Dimenticato Re Gudù
- Autore: Ana María Matute
Dimenticato Re Gudù: un titolo che sembra un anatema. L’avete mai sentito nominare? Forse no e forse, per qualche strano dispetto del destino, tale titolo ha segnato anche la storia della sua memoria e della sua diffusione. Io stessa non ne sapevo nulla finché anni fa, passeggiando sul lungomare di Soverato, in Calabria, fui attratta da una bancarella di libri usati. Ed eccolo lì: in mezzo a tanti altri, nella sua copertina dai colori spenti e una sopracoperta in acetato trasparente. Non so cosa fu, mi chiamò a sé, come se emanasse una luce, come se avesse vita. Da quando lo lessi divenne il mio libro preferito, una serie di suggestioni rivissute in altri tomi e parte integrante delle mie ispirazioni posteriori.
La prima edizione è del 1996 (2000, in Italia) ed è uscito dalla sapiente penna di Ana María Matute, autrice spagnola di novelle e romanzi per ragazzi. Di Barcellona, classe 1926, ella si affermò giovanissima tra i migliori romanzieri del dopoguerra civile spagnolo ed è acclamata a livello internazionale. Sensibile alle tematiche della sofferenza e del costante cambiamento umano, a causa del proprio vissuto e del contesto di provenienza, la Matute consegna alla letteratura un romanzo fantasy-storico dove le viscerali emozioni delle realtà storiche novecentesca e medievale fluiscono egregiamente nell’immaginario e articolato universo delle fiabe.
La vicenda si dipana a partire da una dettagliata araldica del regno di Olar, il terreno da cui germogliano i piccoli e grandi personaggi:
- principesse infelici, carovane di girovaghi, brutali sovrani;
- Gudù, bambino privato della capacità di amare per meglio regnare;
- il Trasgo del Sud, sfaccettato e affezionato aiutante della regina;
- la stessa regina Ardid, il cui nome in spagnolo rimanda ai concetti di “astuzia” e “stratagemma”, perfetti per descrivere la fautrice di molti intrighi di corte, la triste e salda co-protagonista di una narrazione dipinta in tinte cupe e ritratti paesaggistici da cui trasudano le rigide temperature, gli amori e una malinconica steppa.
Il romanzo è alla stregua di un affresco, pieno di pennellate sovrapposte che nascondono profondi turbamenti e grandi passioni, simile ad un arazzo, in cui trama e ordito simulano e dissimulano, concatenando innumerevoli fili, ovvero i soggetti di questa storia, connotati nel dettaglio sin dai nomi. Fascino e mistero, vita e morte, notturni vellutati ed albe splendenti, stagioni stanche che si riversano le une nelle altre, trascinandosi tra i colori e gli odori. La narrazione è un intenso gioco di ombre e metafore scritte con stile, di descrizioni pittoriche e talentuoso uso della parola.
Lo consiglio a tutti coloro i quali desiderino una storia che li rapisca: se non lo conoscete ancora, cercatelo, assaporatelo, comprendetelo, lasciatevi catturare dal suo lume tenebroso ma incantevole… e amatelo, non potrete fare altrimenti.
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