La bellezza di Merab
- Autore: Torgny Lindgren
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
La bellezza di Merab del celebre scrittore svedese Torgny Lindgren è una raccolta di racconti edita da Iperborea nel 1999, nella traduzione italiana di Fulvio Ferrari.
Le parole più grandi è il titolo del primo racconto del sarto Molin e si tratta di due prediche sulla malattia e il perdono. Lo stile è solenne, quasi biblico in quanto la Bibbia domina tutta quanta l’opera. Le immagini più pregnanti sono legate all’idea di salvezza che ricorre più volte nell’opera e le parole vengono viste come appartenenti all’anima, come elementi di verità. Il naturalismo nordico aveva valorizzato il silenzio come modo fondamentale della natura umana per raggiungere la verità e invece Lindgren sostiene il potere della parola come soffio divino. L’uomo viene posto al centro di tutto e con esso il divino, perché le parole devono sgorgare dal cuore dell’essere umano e ne interpretano i sentimenti; esse possono uccidere o salvare, possono far morire o far vivere a seconda dello stato d’animo. Torgny Lindgren però mette in guardia dall’abuso di parole in quanto capaci di uccidere addirittura fisicamente. Le parole vengono usate talvolta come paravento, come mezzo per sfuggire la realtà; la grazia di Dio nasce dalle parole, parole che suonano dolci e severe allo stesso modo. Ma in tutto ciò è la sincerità che rende l’uomo libero.
L’attenzione dell’autore sulla parola ci riporta alla Parola per eccellenza, quella divina, ordine del creato. Dio è al centro del libro perché garante di un ordine che la natura non ha. Egli è il cardine della Parola.
Il protagonista del racconto Anton Lundsmark esercita l’uso della parola come ambiguità e colpa. Le parole possono essere strumento di grazia che viene imposta con la violenza a essere sorgente di dolore e testimoniano una lotta che l’uomo fa con se stesso. Lundswork uccide per imporre la sua volontà, ma il demone della collera in realtà lo domina: egli non si è pentito di avere ucciso l’orologiaio e solo con l’amore riesce ad evitare la dannazione. Il vero amore non conosce la paura.
L’amore in Lindgren si associa alla malattia e alla sofferenza. Nell’episodio Il vero amore i due innamorati sono due ospiti di un sanatorio, destinati alla morte; felici di avere conosciuto l’amore, muoiono rassegnati. Nelle parole si può conoscere la predestinazione come dimostra l’episodio Gloria, dal nome della cavalla che i contadini possiedono. L’episodio è molto toccante perché poggia su basi realistiche descrivendo la vita reale dei contadini. Il protagonista ha il peso della casa ed è solo il silenzio che lo sostiene, anche se alla fine le parole lo distruggeranno e con lui la sua famiglia.
La povertà viene vista come tale nel momento in cui il protagonista dice di non farcela più. Le parole sono come un colpo di vento che cancella quello che è stato costruito sulla sabbia. Un elemento decisivo è il ruolo affidato agli animali come la cavalla Gloria, che diventa la vittima sacrificale di derivazione biblica e questo per salvare i suoi padroni dalla rovina e con cui Lindgren manifesta in ciò un animo da contadino. Si potrebbe azzardare l’idea di un richiamo virgiliano alle Georgiche per la consonanza con la natura.
La natura però non è tutto ciò che rende l’uomo superiore, intesa come elemento umano e nello stesso tempo divino; Lindgren mostra una profonda riconoscenza verso Dio che ha creato il mondo.
Nell’episodio che dà il nome all’opera, La bellezza di Merab, viene esaltata la grandezza divina attraverso parole che scacciano i fantasmi del male. Gabriel e il padre fantasma hanno il potere finalmente di parlarsi. L’importanza della parola viene vista come elemento fondamentale della vita: il padre ha nostalgia della carne, in lui non esiste pentimento e il suo inferno è non poter vivere. Durante il colloquio però il padre rivela la sua solitudine tanto che il figlio sostiene la necessità dell’amore come rivelazione verso chi prova compassione verso gli esseri viventi.
Le parole d’amore sono il mezzo per conoscere Dio e come sempre le parole sono un pezzo di verità, anzi in esse si trova la verità. Essa si può ottenere solamente con la pazienza così come l’acqua nell’episodio omonimo. Lindgren fonde con abilità il suo realismo di contadino con il valore simbolico del racconto. La lotta del contadino in favore della nascita di una sorgente è qualcosa di epico ed è raccontato sottovoce, senza enfasi. Questo rende la vicenda ancora più intensa e mette in luce l’idea che Lindgren ha della salvezza: essa può essere raggiunta solo con l’amore e l’umiltà. L’acqua battesimale si può ricevere solo avendo un animo pio e così avviene per il protagonista. Essa non si spegnerà solo con la morte, perché è fatta soprattutto di amore verso Dio. È interessante vedere nel racconto l’aspra natura nordica, non facile da dominare ma nello stesso tempo ricca di tesori nascosti che solo chi è paziente riesce a cogliere. La lotta per la sopravvivenza coinvolge anche i sentimenti personali del protagonista che però riesce a provare un moto di passione verso la moglie.
La donna, come è tipico della tradizione contadina, non è l’angelo del focolare classico ma la compagna di pericoli dell’uomo: domare il clima artico richiede una piena collaborazione e non consente eccezioni.
La vita è il tema fondamentale del racconto Il vero amore, che si svolge in un sanatorio. Tre giovani si trovano a confronto con l’amore, la vita e la parola. Una parola taglia il filo che lega Arne alla vita, ma fa sbocciare l’amore nel cuore di Vedla. Il racconto si conclude con un inno alla vita e all’amore.
Inoltre i protagonisti sembrano consapevoli della vita e del senso del provvisorio di indubbia derivazione biblica. Le vicende storiche sono sullo sfondo ma non determinano il destino dei personaggi.
L’ultimo racconto, L’estirpatore di ceppi, ha come protagonista una macchina che distrugge i ceppi, un arnese che ha una forza sovrumana e nella quale l’autore vede la mano di Dio. Il contadino e sua moglie cercano di distruggere il ceppo, ma l’uomo nel far questo perde la vita. A ucciderlo è la voce della moglie che, quando lo vede in pericolo, ha un moto di amore verso di lui mai provato prima. Il dolore dell’amore è quasi insopportabile per un essere umano; è la luce di Dio troppo forte per noi uomini. Non poteva che chiudersi in questo modo l’opera.
La bellezza di Merab
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