Dio, tu e le rose. Il tema religioso nella musica pop italiana da Nilla Pizzi a Capossela
- Autore: Brunetto Salvarani, Odoardo Semellini
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Le signorinelle pallide (dolci dirimpettaie del quinto piano), i fili d’oro (intesi come chiome aureolate) erano già di loro epifanie paradisiache, surrogati stilnovisti di donne-angelo sullo sfondo di tinelli familiari, paesucci agresti con tanto di “buon curato” e campanili che suonano “don din don”. Stando così le cose, la canzone italiana degli anni Cinquanta faceva benissimo a meno del Creatore, evitava di nominarlo invano, scomodandolo solo in rarissime occasioni e/o per samaritane necessità (“fa che possa guarire!”, “fa che possa ritornare!”). Per dirla con Brunetto Salvarani & Odoardo Semellini, autori di un solido “Dio, tu e le rose. Il tema religioso nella musica pop italiana da Nilla Pizzi a Capossela” (Edizioni Il Margine, 2013), negli anni Cinquanta
“Dio non è mai un protagonista musicale. Figura sì, ma in forma oleografica o proverbiale, casuale e parentetica. E’, infatti, presente nelle esclamazioni, funge da pretesto spicciolo per chiedere aiuto in amore o contro le ristrettezze del vivere, è implorato al ricordo struggente del paesello lontano. A Dio non ci si rivolge mai direttamente, e ancor meno si osa giudicarlo in qualche modo”.
Se mi si passa il calembour, grazie a Dio il decennio successivo cambierà società, musica & suonatori: con l’avvento dei cantautori la canzone non ha più voglia di mandarle a dire. Nemmeno a Dio, di volta in volta e a seconda dei casi e del cantante, processato-negato-vilipeso-osannato-umanizzato-invocato, senza timori riverenziali, come un qualsiasi Manitù. Le prime tecniche di rivoluzione copernicana per musica e parole col neorealismo tenchiano-deandreiano, poi finanche “Dio è morto”, con un Guccini che mutua da una copertina di “Time” (“God dead? titolava su sfondo scuro) il suo manifesto neo-valoriale in forma di ballata. Ora non è che posso farvela lunga come i pop-nostalgici Salvarani & Semellini nel loro saggio-dizionario (368 pagine, 318 schede di canzoni “escatologiche”), vi basti sapere, in questa sede, che dal Sessantotto in poi i diktat compositivi risultano stravolti, così come stravolti sono persino i sogni e le preghiere (vedi le così dette messe beat): in tema di religiosità, insomma, non si torna più in dietro: il padreterno e i suoi succedanei (più o meno arbitrari) diventano un tema come un altro, buono - se non “divino”…ops mi è scappata ancora - per una canzone. Dai reiterati “Pregherò” di Celentano agli abbandoni metafisici dei Baustelle - “La morte (non esiste più)”. Ah, davvero? -, dai livori anticlericali di Pierangelo Bertoli (“Bianchezza”) a quelli del primo Bennato (“Affacciati Affacciati”). Dai misticismi senza soluzione di continuità alla Claudio Rocchi e Franco Battiato agli sberleffi di santi e fanti via Elio e le Storie Tese.
“Dio, tu e le rose” (a proposito, complimenti anche per il titolo, sagace davvero) lascia per strada poco o nulla, in un ideale volo a planare su oltre cinquant’anni di canzone italiana, che comprende alto e basso, Gaber e Nilla Pizzi, compilation di natale e canzone d’autore, rock, pop e finanche punk, d’antan e nuovo di zecca, sulla scia pressoché esclusiva del nome del Signore. Buona l’idea e buona la prova: il testo non è nemmeno apologetico, piacerà tanto agli uomini di fede quanto agli atei e agli atei/devoti (ma che diavolo vorrà dire?).
Dio, tu e le rose. Il tema religioso nella musica pop italiana da Nilla Pizzi a Capossela (1950-2012)
Amazon.it: 11,77 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dio, tu e le rose. Il tema religioso nella musica pop italiana da Nilla Pizzi a Capossela
Lascia il tuo commento