Per amore della verità
- Autore: Torgny Lindgren
- Casa editrice: Iperborea
Esistono libri che hanno la capacità di prenderti dalle prime righe, di sorprenderti, di emozionarti. C’è in essi qualcosa di indescrivibile, di prezioso, di magico che calamita l’attenzione del lettore al punto che egli non vorrebbe più staccarsi da essi. Sono la capacità descrittiva dell’autore, la convergenza di idee e immagini, unite a uno sguardo comune sulla società, sulla vita e sulle persone a coinvolgere a volte ancor prima della trama, per quanto essa sia interessante, ben sviluppata e affascinante.
Per amore della verità dello scrittore svedese Torgny Lindgren (Iperborea, 1997, traduzione: C. Giorgetti Cima) è un libro che non può lasciare indifferente il lettore, come d’altronde tutte le opere di questo autore. Una storia che sa toccare le corde dell’anima attraverso il racconto fatto in prima persona dal protagonista della storia, il corniciaio Theodor Marklund.
Cresciuto in una famiglia di origini umili, ma composta da lavoratori onesti, capaci di raggiungere con pochi mezzi buonissimi livelli culturali e anche da qualche artista, Theodor eredita il suo nome da un famoso fabbricatore di pianoforti, di cui suo nonno era grande appassionato e a sua volta costruttore. La narrazione comincia dapprima con un incontro che cambia la vita del protagonista, quello con un dipinto del famoso pittore svedese, ma originario della Svizzera francofona, Nils von Dardel, il famigerato quadro "La Madonna con il pugnale", che avviene in un’asta in una sala di un piccolo paese sconosciuto di campagna della Svezia centrale, Ryda, dove Theodor vive. La scoperta di un’opera di tale fama e bellezza, oltre che molto rara, che il protagonista riconosce subito, diventa una sorta di ossessione per il giovane poco più che trentenne, il quale desidera immediatamente possederla, al punto da diventare quasi la sua unica ragione di vita. Egli conduce un’esistenza monotona e solitaria: non sposato, senza figli, orfano dei suoi genitori, figlio unico e senza familiari ancora vivi, Theodor si dedica quasi esclusivamente al suo lavoro, quello d’artigiano in una bottega dove ripara e fabbrica cornici di tutti i tipi per scritte, foto e quadri, oltre a vendere quadri di poco valore di artisti locali. Il racconto prosegue con una digressione sul modo in cui Theodor riesce a procurarsi una consistente somma di denaro per presentarsi all’asta, prevista per la tarda mattinata del sabato seguente, per tentare di aggiudicarsi il prezioso quadro. Davvero coinvolgente, affascinante e straordinario il racconto di come un suo bisnonno, Johan Andersson, all’inizio del Novecento e precisamente nel 1903, acquista un cofanetto a un’asta benefica e in esso inizia a mettere i suoi risparmi andando avanti per anni senza mai spenderli, accumulando così una notevole somma di denaro. Di questo suo bisnonno a Theodor vengono tramandate solo le seguenti parole:
"Tutto quello che ci circonda e indubbiamente falso, ma noi siamo sicuramente veri."
Inoltre il bisnonno aveva lasciato incise sul legno del cofanetto in maniera fine ed elegante due frasi in riferimento all’acquisto del medesimo oggetto:
"Comprato all’asta per le riunioni di Raggsjö il 18 novembre 1903 da Johan Andersson.
SIA LODATO IL SIGNORE!"
Theodor non sa cosa l’attende in seguito all’acquisto del quadro, anche se continuamente nel corso del libro egli continua a ripetere di avere la netta sensazione che in quel periodo della sua vita qualcosa di nuovo possa accadere da un momento all’altro. In effetti la sua vita cambia in seguito a questo evento che lo rende famoso e popolare in tutta la Svezia, proprio per l’importanza del quadro del quale è entrato in possesso.
Un’altra donna sconvolge la sua vita, questa volta però in carne e ossa: si tratta di Ingela, figlia della proprietaria del negozio di musica situato proprio di fronte alla sua bottega, la quale diventerà la sua più grande fan, al punto da conservare articoli, foto e interviste pubblicate su giornali, manifesti e pubblicitari e riviste di sua figlia, fino quasi al punto di annullarsi come persona e vivere in funzione del successo di Ingela. Ella cresciuta insieme a Theodor, pur essendo più giovane di lui di circa dieci anni, sceglie il nome Paula per la sua carriera di cantante pop e diventa una celebrità in tutta la nazione con l’aiuto del suo manager, che chiama zio Erland, uomo che aveva avuto una relazione in giovane età con la mamma prima di conoscere il futuro padre di lei. Egli abbandona misteriosamente un giorno sua moglie e la piccola Ingela, costringendo la donna a crescere da sola la bambina, anche se Theodor si offre spontaneamente di fare da fratello maggiore insegnandole così molte cose, ma ritornando un po’ piccolo al tempo stesso anche lui.
