Fantaenciclopedìa. «Il fantastico in letteratura»
- Autore: Adan Zzywwurath
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Adan Zzywwurath è già di suo un nome fantastico; il nome de plume più ostico in cui mi sia imbattuto, giuro. Come tutti gli pseudonimi nasconde l’identità di uno scrittore in carne e ossa: si chiama Franco Porcarelli, ha pubblicato sin qui romanzi e racconti ed è stato a lungo produttore e giornalista RAI. Tutto questo prima di alzare ulteriormente il tiro e impelagarsi nella stesura di una “Fantaenciclopedia” dai connotati sisifici: (Manifestolibri, 2018): 1331 pagine e un labirinto di intrecci e di rimandi che da solo copre la distanza da qui all’isola-che-non-c’è (tanto per rimanere in tema di fantastico). Un’opera in due tomi dai contenuti amplissimi e frastagliati: qualcosa di non-riassumibile, qualcosa che si sottrae ai canoni della saggistica convenzionali, per capirci. Con moventi ideologici decisamente antitetici, facciamo che in principio è stata l’Encyclopedie diderotiana e poi la Fantaenciclopedia di Adan Zzywwurath. Il sottotitolo dell’opera può venirci in soccorso, ma fino a un certo punto: “Il Fantastico in Letteratura”, recita infatti per amor di brevità, ma al fantastico letterario in chiave teorica si approda soltanto nella (pur) corposa appendice. La “Fantaenciclopedia” redatta da Adan Zzywwurath è, in altre parole, un compendio di casi e cose insolite. Un compendio-fiume di tutto il pensato – e dunque di tutto l’esistente underground – fissato dal grandangolo del fantastico. Un dizionario trasversale, ossimorico, acutissimo e (auto)ironico, dotto e anti-cattedratico, sconvolgente e coinvolgente, potenzialmente infinito. Per quello che vale, proviamo a tracciarne almeno un confine, a partire dall’accezione di "Fantastico" fissata dall’autore. A pagina 1055 (sic!) dell’enciclopedia si legge quanto segue:
(…) il “Fantastico” non è un “genere” confinato nell’Arte e nella Letteratura, e neppure una tonalità dell’Anima, sognatrice, incline alla malinconia. Né tanto meno la licenza, quasi una vacanza, che si concede la Ragione d’esplorare un mondo immaginario. Detto in termini – fin troppo – semplici: il “Fantastico” è un modalità d’organizzazione del Pensiero, i cui fondamenti sono in tutti noi. Il “Fantastico” è, precisamente, un metro di Giudizio e una funzione “Critica” del pensiero, la stessa che ci consente di “figurarci” quel che non c’è, o non c’è ancora, perfino aldilà e contro l’esperienza. Una Facoltà che ci permette di immaginare il Nuovo – costringendoci, dunque, a misurarci con l’impossibile come se fosse possibile. Perciò il Fantastico va costantemente in cerca dell’Inusuale. Dell’ “Insolito” (…), dell’Inatteso e del “Sorprendente” – tutte “parole chiave” che ci aiutano a comprenderne l’essenza.
Azzardando una sommessa parafrasi (una parafrasi minuscola fra le Maiuscole di cui abbonda la prosa muscolare di Zzywwurath), il "fantastico" abiterebbe allora nel nostro dna percettivo come sorta di traduzione ulteriore del reale. A un occhio aduso alle sottigliezze, il fantastico (l’insolito, l’inatteso, il sorprendente) può rivelarsi ovunque, persino sottotraccia ai motti di spirito, come apprenderemo qualche pagina più avanti. Da questa visione olistica del non acclarato, discende l’excursus fantaenciclopedico dell’autore, un excursus declinato per lemmi alfabetici che prescindono e/o tracimano dalla letteratura in sé, attraverso dissertazioni su Adamo & Eva, Dio & diavolo, profezie & premonizioni, vita dopo la vita, amor fou, bestiari fantastici, fantasmi (noblesse oblige), Davidi v/s Golia, sogni, torture & esecuzioni capitali. Nulla sfugge insomma all’obiettivo stupefacente di Adan Zzywwurath e il bello è che ogni inquadratura si presta a un richiamo e/o a una visione possibile, ad aneddoti (sottaciuti dalla Storia ufficiale, che d’altro canto è storia del reale) poggianti sulla filosofia come sulla cultura trash, su Edgar Allan Poe come su Nostradamus, sui “cani parlanti” come su macchine le più improbabili, come la macchina della prova dell’esistenza di Dio (pag. 201), o le macchine azionate dai fantasmi del “Capitale” Spiritico, (pag. 209) - e sissignori il riferimento è proprio a Marx e rende l’idea del taglio sui generis dell’intero lavoro. È implicito che due volumi tanto corposi e di impronta altrettanto sfaccettata non si leggono in una sera. Due volumi così si apprezzano cum grano salis, col tempo e nel tempo, a seconda degli interessi o della propria propensione alla sospensione dell’incredulità. La “Fantaenciclopedia” curata da Adan Zzywwurath va assaporata allora a piccole dosi, al bisogno, attirati dalla mera curiosità, dal fascino sottile del perturbante, o della caratura anticonvenzionale di un’opera a dir poco poderosa.
Fantaenciclopedìa: Il Fantastico in Letteratura
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