Domani andrà meglio di Betty Smith

Neri Pozza riedita “Domani andrà meglio” (2019, titolo originale “Tomorrow will be better” traduzione di Antonella Pietribiasi) di Betty Smith, pseudonimo di Elisabeth Lillian Wehner (Brooklyn, 15 dicembre 1896 – Shelton, 17 gennaio 1972), pubblicato per la prima volta dalla scrittrice statunitense nel 1947.

Margy aveva lasciato la scuola a sedici anni, dopo aver frequentato due anni di superiori. Voleva trovare un lavoro per poter essere indipendente e avere un po’ di soldi per sé, ansiosa di farsi la propria vita.

La diciannovenne Margy Shannon viveva nel quartiere newyorkese di Brooklyn e lavorava come lettrice della corrispondenza presso la Società di Spedizioni Thomson-Jonson, che aveva gli uffici e i magazzini vicino ai docks di Brooklyn, a un’ora di tram dalla sua abitazione. La ragazza percepiva dodici dollari la settimana e, come suo padre, ogni sabato pomeriggio metteva nella mano tesa della madre la busta paga. Era quella la legge non scritta che vigeva nel quartiere di Brooklyn: un marito degno di questo nome o un bravo figlio portavano a casa la busta dello stipendio settimanale ancora chiusa. La madre Flo concedeva alla figlia due dollari con i quali Margy si comperava il pranzo e pagava il tram e quel poco che rimaneva poteva servire per la gita domenicale a Canarsie d’estate o per una tazza di cioccolata calda con la panna sopra e due crackers sul piattino.
Quella di Margy era una esistenza condotta come tante sue coetanee che aspettavano di trovare marito per sposarsi e mettere su famiglia. La madre di Margy, Flo, bisbetica perché frustrata riteneva che:

avrei meritato qualcosa più di Henny e di un appartamentino in Maujer Street.

Invece, il signor Shannon si chiedeva cosa spingesse la consorte a lamentarsi sempre, a sentire la necessità di brontolare e inalberarsi, di contraddire e di avere l’ultima parola. Il matrimonio poco riuscito dei genitori non avrebbe impedito alla ragazza di sposarsi senza troppo trasporto, “certo, non provo quel palpito di cui si parla nei romanzi”, con il poco espansivo, ma gran lavoratore, il ventunenne Frankie Malone, impiegato come commesso presso una piccola società di Wall Street.

Betty Smith, nata e cresciuta a Brooklyn da genitori figli di immigrati tedeschi, autrice del romanzo capolavoro “Un albero cresce a Brooklyn” (1943), in queste pagine molto ben scritte torna ai temi a lei congeniali come la lotta quotidiana per la sopravvivenza e la difficile condizione della donna in cerca di autodeterminazione. In un quartiere in cui vive una dolente umanità si muove la coraggiosa Margy, la quale non si rassegna e crede ancora che il giorno seguente possa portare qualcosa di buono.

Dopotutto, pensava, io ho un’intera vita davanti a me.