Il protagonista entra così in contatto con il mondo degli affari e dello spettacolo, così estranei alla sua concezione della vita e impara molte cose grazie anche agli incontri con molti stravaganti personaggi, alcuni dei quali desiderosi di entrare in possesso del famoso quadro.
Mercificazione, speculazione, manipolazione, astuzia e falsità sono le principali realtà negative legate al mondo dell’arte e dello show business con i quali Theodor suo malgrado si trova ad avere a che fare e, nonostante la sua iniziale inesperienza, la sua generosità e il suo innato amore per la sincerità, riuscira a cavarsela.
"L’arte è spirito e nient’altro. Non ha niente a che fare con il mercato."
Tale frase pronunciata da una sovrintendente alle tasse, ex storica dell’arte che Theodor conosce per problemi fiscali nei quali si trova improvvisamente invischiato a causa della sua improvvisa e considerata sospetta ricchezza, è solo uno dei numerosi esempi di riflessioni a cui l’autore invita i lettori attraverso le parole dei personaggi di questo straordinario romanzo.
Ciò che rende diversa quest’opera dalle altre scritte da quest’autore è il fatto che è ambientata nella contemporaneità, con tutte le problematiche collegate ad essa. In questo romanzo inoltre è presente una collocazione temporale ben precisa rispetto agli altri libri di Torgny Lindgren, dove solitamente viene tralasciata, oltre alla consueta componente geografica assai ben definita. L’originalità della storia va ricercata comunque soprattutto nella capacità di riflettere con lucidità, profondità e sensibilità di sguardo sul tema dell’autenticità e della falsità, partendo dall’arte per allargare il discorso a tutta l’esistenza umana.
I personaggi di Torgny Lindgren sono unici a cominciare dai soprannomi che egli attribuisce ad essi come Gulliver, un commerciante di mobili e altri oggetti d’antiquariato, che il protagonista Theodor Marklund chiama così per la somiglianza con il personaggio dipinto da Nils von Dardel in una sua opera presentata in una mostra a Oslo e il primo che il protagonista Theodor Marklund incontra nella storia. Barbetta, un collezionista d’arte nonché pittore a sua volta, che avrà un ruolo molto importante nel romanzo, cosi soprannominato per il folto pizzetto che porta. Zio Erland, chiamato anche tiratore scelto per la sua precisione con la pistola, il manager di Ingela, in arte Paula, la grande amica di Theodor, uomo ambizioso e manipolatore, che costruisce la carriera della ragazza curando i minimi dettagli di quella che diventa a tutti gli effetti una diva della musica pop, consigliandola anche nel look con il quale la donna deve apparire e organizzando spettacoli e tournee della sua "protetta", ma non preoccupandosi della vera felicità di lei. La storia è caratterizzata da imprevisti, colpi di scena e vicende sorprendenti, sempre sospese tra la drammaticità, l’ironia e l’avventura che appassionano e rendono vivace il racconto fino all’originale finale.
L’autore, attraverso le parole dei suoi personaggi, esprime la sua opinione in merito al tema dell’autenticità e sembra volerci dire che, pur dichiarandosi un amante della verità, proprio come Theodor Marklund, a volte gli esseri umani pur non rinnegando i propri ideali sono costretti a scendere a piccoli compromessi per riuscire a sopravvivere in un mondo corrotto dove la falsità della maggior parte delle persone obbliga anche il più grande idealista a difendersi attraverso scelte protettive per non essere invischiato nella rete della menzogna, pur rimanendo se stesso.
A tal proposito significative sono le parole del protagonista espresse in un passaggio del romanzo:
"L’arte e il denaro sono due mondi separati. Non è colpa dell’arte se esiste un mercato. Ma il denaro più sporco può contaminare un’autentica opera d’arte. L’arte è sempre perfettamente candida e pura.Tutto ciò che è autentico è anche innocente."
Riguardo la passione per l’arte, interessante è anche il punto di vista espresso da un altro personaggio, l’amministratore delegato delle grandi aziende forestali del Norrland, la regione geografica che comprende le contee più settentrionali della Svezia, anch’egli molto interessato al quadro "La Madonna con il pugnale" che afferma:
"Io voglio che l’arte mi sorprenda... un’opera d’arte deve venire come un ladro di notte."
