Dio in uniforme
- Autore: Vincenzo Lavenia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2018
Soldati di Dio, i cappellani militari, un fenomeno di massa nelle due guerre mondiali, in un Paese cattolico come l’Italia. Se ne occupa il prof. Vincenzo Lavenia, docente di storia moderna nell’Università di Macerata, in un saggio per il Mulino, “Dio in uniforme. Cappellani, catechesi cattolica e soldati in età moderna”, collana Studi e Ricerche, 2018, 294 pagine, 28 euro.
Nel 1915, anche il futuro papa Giovanni XIII ha cucito la croce sopra una divisa con le stellette. Angelo Roncalli è stato sergente di sanità e cappellano dell’Ospedale di Riserva di Bergamo, uno quindi dei 2200 religiosi-militari che anche in trincea, sotto le bombe, si prodigarono nella Grande Guerra per assistere gli uomini impegnati in quella tremenda prova.
Nell’immane conflitto successivo, 1940-45, caddero 183 sacerdoti e monaci in servizio per l’Ordinariato Militare d’Italia, dei 3219 mobilitati complessivamente. Tra tutti si distinse don Carlo Gnocchi, cappellano e tenente della Tridentina, sempre accanto ai suoi alpini, in Albania, Grecia e Russia.
Nel complesso tra il 1915 e il 1945 i religiosi militarizzati meritarono 15 medaglie d’oro.
Ma non è solo o soprattutto sul Novecento che si concentra il prof. Lavenia. Sono numerosi i secoli presi in considerazione, in un lavoro che parte dalle origini delle Cappellanie militari nell’intero continente e arriva pressochè all’oggi.
Non è un caso che la presenza clericale tra le truppe, in funzione di assistenza spirituale e motivazionale, viene fatta risalire agli eserciti della cattolicissima Spagna, nel XVI secolo. I tercios, gli agguerriti reparti di fanteria che portavano la guerra in tutta Europa in nome della monarchia iberica, vedevano impegnati numerosi religiosi, sebbene in maniera non organizzata. Il condottiero Alessandro Farnese, nella seconda metà del Cinquecento, fissò l’ordinamento di una gerarchia castrense, nel corso delle operazioni nei Paesi Bassi. Nel 1587 furono poi i gesuiti a regolarizzare la prima missione stabile presso i reparti, attendendo anche alla cura dei feriti e alla creazione di confraternite per i combattenti di più solida fede.
Nel Seicento, la regolarizzazione del sostegno religioso nei reparti militari si estese all’Europa riformata. In Inghilterra avvenne nel corso delle guerre civili, in Svezia col re Gustavo Adolfo e sull’onda della guerra dei Trent’anni coinvolse anche la bellicosa Prussia luterana.
Proprio con il conflitto che infiammò il centro Europa la professionalizzazione degli eserciti portò cambiamenti profondi, alla base della trasformazione dello stato moderno. Il clero perse parte della sua autonomia, venne inquadrato nelle Cappellanie di ogni esercito nazionale che collaboravano all’istruzione dei soldati, configurandosi come grandi diocesi militari e singole “parrocchie” in ciascun contingente, non senza conflitti con la Chiesa romana.
Nel Settecento e dopo la Rivoluzione francese, gli eserciti divennero sempre più numerosi e l’educazione militare si spostò verso un patriottismo non confessionale, con l’eccezione del solo Belgio. Poi i cappellani riapparvero per forza di cose nelle due guerra di massa del Novecento.
Straordinario l’episodio del film “Paisà”, di Rossellini, in cui i fraticelli di un convento francescano sull’Appennino emiliano ospitano con ingenuo turbamento un cappellano cattolico dell’esercito americano, accompagnato da un collega ebreo ed uno protestante.
Non trascuriamo poi la coniugazione dei concetti di “guerra giusta” e “guerra santa”, che hanno peso nel volume. Fino agli eserciti professionali del ‘1700, le guerre erano anche e soprattutto conflitti di religione. Si pensi alle crociate (comprese quelle contro gli eretici) ed ai conflitti tra eserciti cattolici e luterani, ma anche al primo colonialismo post-colombiano, allo scontro con indigeni idolatri e animisti. Prima del XVI secolo, era prevalso il concetto che i soldati combattessero per la fede. Il miles christianus conduceva guerra sante, la dottrina della Chiesa giustificava lo spargimento di sangue e la violenza per redimere islamici, indios ed ebrei. Sant’Agostino d’Ippona e San Tommaso d’Aquino legittimavano guerre giuste e sante, a loro giudizio.
Ma il Machiavelli cominciò a sostenere che il cattolicesimo frenava lo spirito dei combattenti, infiacchiva il loro ardore bellico. E Paolo Giovio, a metà del 1500, terrorizzato dalla pressione ottomana verso i Balcani, faceva notare come, al contrario, l’Islam riuscisse a motivare efficacemente le loro truppe, come dimostrava la condotta dei turchi in armi, alquanto crudeli e sprezzanti della vita, a cominciare dalla loro, che mettevano ferocemente a repentaglio in battaglia.
Tanto spinse teologi e giuristi spagnoli a dover confezionare teorie e pareri per giustificare una o l’altra guerra. In questo contesto assunse un rilievo assicurare la perfetta disciplina dei militari, da qui l’esigenza di inquadrali, anche con l’impegno dei cappellani.
Dio in uniforme. Cappellani, catechesi cattolica e soldati in età moderna
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