Diciotto anni e dieci giorni
- Autore: Fabio Bartolomei
- Genere: Libri per ragazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2020
Diciotto anni e dieci giorni di Fabio Bartolomei è un romanzo breve, ironico nei confronti di una generazione, gli young adult millennial, altri termini non mi vengono in mente, a cui forse è indirizzata la storia, simbolica e realistica, dolceamara, molto attuale, soprattutto nella ricostruzione della psicologia dei protagonisti, un gruppetto di ragazzi romani a cui si aggiungono, sullo sfondo, genitori imprevedibili, ma non così tanto.
Intanto i nomi: Camilla, Lucrezia, Karimah, musulmana con forte inflessione romana: nomi molto azzeccati, tipici di una borghesia agiata, apparentemente attenta e severa con i comportamenti delle adolescenti ormai vicine alla maggiore età: libertà condizionata da orari rigidi, scanditi dall’uso compulsivo del telefonino dove i social impazzano, così come selfie, video, gossip, a rendere la giornata di questi ragazzi un salto continuo tra scherzi, battute, sorprese, come se non esistesse una vita reale, con la quale non fanno mai i conti, ma solo quella virtuale seguita ora per ora dai gruppi, dalle chat, in una rincorsa frenetica verso obiettivi inesistenti.
Ma Camilla, che ha appena compiuto i fatidici 18 anni, per la quale i genitori hanno da tempo programmato il futuro universitario e lavorativo, trova una, anzi due lettere sconvolgenti: ambedue i suoi genitori, separatamente, hanno lasciato la casa e si sono resi irreperibili. Ecco dunque la vita reale, dolorosa, imprevedibile, entrare prepotentemente nella vita di Camilla, scompaginando certezze, abitudini, progetti.
I dieci giorni che seguono il suo tanto atteso compleanno saranno un’immersione dolorosa nel mondo del reale: la società, la politica, gli ideali, i valori, le perdite, l’altro da sé fanno irruzione violenta nel suo piccolo e miope microcosmo, rendendo in uno spazio di giorni breve ma ad altissima intensità emotiva la ragazzina viziata e petulante una giovane donna più consapevole, più aperta agli altri, che riesce finalmente a guardare negli occhi.
Appena 110 pagine servono a Fabio Bartolomei per raccontare un’educazione sentimentale aggiornata ai nostri tempi: lo fa con garbo, con ironia, con un tocco di comicità: il rapporto delle due amiche, Camilla e Lucrezia, con la stazione, il treno, gli orari ferroviari, le soste, è descritto in modo esilarante e tocca un tasto dolente — ho conosciuto molti ragazzi che ormai adulti non avevano mai visto un treno: l’automobile di famiglia o l’aereo costituendo l’unico modo per spostarsi, magari all’estero, ma poco nel nostro paese. Lingua scorrevole e molto caratterizzata dalla prospettiva degli orizzonti di un mondo, quello giovanile, che sarebbe opportuno vivesse la storia in modo più consapevole. Chissà se la pandemia sarà uno shock sufficiente.
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