Eden di Alessandro Cortese

Il mito di Eden fa da sottofondo inquieto nel romanzo d’esordio di Alessandro Cortese: l’eterna lotta tra Bene e Male si tinge di interrogativi assoluti, spiazzando però il lettore con un originale punto di vista che rovescia interamente il senso dell’abitudine.

Che la trama non sia affatto scontata lo si comprende fin dalle prime pagine. Eden cattura subito l’attenzione, fin dal particolare carattere scelto nell’edizione: il tributo gutenberghiano - non completamente condiviso dal lettore moderno, abituato alla netiquette ed al susseguente senso di urlato - inizialmente distrae dallo sforzo di dipanare ombre e luci di un intrigo dal sapore antico e mai completamente risolto.
Ma lo smarrimento lascia ben presto spazio alle immagini ed agli interrogativi del romanzo, che trova ampi spunti letterari: thriller, epica, noir francese, romanzo religioso e ritmo televisivo si mescolano in modo coerente ed incalzano di pagina in pagina.
Le maschere di porcellana bianca, impedendo di comprendere espressioni ed intimità degli attori, rappresentano un espediente riuscito per lo scorrere rapido dei capitoli, per le battute assolute, per il veloce dipanarsi di fatti ed interpretazioni inconsuete, che spesso suscitano curiosità e senso di sorpresa.
D’altro canto anche la psicologia di Lucifero, tratteggiata con i fatti e con le intenzioni senza rischiare un esame di caratterizzazione particolarmente complesso, porta comunque ad indentificarsi con il personaggio principale: le sue domande e la sua ostinata ricerca di Giustizia e Libertà danno nuova forza alle domande di senso che ognuno porta con sè.

L’autore presenta una chiave di volta inedita e assolutamente realistica per cercare le motivazioni che, da sempre, muovono l’umanità. Così è facile trovarsi a pensare che la storia davvero potrebbe essersi svolta in questo modo, di chiedersi perchè nessuno ci avesse ancora pensato.
La semplicità con cui tutto questo viene esposto, a conclusione, permettono di rischiare un "ottimo" di fronte a questo primo lavoro dell’autore di origine siciliana.

Recensione di Claudia Ambrosini