E se brucia anche il cielo
- Autore: Davide Rondoni
- Genere: Avventura
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Frassinelli
- Anno di pubblicazione: 2015
Il romanzo di Francesco Baracca
Due cose lo incantavano, volare in alto e le ragazze, come ogni romagnolo, ma prima di apparire nel romanzo (“E se brucia anche il cielo” (Frassinelli, 2015, 224 pagine 15 euro), Francesco Baracca non era mai sceso dal monumento, che in piazza a Lugo lo rappresenta pesante, goffo, sgraziato. Finalmente il suo conterraneo Davide Rondoni si sofferma sulla vita privata dell’aeronauta per eccellenza, disegnando un ritratto autentico e diverso. Non solo un eroe, prima un ragazzo.
Il poeta forlivese, qui ancora una volta ottimo narratore, riporta sulla terra quello che finora è stato presentato come un mito bellico, strappato alla realtà di giovane uomo e trasformato in un semidio dalla roboante propaganda fascista. Infatti, proprio nella statua senza grazia dedicatagli in epoca littoria nella città natale, lo hanno reso tarchiato, brevilineo, per farlo aderire all’immagine di un altro romagnolo decisivo per i destini della Patria, Mussolini. A mamma Paolina quella statua tonda e volgare non andava a genio, lei che usciva con tutte le decorazioni del figlio sul petto delle vesti a lutto. Era alto, longilineo, con due baffetti neri, sembrava un attore americano.
Certo, nei capitoli di Rondoni c’è anche il Baracca dell’iconografia: il Cavallino nero rampante sulla carlinga, il bastone leggero da passeggio, la figura elegante accanto ai suoi aerei preferiti. Prevale senz’altro, però, il ragazzo e il figlio, il Francesco più autentico, l’adolescente e poi l’ufficiale dei sentimenti appassionati, delle lettere affettuose, degli amori giovanili.
Nel romanzo, un ricercatore universitario, Maurizio Colombi, raggiunge Lugo per approfondire notizie sui lati meno conosciuti del pilota leggendario e si appassiona talmente alla figura inedita del Baracca vero che comincia a intravedere, da trascurare la giovane compagna, in viaggio con lui.
Maurizio incontra idealmente Francesco, anzi, Cecchino, come lo chiamavano in casa. Da quindicenne, non vedeva che le rondini (da grande sarò così) e le bele burdele, le ragazze. Per tante è stato perfetto cavaliere, nella sua impeccabile divisa, per la francese Fanny, ad esempio, e per l’inglese Ethel, lui che di prima nomina era andato in Cavalleria, sottotenente del Reggimento Piemonte Reale. E poi su, cavaliere dell’aria, nella nuovissima arma aerea.
Il primo volo dei fratelli Wright - nemmeno un minuto in aria sulla spiaggia - era stato completato nel 1908 e già nel 1915 veniva istituita l’Aviazione italiana. Francesco era nato per volare:
l’Aeronautica progredisce immensamente e avrà un avvenire strepitoso
scriveva al padre da Reims, dove seguiva un corso di volo militare presso l’alleato francese.
In guerra per scelta, in piena coscienza, a compiere anche l’inevitabile, sia pure a malincuore: uccidere. E cadere, questo era in conto. Ma non morirò bruciato, dice il Baracca del romanzo, impressionato dalla scelta degli aviatori che vedeva gettarsi dai velivoli incendiati. Un salto nel vuoto, andare giù piuttosto che farsi divorare dalle fiamme. Volavano senza paracadute e senza una calotta, all’aperto, con le nuvole in faccia e il gelo che ghiacciava le mani. Soldati dell’aria, ma soprattutto giovani, poco più che ragazzi.
Non aveva ancora trent’anni quando è caduto sull’altopiano del Montello, il 18 giugno 1918, con all’attivo trentaquattro vittorie aeree. Un giorno il suo attendente gli aveva mostrato il foglio mastro dove segnava gli abbattimenti. La pagina arrivava solo al rigo 34. Un presagio?
Che differenza lassù.
È impressionante, nella quiete dell’aria, vedere la lotta furiosa che avviene sotto di noi
annota nel diario. E che rabbia infliggere dolore. Il collega Riccio trova una fede e una foto di donna nelle tasche di un nemico abbattuto ed urla che un pilota non dovrebbe mai sposarsi, è sposato solo all’aereo, alla guerra e alla morte.
Nel cielo rosato di un fine pomeriggio di giugno, due Spad decollano verso le trincee intorno all’Abbazia di Nervesa, dove la battaglia è un roseto spinoso di fuochi e mitraglie. Francesco si getta in quel rovo. Gli hanno ordinato di colpire le truppe nemiche a terra. È follia, ma ubbidisce.
Baracca davanti, Osnago dietro. Poi d’improvviso solo Osnago, il frastuono e il cielo in fiamme.
E se brucia anche il cielo. Il romanzo di Francesco Baracca. L'amore la guerra
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