Diario inquieto di un’insegnante precaria
- Autore: Mari Albanese e Maria Grazia Maggio
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Diario inquieto di un’insegnante precaria (Navarra Editore, 2019) è un romanzo a quattro mani di due coraggiose e bravi insegnanti siciliane Mari Albanese e Maria Grazia Maggio.
Mari Albanese è un’insegnante di filosofia e ha al suo attivo diversi saggi e racconti pubblicati. Per il suo impegno decennale nei movimenti antimafia e nella divulgazione della cultura della legalità nelle scuole le sono stati conferiti il Premio donna siciliana 2017 e il Premio Mimosa d’oro 2018. Maria Grazia Maggio è una docente del G. Falcone di Palermo e da dieci anni si occupa del servizio di Sportello d’ascolto con la qualifica di psicologo scolastico: questo è per lei il suo primo romanzo.
Insieme le due nostre autrici hanno saputo far emergere, tramite le pagine del loro romanzo, la precarietà lavorativa personale e della generazione a cui appartengono. Sono insegnanti con la consapevolezza di essere insegnanti precarie, come in diversi settori professionali, e con il loro libro hanno dato vita ad un vero e proprio manifesto delle incertezze e delle provvisorietà dei nostri giorni, vissute amaramente sulla loro pelle.
La precarietà è qui raccontata come un’elegante accusa al sistema, in un diario personale della giovane Tecla che, alla soglia dei trentotto anni si muove, migra e narra ben cosciente di avere una spada di Damocle pronta a colpirla. Il diario diviene così l’alter ego, assume un’identità in un periodo incerto per la protagonista che non sa in quale binario della sua vita si trova, chiusa e serrata in scelte che spesso la escludono dalla vita stessa. Il precariato alimenta altro precariato, mentre i sogni corrono in parallelo alla vita e così Tecla si ritrova a rovistare nella sua memoria e a scrivere in un diario quotidiano le sue riflessioni, il suo nomadismo.
Sai cosa mi terrorizza? Svegliarmi un giorno e specchiarmi nella mia rassegnazione. Avere il volto pallido di un film in bianco e nero, non riuscire più a distinguere i colori, a scorgere quelli che un tempo furono i miei sogni.
Narrerà di quanto sia stato doloroso lasciare la propria terra per un anno di supplenza in una scuola al nord, vivere in una camera condivisa nella quale scorrono i volti di chi ha studiato e amato Marx, Marcuse, Majakovschij, Gramsci e Berlinguer, di quanto frustante sia non poter investire in una relazione d’amore né tantomeno pensare di diventare madre, dell’educazione ricevuta che dà ascolto al proprio senso del dovere, degli alunni, dei loro compiti, dei registri di classe e del mondo variegato della scuola animato da tante vicende umane. E poi l’infinita solitudine, come quando entri la sera al supermercato e senti il rumore dei tuoi passi.
Che poi ti rimbalzano i sogni, tutti quelli che avevi tenuto con te e che stai lasciando andare piano piano. Che non c’è il tempo per rovistare tra i cassetti e tirare fuori i fotogrammi di una vita che avresti voluto vivere in maniera diversa.
Il cammino di un’intera generazione che vorrebbe vivere in questo mondo in maniera dignitosa e non galleggiare in un mare incerto, come scrivono le autrici, dove i polmoni non reggono e le gambe sono stanche di attraversare sempre nuovi corridoi. Il diario raccoglierà e saprà raccontare le ansie, le preoccupazioni, i sacrifici, le speranze di Tecla, che saranno le nostre, in una lettura coinvolgente ed emozionante.
Diario inquieto di un'insegnante precaria
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