Divieto d’Orvieto. Diario minimo di un’infanzia contadina. 1944-1948
- Autore: Pino Coscetta
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Il tre marzo 1944 gli americani bombardarono Roma, colpendo i quartieri Tiburtino, Prenestino e Ostiense, dove erano presenti delle fabbriche impegnate nella produzione bellica. Non era la prima volta che accadeva e non sarebbe stata, purtroppo, l’ultima, ma in quella circostanza morirono 120 dipendenti della ditta Fiorentini, specializzata nella produzione di scavatori, perché crollò il rifugio antiaereo che ospitava i dipendenti.
Non molto lontano dallo stabilimento, nei paraggi della via Tiburtina, una bomba cadde vicino a un altro rifugio, ostruendo l’ingresso della grotta situata in via Luigi Lodi. Gli occupanti furono più fortunati, perché utilizzando le sole mani riuscirono ad aprirsi un varco dal quale uscire una volta terminato il bombardamento.
I danni furono così gravi (il bombardamento fece in tutto 186 vittime) che Maria decise di lasciare Roma per raggiungere i parenti a Orvieto, portando con sé il figlio, Pino Coscetta, ingrossando così le file degli sfollati, i quali trovarono rifugio nella città umbra e nelle campagne circostanti.
E così, Pino all’età di quattro anni lasciò una grande città per andare a vivere in un casale della campagna orvietana, in contrada Cottano, dove scoprì un mondo molto diverso da quello che aveva lasciato: niente più palazzi, vie asfaltate, ma strade sconnesse, campi, tanti alberi e molti, moltissimi animali, gran parte dei quali a lui sconosciuti.
Un radicale cambio di vita e di abitudini, perché passerà dai ritmi veloci e quotidiani della Capitale a quelli più lenti, scanditi dai cicli della natura, della civiltà contadina, che suddivideva il tempo in base alle stagioni e alle attività legate a tali periodi.
Ritmi, ma anche usi, costumi e un dialetto profondamente diverso da quello che aveva lasciato. A titolo informativo “l’orvietano”, una varietà del dialetto umbro più vicino al viterbese che al perugino, utilizza la vocale “e” anche nei plurali maschili.
Una vita molto più spartana di quella condotta in città, dove non esistevano differenze d’età, perché tutti contribuivano a dare una mano nelle attività quotidiane, a casa come nei campi, con la sola eccezione del viaggio al mercato delle Erbe di Orvieto, perché lui, come i suoi cugini, erano “troppo (pic)cine” per vedere la splendida città umbra.
Un’esistenza sicuramente dura, ma non priva di momenti piacevoli e conviviali, feste religiose e laiche, condivisi da una comunità dove ci si conosceva tutti e ci si aiutata, ma, soprattutto, dove quasi tutto si faceva in casa oppure ci si rivolgeva al vicino. Poche cose si compravano nei negozi del circondario, altre, invece, dai commercianti itineranti, alcuni dei quali si spostavano a piedi, portando in spalla le loro mercanzie.
Ovviamente gli elettrodomestici erano sconosciuti e al posto della televisione, che non aveva ancora fatto il suo ingresso nelle case (sarebbe arrivata solo nel 1954), c’era il focolare dove riunirsi per parlare e raccontare storie e favole.
Un cambio radicale di esistenza che terminerà soltanto nel 1948, quando Pino ritornerà a Roma, dopo aver frequentato la scuola rurale del Fossatello, scuola elementare e insieme una scuola di vita, quella della cultura contadina, che lo formerà e lo accompagnerà per tutta la vita, lo farà diventare scrittore e giornalista, che concluderà la sua carriera come Redattore capo centrale al "Messaggero".
Scritto in modo molto accurato, scorrevole e accattivante, Divieto d’Orvieto rappresenta un più che doveroso omaggio a un mondo scomparso, una fedele testimonianza della dura vita condotta nelle campagne dell’orvietano nel dopoguerra, raccontata con la spensieratezza di un bambino, ma rappresenta anche la dimostrazione che per essere sereni basta poco: basta avere lo spirito adatto, nonostante a volte ci si trovi a vivere in epoche difficili. Una lezione valida ieri come oggi.
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Consigliato a chi vuole conoscere il mondo contadino umbro della prima metà del XX secolo.
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