L’ultimo bicchiere di Klingsor
- Autore: Torgny Lindgren
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2016
Un’esperienza sottile, rivelatrice. Un’epifania repentina dell’essente tra i luoghi acquitrinosi e le foreste del Nord. Tutto questo può indurre - un animo predisposto come quello di Klingsor - al rinvenimento di un bicchiere. Peraltro non un bicchiere qualsiasi ma il bicchiere. Il bicchiere che un suo avo ha utilizzato per la sua ultima sbronza di Pentecoste. L’oggetto è come saldato a un tronco tagliato male, ritorto, eppure appare dritto - si è raddrizzato da solo, ritiene Klingsor - e punta simbolicamente alle stelle. Un’attribuzione di significato a un passo dalla dispercezione, diventa per Klingsor assunto mistico: anche la materia inerte possiede una vita, ritrarre nature morte per coglierne l’essenza, sarà di lì in avanti lo scopo della sua pittura.
Detta in soldoni è questo il pretesto narrativo di “L’ultimo bicchiere di Klingsor” (Iperborea, 2016) di Torgny Lindgren, un movente paradossale soltanto in apparenza, in quanto tra le pieghe, il romanzo si rivela solido e serissimo. Punto di raccordo di temi divergenti - a cominciare da quelli conducibili al rapporto vita/morte e arte/vita - declinati da Lindgren con una profondità pari soltanto alla leggerezza della narrazione. Con l’autoreferenzialità tipica delle personalità artistiche fiammeggianti (nemmeno la moglie - sua insegnante di disegno - lo comprende appieno), Klingsor percorre la scena artistica secondo una monomania (di lui si parla come “il nuovo Cézanne”) che sfocia nella reiterata produzione di dipinti identici: le stesse tazze, le stesse brocche, le medesime caraffe, sulle stesse tele - una stratificazione di immagini identiche -, nella convinzione ostinata (quasi quanto il bicchiere che punta al cielo stellato) che il futuro appartenga alla radiografia, che solo la radiografia consenta di vedere le cose attraverso, di penetrarne l’essenza.
Come evidenzia Lucio Morawetz nella postfazione al volume:
“Il nuovo romanzo di Torgny Lindgren, come tanti altri della sua produzione, ci fa ridere; è un romanzo comico che però suscita nel lettore la necessità di indagare sui meccanismi che lo fanno ridere, e proprio in questo senso non è un romanzo d’evasione”.
Denso speculatore senza pedanteria (combina ironia e acutezze filosofiche non da poco), Torgny Lindgren dà vita a un personaggio sui generis, ritrattista maniacale e poetico del segreto della vita. La traduzione accurata e ficcante de “L’ultimo bicchiere di Klingsor” è di Carmen Giorgetti Cima.
L'ultimo bicchiere di Klingsor
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