Don Ruspa. Vita straordinaria del prete Formula 1 di Cesare De Agostini

Protagonista del libro “Don Ruspa. Vita straordinaria del prete Formula 1” (Nada, 2015) di Cesare De Agostini è Don Sergio Mantovani, meglio noto come Don Ruspa, o Don, come tutti lo chiamano.
No, non faceva il muratore, prima di diventare sacerdote.
L’appellativo viene da un fatto che ha avuto, all’epoca, un’eco di risonanza mondiale, nella sua parrocchia vi era una chiesa che stava letteralmente cadendo a pezzi ed era, oltretutto, ritrovo comune di drogati e delinquenti. Restaurarla? Certo, ma con quali soldi? All’epoca (anni 80) si parlava di quasi un miliardo di lire, e i poveri onesti morivano di fame.
Don Sergio chiamò l’impresa di demolizione e buttò giù la chiesetta, lasciando soltanto il campanile, fu accusato e processato e, alla fine, assolto; lo so sembra una bella favola da raccontare ai nipoti, invece è tutto vero.
Ora, al posto della chiesetta, vi è la “Casa della Gioia e del Sole”, un ricovero per chi è meno fortunato, lo stesso ricovero che ha ospitato, negli ultimi anni di vita, il grande pilota Villoresi; sì, perché Don Sergio è anche il Cappellano della Formula 1, da tempo immemore.
Nel libro ci saranno numerose fotografie che lo immortalano con i più grandi: Fangio, Senna, Schumacher, Alboreto, Lauda, e poi i primi anni di sacerdozio, il rapimento di Giulio De Angelis, padre del famoso pilota Elio, e la voglia di Don Sergio di fare qualcosa, di non restare con le mani in mano; si offrì come ostaggio e vide i banditi, parlò con loro, fu minacciato da loro.
L’incontro con il Drake, la vita vissuta con il piede sull’acceleratore e, la sua vittoria più grande, quella contro un tumore che non riesce a vincere contro una volontà e una fede incrollabili.

Leggere un libro che parla di vita vera è sempre un piacere, leggerlo quando, anni fa, lo stesso Don Sergio me le aveva narrate, è un piacere infinito.
Don Sergio è ciò che è narrato nel libro e anche di più, è un Don Camillo dei giorni nostri, è un uomo che prima fa, e poi dice, memorabile il suo aneddoto con Monsignor Abele Conigli.
Lo stava accompagnando a Sansepolcro per la nomina a vescovo di quest’ultimo e, naturalmente, guidava il “Don”, che ha sempre avuto un piede piuttosto pesante e, quel giorno, alla guida di una Maserati 3500 GT, non era certo un’eccezione, anzi.

“Don Sergio, ti prego, cerca di non farmi andare nel sepolcro prima di arrivare a Sansepolcro!”

Una frase che riassume tutto, la vita e la determinazione del Don che, non era un prete “da passeggio”, un libro da leggere oggi e da rileggere domani a chi ci vuole bene, la storia di un uomo che non ha bisogno di aggettivi.
È un uomo, appunto.