Diario dell’ultima notte. Ciano-Mussolini, lo scontro finale
- Autore: Mauro Mazza
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Diario dell’ultima notte. Ciano-Mussolini, lo scontro finale di Mauro Mazza (La Lepre, 2021) si apre sulle pagine di un diario datato settembre 2018.
Siamo nel paesino di San Giuseppe al Tagliamento, in Friuli, e l’autore del diario racconta l’acquisto di una casa d’epoca dove in uno stanzino in fondo a un corridoio, oltre a riviste di storia e ritagli di giornale, trova una cassettina di legno chiusa da un gancio arrugginito: al suo interno
"altri ritagli sulla guerra mondiale, un paio di mostrine militari, una pallottola ossidata, lacci da scarpone e, sotto a quelle cianfrusaglie, un quaderno con la foderina nera e porosa, un tempo lucida. Le pagine, quasi tutte scritte, con le righe rosa pallido. Sulla copertina, una targhetta bianca col titolo: Diario dell’ultima notte. Verona, 11 gennaio 1944, di Antonio Basso".
Scopre così che il titolare di questo diario è il padre della signora Erminia, la proprietaria della casa che lui ha appena acquistato: Antonio Basso, giovane volontario della Guardia nazionale repubblicana di Salò, a cui toccò il turno di ronda nella notte precedente la fucilazione di Galeazzo Ciano.
Da qui, con il parere favorevole di Erminia e dopo aver contattato un editore per la pubblicazione di questo importante diario, inizia la riscrittura di questa parte fondamentale della storia italiana, alternando alle pagine del diario di Antonio Basso il racconto delle vicende storiche di quei mesi dal Gran Consiglio di Palazzo Venezia del 25 luglio 1943 al poligono di tiro di Verona, teatro dell’esecuzione, del 11 gennaio 1944.
Ecco l’espediente letterario usato dallo scrittore Mauro Mazza per raccontare al lettore quei mesi tragici della storia italiana del Novecento.
Ma chi è Galeazzo Ciano? Qual è il ritratto che ne emerge?
"Si sente un bell’uomo Galeazzo. Glielo hanno fatto credere da sempre, dagli anni nella sua Livorno alle frequentazioni nell’ambiente teatrale, fino alle prime esperienze diplomatiche in Sudamerica e in Cina. Difetti? Ne ha molti, lo sa e tenta di contrastarli. Due su tutti lo tormentano: la voce un po’ stridula e la tendenza a ingrassare. La voce esce così, nient’affatto virile come vorrebbe, e lui fa fatica a incupirla. [...] Comunque, difetti a parte, nessuno può negare che con le donne abbia sempre avuto successo, ancor prima che il potere ne amplificasse fascino e nomea. L’altra metà del cielo l’ha sempre attratto. Sa come fare con le ragazze, le corteggia, le fa sentire importanti..."
Ma tutto voleva diventare da grande Galeazzo tranne che il diplomatico, carriera a cui lo ha spinto Costanzo, il padre severo, e a cui è arrivato dopo mesi e mesi di studio matto e disperatissimo, di notte e di giorno.
In realtà Galeazzo sognava di diventare un letterato, uno scrittore di successo e magari conversare con Papini e Prezzolini, con Bontempelli e Ojetti.
O ancora meglio, arrivare a conquistare gli applausi del pubblico, tanto che si era cimentato in due testi teatrali, La felicità d’Amleto e Er fonno d’oro: quest’ultima tradotta in romanesco e portata in scena dal grandissimo Petrolini.
Invece, la vita ha pensato altro per lui: ministro degli Esteri e considerato potenziale "delfino" del Duce, con la cui figlia, Edda, si è sposato nel 1930.
Lo strappo storico all’interno del fascismo avviene nella tragica notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 quando il Gran Consiglio del Fascismo - che non si riuniva più dal 1939 - approva con 19 voti favorevoli l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi che sfiducia Mussolini.
Tra i 19 voti favorevoli c’è quello di Galeazzo Ciano, il voto che segnerà la sua sorte e che lo porterà all’11 gennaio 1944 a Verona.
Galeazzo come Bruto - tu quoque... - il traditore, il voltafaccia, che ora deve vedersela con la voglia di giustizia dei fascisti rimasti fedeli a Mussolini e con la volontà di vendetta dei tedeschi.
"La seduta del Gran Consiglio è stata un passaggio decisivo nella sua vita: tra un prima che non tornerà e un dopo che s’annuncia incertissimo. [...] Contrapporsi a Mussolini è stato per lui come voltare le spalle anche a una parte di sè, sconfessando un tratto importante della sua esistenza".
Galeazzo che era stato avvertito da Dino Grandi: "Restane fuori non ti conviene firmare l’ordine del giorno".
Attraverso continui flashback, si passa dalla notte del 11 gennaio 1944 - raccontata da Antonio Basso - ai mesi precedenti, decisivi della sorte di Galeazzo Ciano, della sua famiglia, di Mussolini e di altri gerarchi fascisti.
Si legge di un Mussolini tradotto dopo il Gran Consiglio in un’ambulanza - "Sua Maestà mi ha ordinato di accompagnarvi per proteggervi dalla folla" - e portato prima in una caserma dei carabinieri lungo il Tevere, poi sull’isola di Ponza, alla Maddalena e, infine, a Campo Imperatore sul Gran Sasso, dove un commando di paracadutisti tedeschi lo libererà e lo porterà da Hitler.
Si legge di Galeazzo, Edda e i loro bambini che verranno portati dai tedeschi in Germania in una villa imponente a Hirschberg, dove il 19 settembre ci sarà la reunion della figlia Edda con il padre Mussolini.
E si legge di un Galeazzo che tenterà il tutto per tutto con i tedeschi, che vogliono morto il ’traditore’ italiano, tirando fuori dal cilindro un suo diario - tenuto sin dal 1936 dietro consiglio dello stesso Mussolini "Tieni un diario degli incontri e delle cose che farai" - raccolto in molti quaderni ben nascosti e affidati a mani complici e sicure.
Il piano verrà chiamato "Operazione Conte" e sarà orchestrato dal tenente colonnello Wilhelm Höttl, capo del servizio segreto tedesco in Italia, e Ernst Kaltenbrunner, comandante in capo del Reichssicherheitshauptamt, responsabile delle operazioni dei servizi segreti in Germania e all’estero, con la collaborazione di Hildegard Burkhardt Beetz, maggiore delle SS, con cui Galeazzo vivrà una struggente e intensa storia d’amore: il piano non vedrà mai un finale per il veto opposto da Hitler stesso.
Quello che leggerete - perché ve lo consiglio vivamente! - non è solo un romanzo storico avvincente e ben documentato, non è solo una storia personale intima, ma è anche soprattutto un grande affresco storico di un drammatico capitolo della nostra storia, che non lascia di certo indifferenti.
E non indifferenti lascia anche il tocco finale quando, oltre al diario di Antonio Basso che termina l’11 gennaio 1944 alle ore 09:40, vengono rinvenute altre pagine datate giugno 1978 dal titolo Caso Ciano e Caso Moro, due tragedie a confronto: entrambe storie di guerra, di violenza, di morte.
"Manca una manciata di minuti alle nove. Ciano è solo, guarda la luce del nuovo giorno - giorno diverso da tutti gli altri, giorno che non avrà un domani - e pensa alla libertà degli uccelli di volare via senza chiedere permesso a nessuno, oltre le sbarre, via dalla cattiveria, dalle bassezze e dalle miserie.
Ecco, ci siamo..."
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