nata e vissuta in Francia, Luce (con il nome Lucia nel libro) volle verificare di persona se quello che si diceva sul nazifascismo riguardo i campi di sterminio fosse vero o solo una calunnia. Scappa di casa e nel febbraio del 1944 parte come lavoratrice volontaria nei campi di lavoro in Germania. Deviazione è il romanzo nel quale Luce D’Eramo racconta la sua tragica esperienza. Il libro si compone di più parti, quattro per la precisione, scritte in tempi diversi con la prima risalente al 1953. Il racconto dell’esperienza della scrittrice, quasi una confessione, è stato così sofferto che ella ha impiegato anni per scriverne. Durante questi anni dedicati alla scrittura di Deviazione, Luce D’Eramo incontra e diviene amica di importanti scrittori quali Ignazio Silone, una lunga amicizia li legherà, la Morante, Moravia, Amelia Rosselli e altri. L’autrice aveva cercato con il tempo di rimuovere il tutto dentro di lei dopo la scoperta della verità sul nazifascismo differente dall’ideologia, con la quale era cresciuta e nella quale anche la sua famiglia credeva profondamente. Per lei, cresciuta nei miti del Ventennio, è stato sconvolgente l’aver vissuto in prima persona le atrocità di una ideologia che per esistere necessitava della cancellazione e disintegrazione degli esseri umani.
"A Dachau anche quando non si uccidevano le singole persone, l’organizzazione concentrazionaria raggiungeva comunque il suo vero scopo: distruggere la coscienza sociale degli internati. La cosa più certa è che, mentre nel mondo di fuori cercavano di dare un’immagine impeccabile di sé, nei Lager i nazisti facevano di tutto per essere detestati, in modo da atterrire i reclusi più sprovveduti e da suscitare nei più combattivi una tale ripugnanza morale che si schifassero di sporcarsi a lottare contro i propri aguzzini. E così li fregavano. Infatti l’odio per i nazisti diventava una passione esclusiva che non accumunava socialmente gli internati. E ognuno difendeva coi denti, assieme alla sua esistenza fisica, la propria identità personale. L’ho sperimentato in prima persona. “
Quindi appena diciottenne, questa bella ragazza dai grandi occhi neri, con credo fascista e di buona famiglia, va a lavorare alla IG Farben di Francoforte. Il lavoro qui supera ogni sua immaginazione per le condizioni disumane e non si sottrae a partecipare all’organizzazione di uno sciopero che avrà per conseguenza la sua espulsione dalla Germania con il rimpatrio a Verona, dove nel frattempo si era stabilita la sua famiglia. Nell’attesa di rientrare a casa, durante un rastrellamento Lucia butta via i suoi documenti, si unisce ad una fila di prigionieri e viene deportata come comunista a Dachau.
“Voci irritate e dure mi strappano i panni di dosso. Mi drizzo sul letto. Alcune guardie camminano avanti e indietro nella baracca con incitamenti impazienti. Il nazista, nel tirarmi il bavero per svegliarmi, d’un solo strappo mi ha lacerato la tuta che va in brandelli mentre tento di sfilarmela di dosso, nello spogliarmi per la disinfezione. Una guardia trascina un sacco nel quale ognuno deve mettere i suoi indumenti. Altre guardie, davanti alle cucce, fanno spogliare tutti nudi, uomini e donne, uno per uno. Le guardie naziste estraggono le rivoltelle e spingono i gruppi verso la porta. Siamo messi in colonna dai nazisti avvolti nell’impermeabile, con il battito fitto della pioggia sulle lisce visiere dei loro berretti militari. Gli SS saltano sul camion che si mette in moto e noi riceviamo l’ordine di marciare dietro in colonna. Ci scontriamo l’uno con l’altro, i sassetti aguzzi della ghiaia si conficcano nella pianta dei piedi scalzi, intrisi della pioggia che ci scroscia addosso…”
Il racconto della sua tremenda esperienza si concluderà con la fuga da Dachau e con l’incidente che, a soli vent’anni, la lascerà paralizzata per tutta la vita. La potenza narrativa di Deviazione non è solo nella testimonianza personale dell’autrice, ma nel suo racconto l’invito è a riflettere sugli inganni delle ideologie e sull’impegno nella ricerca della verità.
Deviazione
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