

Fabrizio De André. E il mio cuore le restò sulla bocca
- Autore: Tommaso Gurrieri
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Clichy
- Anno di pubblicazione: 2018
Scrivere di Fabrizio De André evitando i luoghi comuni: è questa la sola sfida possibile per chi scrive di canzone d’autore. Quella del “cantore degli ultimi” è, per esempio, una locuzione-scorciatoia che mi è venuta a noia. Tra volumi autorizzati e altri di svariata estrazione, la bibliografia deandreiana costituisce qualcosa di corposo e di ancora in progress: ritengo che la prospettiva di analisi possa dettare la differenza tra il già detto e il non (ancora) detto. L’ottica scelta da Tommaso Gurrieri per il suo “Fabrizio De Andrè. Il mio cuore le restò sulle labbra” (Edizioni Clichy, 2018), se da un lato si adegua al format della collana Sorbonne a cui il volumetto appartiene, dall’altro lo trascende in proprio per la domanda-chiave da cui muove il lavoro. Viene espressa dal curatore tra le pagine 51 e 52 del libro, ed è questa:
Vorrei semplicemente cercare di capire perché un uomo così fuori dagli schemi, assolutamente inconciliabile con qualsiasi istituzione, con qualsiasi regola, con qualsiasi aspettativa normale, anarchico nell’intimo di se stesso ancor prima che politicamente, abbia potuto essere così presente e in modo così determinante nella vita di così tante persone, oltre che nella mia.
Apprezzo il movente dell’indagine: si tratta insomma di rintracciare il quid che rende il discorso di Faber universale-trasversale, prescindendo dal credo politico (e/o musicale) di chi ascolta e manda a memoria. Tanta popolarità discende forse dalla coincidenza del discorso cantautorale e la vita di De Andrè? Oppure dall’impronta suggestionante della voce? È forse dovuto alla poeticità intrinseca ai versi che ha scritto e cantato? Leggete a cosa approda l’originale disamina di Tommaso Gurrieri, a pagina 65:
E allora torniamo alla domanda da cui siamo partiti: come ha potuto Fabrizio De Andrè entrare così profondamente nella vita di alcune persone, come è entrato nella mia? Sono convinto che una possibile risposta stia in quello che ho appena detto: la sua pietà, e quindi la sua umanità. La sua connaturata incapacità di giudicare e mettersi sopra, scegliendo invece di stare sempre accanto. Questo ‘accanto’ è la chiave di tutto. Fabrizio De Andrè è stato accanto agli esseri umani, sempre.
L’intuizione è convincente. Seguono una quarantina di pagine di pensieri e parole (e qualche bella foto) di Fabrizio De Andrè. Chiudo con quelle da Giugno 73. Quasi un manifesto poetico:
E tu aspetta un amore più fidato/ il tuo accendino sai io l’ho già regalato/ e lo stesso quei due peli di elefante/ mi fermavano il sangue li ho dati a un passante/ Poi il resto viene sempre da sé/ i tuoi “Aiuto” saranno ancora salvati/ io mi dico è stato meglio lasciarci/ che non esserci mai incontrati.
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