Il discorso che forse tuttavia riassume meglio tutto il senso più profondo della riflessione che l’autore desidera fare attraverso le pagine di quest’opera è quello pronunciato da Barbetta, il collezionista d’arte che afferma rivolgendosi a Theodor:
"Non capisci che tutte le difficolta e le bruttezze del vivere dipendono dalla nostra incapacità di gestire il problema del falso e dell’autentico "grido con una voce che ormai era salita al falsetto. "Solo quando avremo neutralizzato e cancellato tutte le differenze fra vero e falso, solo quando ci saremo creati un’esistenza di definitiva incertezza e dubbio, solo allora potremo vivere felici. Per l’eternità."
Bellissima è anche una citazione del filosofo Pascal sempre fatta da Barbetta:
"Quando si fissa lo sguardo nell’eternità si diventa in qualche modo insicuri. Tutte le convinzioni appaiono improvvisamente inadeguate."
Infine a proposito della scrittura, da ricordare una frase pronunciata dal protagonista dopo una brutta disavventura alla mano:
"Scrivere lo si può fare solo con una materia viva."
Torgny Lindgren non è tuttavia un disilluso, più volte dichiara il suo amore per la vita sia implicitamente che in modo diretto nei suoi romanzi, legato alla sua grande spiritualità e probabilmente alla sua conversione in età matura alla fede cattolica. Egli ci ricorda anche attraverso le pagine di questo romanzo, che il libero arbitrio ci permette di orientare la vita nel modo che più desideriamo attraverso le scelte che compiamo ogni giorno e che sono pochi quindi gli eventi che ci capitano che non dipendono
dalla nostra volonta.
Per amore della verità ,per chi scrive, è probabilmente uno dei libri più belli, se non il migliore, tra quelli letti di Torgny Lindgren,pur essendo tutte le sue opere interessanti e anche emozionanti, per la capacità di descrivere con rara bravura un tema così importante. Quello che sorprende di questo scrittore è il suo rimanere sospeso tra una dimensione di vita reale e una fantastica, ma riuscendo sempre a rimanere attuale in ciò che racconta nei suoi libri, come solo i grandi autori sanno essere.
Per amore della verità (sottotitolo Resoconto del corniciaio Theodor Markud di sua mano - titolo originale dell’opera Till sanningens lov) è stato pubblicato in Svezia nel 1991 e in Italia dalla casa editrice Iperborea, come quasi tutte le opere di Torgny Lindgren disponibili in lingua italiana, nel 1997 con la traduzione e l’introduzione di Carmen Giorgetti Cima, che si conferma bravissima per la sua padronanza della lingua svedese e l’ottima conoscenza degli autori dei quali si occupa.
Torgny Lingren è nato nella piccola località di Raggsjö nei pressi del comune di Norsjö nella contea del Västerbotten, la seconda più settentrionale della Svezia, il 16 giugno del 1938 ed è morto in seguito a una malattia il 16 marzo del 2017.
Il suo rapporto con la morte è stato particolare e in un’intervista realizzata sul quotidiano svedese Expressen dalla giornalista Cecilia Hagen l’11 maggio 2014, ha dichiarato di amare il suo lavoro, ma di non sentirsi intelligente e ha elogiato i calciatori capaci a suo parere di fare cose eccezionali che nessuno può realizzare nella letteratura. Davvero un uomo singolare, non c’e che dire. In riferimento a una domanda sulla morte ha detto invece di pensarci con più frequenza rispetto a quando era giovane, ma di non averne paura, anzi, e, dando una dimostrazione della sua straordinaria capacità di ironizzare su di essa, ha dichiarato:
"La saluto con la mano sinistra."
Chi scrive lo ricorda con sincero, grande e vivo affetto perché in un’epoca dove tutte le persone sono sempre affaccendate e prese dalle numerose occupazioni quotidiane senza mai trovare del tempo da dedicare agli altri, anche solo per una semplice risposta a un messaggio o a una lettera, un uomo membro dell’Accademia Reale di Svezia, quella che tra i vari compiti che le spettano ha anche quello ogni anno dell’assegnazione dei Premi Nobel, ha trovato del tempo da dedicare con educazione, rispetto e autentica gratitudine, a un italiano del quale ignorava l’esistenza, donandogli il privilegio di ricevere una sua risposta.
I grandi uomini si vedono anche nei piccoli pensieri, gesti e parole.
Per amore della verità
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